Il premio Nobel Giorgio Parisi: «Lula è avanti per l’Et ma mancano i servizi»
Secondo il fisico romano l’isola sarebbe in vantaggio per l'Einstein Telescope: «Sos Enattos ha il 60, forse il 70% delle possibilità»
Nuoro Lula in pole position. Il traguardo è a portata di mano, sempre più vicino. Il grande sogno può diventare realtà. Le carte sul tavolo sono quelle vincenti. Il gioco si fa davvero interessante: le possibilità che Sos Enattos possano sbaragliare la concorrenza nella corsa internazionale all’Einstein telescope salgono di quota. Ora come ora «sono pari al 60, anche al 70 per cento, diciamo» sottolinea il Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Voce vellutata, profonda e gentile, il professore ribadisce ancora una volta che «Lula resta il posto ideale per realizzare il progetto». L’Et, appunto, uno strumento per captare e misurare le onde gravitazionali in fase di studio da parte di vari enti scientifici dell’Unione europea. Un rivelatore supertecnologico che potrebbe essere realizzato anche “in condominio”, parte in Olanda, parte nelle miniere di Lula.
«Dal punto di vista scientifico, questa sarebbe la soluzione migliore – assicura Parisi –. Sarebbe anche la soluzione più ragionevole».
Presidente del Comitato tecnico scientifico che supporta la candidatura italiana per la realizzazione dell’opera a Lula, Giorgio Parisi è sbarcato a Nuoro («per la prima volta» dice, sorridendo), ospite d’onore e vincitore della “Saggistica” della 16esima edizione del Premio letterario nazionale “Grazia Deledda” (ieri sera nell’auditorium “Lilliu” del Museo del costume dell’Isre).
Giorgio Parisi a Nuoro per Grazia Deledda. Il Premio Nobel per la Fisica in Barbagia per onorare la scrittrice sarda Premio Nobel per la Letteratura.
«Certo» risponde subito con orgoglio. «Grazia Deledda è stata una scrittrice impressionante e fondamentale, ha avuto il pregio di far conoscere le storie meravigliose di quest’isola a tutto il mondo. È per questo motivo che le hanno dato questo bellissimo Premio Nobel... ».
L’unica donna italiana a riceverlo, finora, nel campo delle Lettere...
«Eh sì... » sgrana gli occhi.
Lei quando ha scoperto Grazia Deledda?
«Quand’ero al liceo. L’ho conosciuta dai brani tratti dai suoi libri che erano contenuti nell’antologia di letteratura. Poi, piano piano sono andato sempre più a fondo».
Grazia Deledda, da buona barbaricina, è stata una donna molto determinata. È riuscita a coronare il sogno di una vita. Riusciranno Lula, la Sardegna, l’Italia a coronare il sogno dell’Einstein telescope?
«Spero proprio di sì, me lo auguro. È chiaro che non bisogna vendere la pelle dell’orso prima di averlo catturato. Sono comunque abbastanza ottimista. Se mi chiedesse quante sono le probabilità di avere l’Einstein telescope qui a Sos Enattos, direi il 60, anche il 70 per cento. Poi è chiaro che le cose possono anche andar male, ma sono abbastanza ottimista» ribadisce.
Quindi la candidatura di Lula è messa bene, in questo momento?
«Sì, sì. Il fatto è questo: dal punto di vista scientifico non c’è paragone, il sito di Lula è infinitamente meglio di quello dell’Olanda. Quindi se nella scelta prevale l’impresa scientifica, la razionalità scientifica, certamente l’Einstein telescope verrà realizzato qui, in questo territorio. È vero anche che possono essere presi in considerazioni altri fattori, per esempio che l’Olanda è vicina alla Germania, che è vicina al Belgio... alla fine, però, penso che l’Einstein telescope verrà realizzato qui a Lula».
Sarà necessario un grosso impegno per convincere l’Europa più a livello politico che scientifico, quindi?
«Beh, la posta si gioca su due piani. Da un lato c’è l’analisi scientifica, fondamentale per fare paragoni precisi fra quello che si vuole vedere in un posto e quello che si vuole vedere nell’altro. Analisi che non sono state ancora definite, perché in tutti e due i siti bisogna scavare nella terra per vedere esattamente cosa c’è sotto. Dall’altro lato sono necessari gli accordi, diciamo, fra la politica e la ricerca con i vari Paesi».
La comunità locale, qui a Nuoro, a Lula e dintorni, cosa può fare per spingere sul progetto Et?
«Adesso le scelte avvengono su un altro livello, perciò non so quale possa essere l’impegno della comunità locale. Non so neanche, perché non ho potuto seguirli da vicino, a che punto siano e come stanno andando avanti i piani per le opere di contorno. Il punto è questo. È chiaro, però, che a parte tutti coloro che dovranno materialmente costruire il tunnel, una volta che l’Einstein telescope sarà realizzato, qui verranno perlomeno circa mille persone che lavoreranno a rotazione e quindi bisogna fare in modo che questo territorio abbia le infrastrutture e tutta una serie di servizi, tipo le scuole internazionali per i figli dei ricercatori. Ecco: queste erano cose che si sarebbero dovute fare, ma non so come stiano andando, come stiano procedendo».
Lei lo ha sottolineato in diverse occasioni: non solo strade, ma anche servizi come teatri, cinema...
«Certo, sono importanti. Anche le sale da ballo, perché no? Anche un Museo della scienza. L’Einstein è un’occasione per costruire un’attrazione turistica. Ovviamente è chiaro che non si possono portare le persone sotto terra, anche perché lì non ci devono essere vibrazioni. Ma una visita alle sale di controllo e a un Museo scientifico si potrebbero fare, perché no? L’Infn, l’Istituto nazionale di Fisica nucleare, si è attivato anche in questo senso, era nei piani, insieme alla Regione Sardegna e alla comunità locale. Spero tutto proceda, che il piano stia andando avanti. È importante».
Da più parti, ormai, si prospetta anche la possibilità che l’Et possa essere realizzato in due tronconi, una parte in Olanda e una parte a Sos Enattos a Lula...
«Dal punto di vista scientifico, questa forse è la soluzione migliore, oltre che ragionevole. Costa globalmente un po’ più cara, solo gli scavi in tutti e due i posti sarebbero più piccoli, i due strumenti sarebbero relativamente più facili da costruire e l’altro vantaggio è che se qualcuno fa un rumore vicino a uno, non lo fa vicino all’altro. Se tutti e due sentono una vibrazione, non è certamente di origine antropica ma è di origine spaziale. L’Italia è disponibile ad andare in questa direzione. È necessario che se ne convinca anche la comunità scientifica. La soluzione spaccata a metà, quella delle cosiddette “due L” prevede una struttura uguale, ma in scala molto più grande, dell’antenna gravitazionale “Virgo” di Cascina, in provincia di Pisa. L’Et a Lula, visto l’ambiente ideale, avrebbe una sensibilità cento volte superiore a quella di “Virgo”».
© RIPRODUZIONE RISERVATA