La Nuova Sardegna

Sanità

“Gettonisti” negli ospedali: «La Lombardia ci ha già provato ma i prezzi li fa il mercato»

di Luigi Soriga
“Gettonisti” negli ospedali: «La Lombardia ci ha già provato ma i prezzi li fa il mercato»

Parla Alberto Becciu, anestesista: «I contratti restano da cento euro»

02 dicembre 2024
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Sassari I “gettonisti” sono una toppa di lusso: medici e infermieri chiamati a colmare i buchi sempre più grandi di un sistema sanitario pubblico svuotato di risorse e personale. Ma anche pagati a caro prezzo: dai 100 ai 120 euro l’ora.

Le linee guida del ministro della Salute Schillaci, assomigliano a un tentativo di tamponare l’emorragia di soldi per le Asl. Ma il provvedimento dovrà sempre fare i conti con legge della domanda e dell’offerta, che lascia pochi margini di manovra: «Sul mercato non ci sono medici di emergenza-urgenza e mancano anestesisti – spiega Alberto Becciu, algherese, 50 anni, anestesista e imprenditore della sanità a gettone – in Lombardia, dove lavoro, ci aveva già provato l’assessore al Welfare Guido Bertolaso a bypassare le coop e a tagliare i compensi dei medici in affitto. Il risultato è stato che per un certo periodo le sale operatorie si sono svuotate. I bandi da 80 euro l’ora sono rimasti deserti. Gli anestesisti sono tornati in servizio solo quando i compensi si sono riallineati ai 100 euro che erano garantiti in precedenza dalle coop».

In più la situazione organizzativa rischia di complicarsi: «I primari dei reparti in sofferenza devono reclutare direttamente il personale esterno e occuparsi dei contratti, senza il filtro delle coop. Ma al medico arruolato, in tasca, arrivano sempre 100 euro. La differenza è che prima la cooperativa garantiva la copertura di tutti i turni, anche a Natale. Ora per il primario sarà più difficile riempire ogni casella del calendario, soprattutto quelle festive».

Bertolaso non aveva usato mezzi termini contro i gettonisti: «Sono la vergogna della sanità pubblica. Questi medici, in dieci giorni, si fanno 15mila euro e poi vanno in vacanza alle Maldive. Intanto, i loro colleghi si spezzano la schiena per stipendi ridicoli». Però la legge di mercato dice che il giro di vite non sarà così automatico: «Prendiamo l’esempio che mi riguarda – prosegue Alberto Becciu – quello degli anestesisti. Un mestiere duro, prima la laurea e poi 5 anni di specializzazione obbligatoria (solo noi e i radiologi), pochi iscritti alle scuole, che magari frequentano il primo anno per poi sterzare verso branche più remunerative, come chirurgia plastica e dermatologia. L’anestesista è un lavoro alienante che non concede vie di fuga nel privato. Non si aprono ambulatori, non si fanno consulenze. Si sta in ospedale, inghiottiti dalle sale operatorie. Per molti giovani medici, è un percorso senza attrattiva, ed è per questo che la carenza di specialisti ormai è incolmabile».

Quindi i gettonisti restano un insostituibile pezzo del puzzle e non è detto che le nuove linee guida possano limitarne l’impiego e i guadagni. «Noi abbiamo stipulato un contratto con un ospedale pubblico – conclude Alberto Becciu – non siamo dei veri e propri gettonisti, ma abbiamo comunque mantenuto le tariffe di 100 euro l’ora. La sanità con le proprie forze non è in grado far funzionare le sale operatorie e i pronto soccorso. Per ora non può fare a meno dei medici esterni». E difficilmente potrà dettare i costi a tavolino.

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