La Nuova Sardegna

Il personaggio

La modernità di Goffredo Guiso: tra ritratti, nudi e costumi sardi

di Marco Bittau
La modernità di Goffredo Guiso: tra ritratti, nudi e costumi sardi

Al museo archeologico di Olbia la mostra dedicata allo storico fotografo

03 dicembre 2024
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Lo scatto della macchina fotografica ferma il tempo, definisce lo spazio, consegna i ritratti alla memoria. Per sempre. Volti di gente comune, ma anche artisti e letterati, tutti immortalati da Sebastiano Guiso e Goffredo Guiso, padre e figlio, i fotografi di Nuoro. La loro attività – fino a ieri sottovalutata sul piano artistico – in qualche modo ha anticipato la street photograpy resa poi celebre da Vivian Maier, americana di New York, della cui attività artistica si sapeva poco fino a qualche anno prima della sua scomparsa, nel 2009.

È una lunga storia quella dei fotografi Guiso, che oggi rivive grazie alla mostra allestita al museo archeologico di Olbia nel cartellone del Festival popolare della fotografia “Storie di un attimo”, giunto alla tredicesima edizione, sempre a cura dell’associazione culturale Argonauti. La mostra si intitola “Goffredo Guiso, fotografo in Nuoro” ed è uno straordinario viaggio nell’archivio del maestro nuorese della fotografia. Marco Navone, curatore della mostra e ideatore del festival, ha attinto a piene mani dall’archivio Guiso selezionando tra innumerevoli lastre soprattutto fototessere, grandi ritratti, nudi e costumi tradizionali. Tutti scatti in bianco e nero riferiti genericamente agli anni Sessanta e Settanta.

Il risultato è sorprendente: una galleria interminabile di volti, sguardi profondi, sorrisi luminosi, pose ardite senza veli oppure composte dentro i costumi della tradizione sarda. Un piccolo grande universo sospeso tra pubblico e privato, dove è facile ritrovarsi ma altrettanto facile perdersi, come in un labirinto della memoria. Goffredo Guiso era nato a Nuoro nel 1924 (la morte nel 1983). La fotografia ce l’aveva nel corredo genetico visto che suo padre Sebastiano, dopo avere studiato all’Accademia di Brera, aveva aperto in città il primo studio fotografico professionale, diventato ben presto un punto di riferimento a Nuoro e in tutta la Sardegna centrale. Era il 1909 e nella Barbagia profonda la fotografia professionale era una sfida, richiedeva doti non comuni: coraggio, originalità e innovazione, capacità tecnica e imprenditoriale. Sono attribuite al suo studio alcune delle poche fotografie esistenti di Francesco Ciusa e di Grazia Deledda, esposte nella mostra antologica a Olbia.

Di padre in figlio, Goffredo aveva ereditato l’arte e la vocazione imprenditoriale di Sebastiano. Per quanto riguarda poi la spinta innovatrice e il coraggio di rompere schemi e pudori consolidati, basterebbe osservare la serie di nudi in bianco e nero datata anni Sessanta e Settanta – modella quasi sempre la moglie Andreina –, ripescata dall’archivio ed esposta al museo di Olbia. Figure plastiche senza veli tra i paesaggi lunari dell’entroterra e della costa orientale dell’isola. Non proprio una consuetudine per quei tempi, ma Guiso guardava avanti e i suoi scatti ancora oggi trasudano l’energia di una Sardegna in divenire con ben solide radici nella tradizione ma già proiettata verso la modernità degli usi e dei costumi. Quei nudi però colpiscono e restano impressi nella memoria, così come i costumi della tradizione sospesi “nell’assenza” delle piazze deserte che richiamano la pittura metafisica di Giorgio de Chirico.

L’archivio Guiso, nel vecchio studio in piazza Vittorio Emanuele – ai “Giardini” per tutti i nuoresi – ancora oggi è una miniera da esplorare. Il proprietario dell’ex studio fotografico è Francesco Sparacino, che ha anche in carico l’archivio e che ha messo a disposizione il materiale per la mostra di Olbia. In precedenza, nel 2005, una selezione di settanta ritratti era stata esposta a Nuoro nel corso della rassegna “Mastros in Santu Predu”, su iniziativa dell’associazione culturale Tracas.

«Se negli anni Quaranta lo “Studio Guiso” era conosciuto per le fotografie ufficiali e private, nei decenni successivi, Goffredo aveva sviluppato uno stile innovativo di ritrattistica, riflettendo gli scenari seducenti del cinema e della televisione – scrive Sparacino nella presentazione della mostra –. Così i modelli e le modelle scelti dal fotografo nel corso della sua continua attività di ricerca di soggetti da immortalare, o le persone che a lui si rivolgevano per degli “scatti artistici”, si trasformano in veri e propri “caratteri”, grazie all’assoluta creatività dell’artista, magistrale nel rendere l’idea di compostezza classica, tipica degli anni Cinquanta, il dinamismo degli anni Sessanta e lo slancio trasgressivo degli anni Settanta. Uno stile, quello di Goffredo, che lungi dall’avere pretese di carattere documentaristico, tradisce una freschezza espressiva unica e una notevole capacità di “drammatizzazione” dei soggetti, il tutto con note quasi pittoriche, soprattutto negli scatti in costume». «L’archivio Guiso è una miniera di tesori da riscoprire, dall’enorme valore storico e artistico – dice Marco Navone, curatore della mostra olbiese e patron del Festival “Storie di un attimo” –. I Guiso, padre e figlio, per decenni hanno fotografato Nuoro e i nuoresi, un’operazione del genere ricorda da vicino la vicenda di Vivian Maier. Adesso, da parte di tutti, istituzioni pubbliche e privati, si pone il problema della conservazione e della valorizzazione di questo patrimonio. L’archivio storico dovrà essere protetto, digitalizzato e magari reso fruibile, a disposizione di tutta la comunità».

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