Boe, Mesina, Vallanzasca e tutti gli altri: le evasioni riuscite e tentate dal carcere nell’isola
Tante le fughe dall’Asinara ma solo una riuscì. Grazianeddu scappò con Atienza da San Sebastiano a Sassari, il bel Renè da un traghetto passando da un oblò
Sassari La prima fuga da un super carcere è anche quella meno nota perché il protagonista è rimasto senza nome. Era il 1962 e il detenuto riuscì a scappare dall’Asinara a bordo della barchetta dell’allora direttore del carcere. Raggiunse Stintino, spiaggia della Pelosetta, e da lì iniziò a vagare senza meta e senza appoggi. Pagò la scarsa organizzazione: il ragazzo fu rintracciato qualche giorno in una borgata vicino a Sassari.
Molti anni dopo, era il 13 agosto 1979, altra fuga dall’Asinara, questa volta in coppia: si chiamavano Giampiero Aimo e Abbate Santo e riuscirono a eludere le guardie carcerarie. Ma non fu una evasione fortunata. Il primo, 21enne di Pavia, annegò trasportato dalle correnti e fu ritrovato qualche giorno dopo da un sub al largo di Castelsardo. Del compagno di fuga, 24enne di Catania, non si seppe più nulla, ma circolò voce che si fosse nascosto da qualche parte nell’isola dell’Asinara.
Ancora Asinara, 1985, ancora un tentativo di evasione in coppia: un bulgaro di 35 anni, due omicidi alle spalle, espertissimo di tecniche di sopravvivenza, e un nuorese di 22 anni, in carcere per terrorismo. Scapparono durante l’ora d’aria nel campo di calcio, scavalcarono il muro e si dileguarono. Furono catturati dopo una settimana, non si erano mai allontanati dall’isola.
L’anno dopo, era il 1 settembre 1986, la prima evasione riuscita. Protagonista Matteo Boe, coprotagonista la compagna di allora, Laura Manfredi. L’ex criminale di Lula, da qualche anno uomo libero, riuscì in una autentica impresa: scappare dal bunker di Cala d’Oliva e lasciare l’isola del super carcere in gommone. Boe fu ritrovato soltanto sei anni dopo, in Corsica.
Altro nome di spicco e altra evasione. Siamo a Sassari, è l’11 settembre 1966: Graziano Mesina riusci a calarsi dal muro di 7 metri dell’ex carcere di San Sebastiano e darsi alla fuga insieme a Miguel Alberto Atienza. Fu una delle tante evasioni di Grazianeddu (22 in tutto, di cui 10 riuscite). Questa durò quasi un anno. Lui e Atienza furono rintracciati dalle forze dell’ordine nel giugno 1967 nelle colline di Osposidda, sotto Orgosolo. Vi un sanguinoso conflitto a fuoco, nel quale Atienza fu ucciso dopo avere lui stesso colpito a morte due agenti.
Esattamente 20 anni dopo, un altro nome molto noto alle cronache protagonista di una evasione. Era il 18 luglio del 1987: Renato Vallanzasca riuscì a scappare dal traghetto che l’avrebbe dovuto trasportare in Sardegna, a Porto Torres, e da lì nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros. L’ex capo della malavita milanese evase passando da un oblò e venne rintracciato l’8 agosto a Grado (Gorizia) a un posto di blocco. Dichiarò di non avere pianificato l’evasione ma di non avere resistito di fronte alla prospettiva di riassaporare la libertà.
In tempi molto più recenti altri due tentativi di evasione. Johnny lo zingaro (nome vero Giuseppe Mastini), condannato all’ergastolo, nel 2017 non rientrò nel carcere sassarese di Bancali da un permesso premio ma venne rintracciato dopo qualche giorno.
E fu brevissima anche la fuga di Paolo Enrico Pinna, sempre nel 2017: ancora minorenne, tentò di allontanarsi dal carcere minorile di Quartucciu dove era detenuto perché accusato di un duplice omicidio. Ma il tentativo, compiuto a bordo di un trattore, non ebbe fortuna.