La Nuova Sardegna

Le opere nell’isola

I soldi del bando NextgenEu per completare 167 restauri

di Claudio Zoccheddu
I soldi del bando NextgenEu per completare 167 restauri

Nell’elenco anche la riqualificazione di 64 “fabbricati rurali”

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Sassari “Per il recupero, il restauro e la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale, l’assessorato regionale alla Cultura ha promosso, d’intesa con l’Unione Europea, il progetto denominato “NextGenerationEU: Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”.  Erano queste le parole utilizzate nell’avviso pubblicato dalla Regione nel 2022 e destinato alle amministrazioni comunali. Con un preambolo di questo tipo, era difficile resistere. Anche perché tra il 2021 e il 2022, i Comuni hanno fatto a gara ad accaparrarsi i fondi del salvifico Pnrr, ad un certo punto evidentemente inteso come la classica manna dal cielo a cui attingere senza riserve. Non solo, non rientrare in alcun finanziamento poteva trasformarsi in un’onta, una macchia indelebile nel ruolino di marcia di ogni amministrazione. Quindi, alcuni hanno partecipato alla corsa senza nemmeno avere la preparazione adeguata, dato che i tecnici di progettazione erano diventati merce rarissima. La gara, infatti, non è stata programmata e quello che sarebbe dovuto essere un lavoro d’insieme, uno sforzo collettivo per il bene comune, si è trasformato in una programmazione alla rinfusa dove l’unica cosa che contava era accomodarsi nella lista dei beneficiari.

I progetti La dimostrazione è arrivata alla prova dei fatti. Per rimettere in sesto 164 “beni architettonici”, in Sardegna sono stati impegnati praticamente tutti i fondi destinati dal ministero della Cultura tramite il Pnrr nella sua declinazione “Next generationEU, ovvero 25 milioni di euro. Sfogliando la lista degli interventi approvati e finanziati, anche se con quote ancora lontane dal 100 per cento, si trovano 87 interventi sulle chiese campestri, 64 progetti di riqualificazione dei “fabbricati rurali” e la sistemazione di 13 stazzi. Il problema, però, è che della maggior parte di questi “beni architettonici” non esiste alcuna traccia online, se non per quanto riguarda proprio il richiamo al finanziamento degli stabili. L’esempio è lo stazzo Giuanneddu ad Aggius, perché si tratta di un insediamento rurale di cui però non esiste alcuna traccia digitale. Una qualità che nel 2024 non è esattamente sinonimo di “bene architettonico”. Questo non vuol dire che non lo sia, o che non avrebbe meritato un restauro o che, ancora, che il Comune non avrebbe dovuto preoccuparsi della sua sistemazione. Ecco, forse lo stazzo Giuanneddu sarebbe potuto ritornare agli antichi fasti anche senza i soldi del Pnrr che, nel caso degli insediamenti rurali tipici della Gallura, pesano per 2,5 milioni con interventi che arrivano ad un totale di 266mila euro di spesa.

Per sistemare le chiese campestri, invece, la media di spesa si aggira intorno ai 150mila euro a intervento, perlopiù fondi Pnrr che arrivano dal bando regionale che, sicuramente è un caso, prevedeva “un contributo massimo di 150 mila euro come forma di cofinanziamento”. Restano i 64 fabbricati rurali finiti nella lista del Pnrr, con un costo complessivo di 11,5 milioni di euro e di un progetto, Il Next generationEu, che avrebbe dovuto finanziare interventi che favorissero “un'Europa più ecologica, digitale e resiliente”. 

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