La Nuova Sardegna

Indagini

Raduano, dopo la fuga un omicidio in Corsica

di Simonetta Selloni
Raduano, dopo la fuga un omicidio in Corsica

Il boss ha partecipato al delitto di un ristoratore

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Nuoro L’ omicidio del ristoratore Paul-Felix Paoli, ucciso il 24 agosto dell’anno scorso nel parcheggio di uno stabilimento, a Poggio-Mezzana (Alta Corsica). È stato questo uno favore – e forse non l’unico – reso da Marco Raduano “Pallone”, boss della mafia garganica evaso dal carcere di Badu ’e Carros il 24 febbraio 2023, al clan malavitoso corso che gli aveva garantito la fuga nell’isola dalla Sardegna, e la protezione durante la latitanza. Raduano, che era scappato dal carcere di Nuoro dopo essersi calato dal muro di cinta con le lenzuola annodate, ha confessato di aver partecipato all’omicidio. Lo ha fatto nell’ambito delle rivelazioni che il boss di Vieste sta rendendo, dopo il suo arresto avvenuto il primo febbraio scorso, mentre era insieme a una donna nel parcheggio del ristorante U Spurtinu di Aléria, in Corsica. Diventato un collaboratore di giustizia, ha squarciato il velo sugli undici mesi di latitanza tra Sardegna, Corsica e Spagna e non solo, come dimostra la confessione legata all’omicidio di Paul-Felix Paoli. Il 4 dicembre scorso sono state eseguite quattordici misure cautelari tra Sardegna, Corsica e Veneto, al termine di una complessa indagine condotta dal pm della della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, Danilo Tronci, in collegamento con la Dda di Bari e coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Tra gli arrestati, accusati a vario titolo di favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ci sono otto sardi: l’agente penitenziario Salvatore Deledda, di Siniscola, quindi Martino Contu, allevatore di Bitti, Massimiliano Demontis, imprenditore di Sant’Antonio di Gallura, Antonio, Elio e Mauro Gusinu – padre, figlio e nipote – di Padru, Antonio Mangia e Pietro Antonio Tolu di Orune, entrambi allevatori. Quindi tre veneti Daniele Peron, Marco Rinaldi e Tommaso Ruffert, tre corsi, Courbery Cedric, Gerome Reggetti e soprattutto Marc Furfaro: origini calabresi, nato però in Corsica 56 anni fa, ex candidato indipendentista alle municipali di Lucciana (Corsica). Nei suoi confronti c’era un mandato d'arresto europeo emesso dal tribunale di Cagliari per complicità aggravata ad organizzazione criminale mafiosa. Un fiancheggiatore di Raduano, il trait d’union tra il boss della mafia garganica e la malavita corsa. Compare nell’inchiesta sull’evasione a giugno del 2023, quando si tratta di aiutare Raduano a lasciare la Sardegna per la Corsica. Furfaro è un vivaista ma anche un imprenditore edile: frequenta per questioni di lavoro la Sardegna, i suoi rapporti con gli arrestati del nord Sardegna accusati di essere i fiancheggiatori di “Pallone” sono noti e documentati agli investigatori della Sezione investigativa del Servizio centrale operativo di Cagliari e Venezia, e delle Squdre mobili di Nuoro e Venezia, in collaborazione con il Nucleo investigativo centrale della Penitenziaria.

Furfaro sarebbe un amico di Paul-Felix Paoli: se sia o meno coinvolto nell’omicidio di cui Raduano si è autoaccusato, lo accerterà l’inchiesta di Nicolas Bessone, procuratore di Marsiglia. Certo è che altre tre persone sono state arrestate per quel delitto, e sempre grazie alle rivelazioni di Raduano. Giovedì intanto, Furfaro è comparso davanti alla Corte d’appello di Bastia, nell’udienza per l’estradizione in Italia, per le accuse di favoreggiamento nei confronti di Raduano. La decisione è attesa in questi giorni, ma il calabrese-corso ha detto ai giudici di aver paura per la sua sorte, essendo, secondo quanto riportato dal quotidiano “Corse matin”, «parte della sua famiglia affiliata alla ’Ndrangheta». Qualcosa di più la si saprà lunedì 16: nel tribunale di Marsiglia, conferenza stampa alla quale parteciperanno il procuratore della Repubblica di Marsiglia, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e i procuratori della Dda di Cagliari, Rodolfo Sabelli e il pm Danilo Tronci, e il procuratore di Bari Roberto Rossi.


 

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