La Nuova Sardegna

Dopo la tragedia

Monta la protesta a Latte Dolce: «Rischiamo la vita tutti i giorni, servono più luci e dissuasori»

di Luca Fiori
Monta la protesta a Latte Dolce: «Rischiamo la vita tutti i giorni, servono più luci e dissuasori»

La donna di 85 anni ferita il 13 dicembre resta ricoverata in gravissime condizioni

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Sassari Ha trascorso la seconda notte nel reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale civile di Sassari “Santissima Annunziata” Caterina Casu la 85enne travolta venerdì sera in via Cilea nell’incidente in cui ha perso la vita Rita Secchi, l’amica di 76 anni con cui stava attraversando la strada a braccetto dopo essere uscite dalla chiesa in cui, come ogni sera, avevano seguito la messa.

L’85enne, trascinata per circa 50 metri dalla Hyundai guidata da un 26enne di Sorso, ha riportato un’emorraggia cerebrale, fratture facciali e in varie parti del corpo, ma le sue condizioni nella giornata di ieri sarebbero sensibilmente migliorate, anche se la prognosi - vista anche l’età avanzata della paziente – resta riservata. Intanto, mentre proseguono le indagini da parte della polizia locale di Sassari per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente, monta la protesta dei cittadini dei quartieri di Santa Maria di Pisa e Latte Dolce che da anni chiedono maggiore sicurezza.

«Da tempo chiediamo maggiore illuminazione nelle vie del quartiere – spiega Danilo Farina membro del comitato di quartiere – e l’installazione di dissuasori in prossimità degli attraversamenti pedonali. In questa strada si corre troppo – aggiunge – e chi esce dalla chiesa nelle ore serali rischia di essere travolto». I cittadini del quartiere, molti dei quali venerdì sera hanno assistito alle fasi drammatiche dei soccorsi, sono pronti a farsi sentire dall’amministrazione. «Stiamo organizzando una raccolta firme – spiega Marco Cossu, residente del quartiere e membro del comitato dei cittadini – per chiedere i dissuasori che potrebbero salvare delle vite, ma anche per altre problematiche. Bisogna trovare un modo per far rallentare le auto anche davanti alla scuola di via Cilea – prosegue – perché la gente corre troppo». Il giorno dopo la tragedia davanti alla chiesa di Santa Maria Bambina restano i segni sull’asfalto lasciati dagli agenti della polizia locale per eseguire i rilievi.

Alla fermata dell’autobus Angela Capitta ammette di avere paura ad attraversare la strada. «Certo che ho paura – spiega la donna residente a Li Punti – vengo spesso in questa chiesa e in questo quartiere perché qui vive mio figlio. Quello che è accaduto venerdì mi ha sconvolta – prosegue – conoscevo Rita e sono molto addolorata per la sua morte, spero che Caterina si riprenda. Mi auguro che dopo questa tragedia si prendano dei provvedimenti – conclude la donna – guardi come corrono, la gente è impazzita al volante in questa città, ormai rischiamo la vita tutti i giorni anche attraversando la strada sulle strisce pedonali, anche sul marciapiede».

Sul fronte delle indagini i prossimi giorni il sostituto procuratore Ermanno Cattaneo potrebbe affidare la perizia sullo smartphone del 26enne che si trovava alla guida della Hyundai ix20 che ha travolto le due donne, messo sotto sequestro così come l’utilitaria. Se dovesse risultare che il 26enne sia stato distratto a causa del telefonino la sua posizione potrebbe aggravarsi. Assistito dagli avvocati Sergio Milia e Maria Claudia Pinna, è stato iscritto dalla Procura della Repubblica nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio stradale e lesioni stradali. Venerdì sera gli agenti della polizia locale hanno ascoltato il racconto di diversi testimoni oculari. Il 26enne, diretto a Predda Niedda in compagnia di un amico, ha spiegato subito dopo la tragedia di non aver visto le due donne. «C’era buio e non le ho viste» ha detto sotto choc, prima di sottoporsi agli accertamenti previsti dalla legge. Gli esami su alcol e droga hanno dato esito negativo. Diversamente per lui sarebbero quasi certamente scattate le manette.

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