La Nuova Sardegna

L'allarme sociale

Sardi sempre più poveri, colpiti pensionati e laureati

di Paolo Ardovino
Sardi sempre più poveri, colpiti pensionati e laureati<br type="_moz" />

La Caritas: «Oltre 180mila pasti, contributi e visite mediche»

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Sassari La notizia è che la povertà è cambiata, oltre che aumentata. I poveri non sono più solo gli ultimissimi, i senzatetto e senza lavoro. Stando all’ultimo dossier della Caritas diocesana di Cagliari, presentato in Consiglio regionale, crescono gli accessi ai servizi come mensa, poliambulatorio e contributi per le bollette. Secondo l’Istat, il 16% dei sardi vive una condizione di povertà relativa. È la normalizzazione di una condizione che era considerata estrema. «Mettiamola così: il vicino di casa che fino a qualche anno fa riusciva tranquillamente a sbarcare il lunario, adesso non riesce più ad andare avanti con le sue sole forze», il commento è di Franco Manca, direttore del centro studi della Caritas diocesana che ha realizzato il dossier.

La domanda Nel 2024 i contatti tra i vari servizi della Caritas sono 180mila, ben 20mila in più rispetto al 2023. «Un contatto non equivale al singolo utente», c’è chi ha richiesto più volte l’accesso ai servizi, fa notare Manca, ma il dato se allargato a Sassari, Nuoro e Gallura riporta un quadro con decine di migliaia di persone povere nell’isola. Tra gli aiuti più richiesti, la mensa. In un anno la sola cucina di Cagliari ha servito 121mila pasti, quelle di Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalagonis quasi 35mila pasti. «Quello che emerge è che la povertà adesso ha assunto varie sfaccettature – spiega il direttore del centro studi –. C’è chi fa fatica a poter mangiare, ma vanno messe in conto le difficoltà sanitarie, quelle energetiche».

Anziani e laureati Un paio di numeri, su tutti, allarmano la diocesi. I pensionati che hanno richiesto i servizi alla Caritas in questi mesi arrivano al 14,6% degli utenti, «solo nel 2018 erano al 7%». I nostri anziani fanno fatica a vivere dalle pensioni.

Ma non va meglio a chi è più giovane: «Il 5,6% delle persone è rappresentato da laureati», anche qui numeri raddoppiati nell’ultimo quinquennio. «Significa che anche chi dispone di titoli non trova una collocazione e si ritrova a dover chiedere aiuto per cibo, visite mediche, spese mensili».

Sanità Ancora, il centro diocesano di assistenza ha distribuito più di 13mila pacchi, e per quanto la maggior parte delle persone bisognose sia sarda, il centro d’ascolto Kepos, chesi occupa di migranti, ha avuto 1.489 contatti. Fronte accesso alle prestazioni sanitarie: sono state 1.511 le visite mediche dello studio medico polispecialistico, con oltre 100 bambini visitati nell’ultimo anno.

Borghesia povera Poi c’è una osservazione di genere che incuriosisce. La condizione dei maschi sembra essere molto più precaria delle femmine. E questo perché «i rapporti familiari sono differenti. In generale, se le donne si trovano in condizioni di precarietà tendono a rivolgersi alla famiglia». I maschi sono anche più soli, sotto la lente d’ingrandimento calano di dieci punti percentuali i coniugati.

«Un aspetto negativo – commenta infine Franco Manca – è che la piccola e media borghesia sta entrando nella sogna della fascia della povertà. La povertà è diventata una caratteristica strutturale della società e questo è frutto di una mancanza di politiche che siano in grado, non dico di risolvere, ma di occuparsi della povertà». Cita l’ultimo report di Oxfam secondo cui, in soldoni, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri più poveri. La forbice, a furia di allargarsi, rischia di rompersi. Se il ruolo della Caritas è cruciale, mancano all’appello le istituzioni.

La politica «Il 2025 sarà l'anno delle politiche rivolte ai giovani, ai fragili e alle persone in difficoltà», queste invece sono le parole del presidente del Consiglio regionale, Piero Comandini, in occasione della presentazione del XIV dossier “Un Giubileo di speranza e carità. Oltre la povertà, giustizia e pace”. «È necessario mettere in campo anche le risorse umane per realizzare un'infrastruttura sociale capace, non solo di affrontare le emergenze, ma di creare una nuova mentalità più aperta, più sensibile, più solidale».

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