Caldo e siccità mettono in ginocchio la Sardegna
Report Legambiente: l’isola è la seconda regione più colpita. La presidente Battaglia: «Gravi danni all’ecosistema, cambiato il volto di boschi e foreste»
Sassari Caldo e siccità: la Sardegna è stata tra le regioni più colpite nel 2024, con gravi danni per le produzioni agricole e per l’ecosistema, seconda solo alla Sicilia. Nell’isola sono stati 9 gli eventi calamitosi legati alla siccità (16 nell’altra isola). E’ il dato allarmante che emerge dall’Osservatorio Città Clima 2024 di Legambiente. Quello appena concluso è stato complessivamente un anno particolarmente difficile per l’Italia, sotto scacco della crisi climatica con 351 eventi meteo estremi (+485% rispetto al 2015) e alcune regioni colpite più di altre. Su tutte l’Emilia Romagna, seguita da Lombardia, Sicilia, Veneto e Piemonte. Tra le province, quelle di Bologna, Ravenna e Roma. Tra le grandi città, Roma è la più colpita, a seguire Genova e Milano
Il rapporto disegna una Sardegna particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici con temperature in costante aumento negli ultimi anni: 1,8 gradi nel 2024 e gravi impatti sull’agricoltura e sulla produzione di miele. La prolungata siccità ha generato una riduzione massiccia delle scorte idriche: gli invasi sardi sono pieni solo per il 40%, con una diminuzione del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Legambiente sottolinea come la perdurante siccità abbia portato a decisioni drastiche, come la riduzione dell’approvvigionamento idrico per usi agrozootecnici in modo da non impattare su centinaia di migliaia tra residenti e turisti. «L’anomalia idrica e delle temperature che ha interessato in particolare la fascia orientale della Sardegna negli ultimi due anni ha causato gravi danni all’ecosistema della nostra isola – dichiara Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna. Gli alberi, a causa della persistente aridità, si sono indeboliti diventando più attaccabili dagli agenti patogeni e hanno messo in atto strategie difensive che hanno cambiato il volto di boschi e foreste alterando i paesaggi consueti. Nel frattempo, nella scorsa estate, ci siamo trovati nell’inaccettabile condizione di dover scegliere verso quali settori ridurre la disponibilità della risorsa idrica per limitare l’impatto sulle economie locali. Avendo ormai toccato con mano gli effetti devastanti del cambiamento climatico, noi sardi dovremmo essere in prima linea nella transizione ecologica ed energetica e mettere in campo politiche e azioni concrete per la riduzione drastica delle emissioni di CO2».
«Il rapporto Città Clima fotografa ancora una volta l’aumento costante degli eventi estremi; oltre alla mitigazione servono quindi azioni efficaci di adattamento – aggiunge Giorgio Querzoli, responsabile Scientifico di Legambiente Sardegna. Al 30 novembre, gli invasi sardi erano pieni solo per il 39,35%, con una diminuzione di più del 10% rispetto alla pur grave situazione nello stesso periodo dello scorso anno. Una situazione incompatibile con il 51% di dispersione della nostra rete idrica. Bisogna diminuire drasticamente le perdite lungo la rete e ridurre gli sprechi attraverso il riutilizzo delle acque reflue a scopi irrigui, introducendo l’agricoltura di precisione e sfruttando la sinergia con gli impianti agrivoltaici per ombreggiare e ridurre l’evaporazione di acqua dal suolo. In una fase storica particolarmente siccitosa, non dobbiamo dimenticare quanto la Sardegna abbia pagato -anche in termini di vite umane- per le piogge intense e le alluvioni. E allora sarà fondamentale restituire alla natura il suo spazio, consentendo al sistema fluviale di adattarsi alle portate di piena e abbandonare definitivamente la logica inefficace e dannosa della regimazione forzata delle acque».