Con le strutture termali crescono anche le visite ai siti culturali
Tra i frequentatori si segnalano molti lombardi e liguri
Fordongianus «Nel 2022 abbiamo avuto 8097 visitatori, nel 2023 sono stati 8162, a ottobre 2024 sono quasi 9mila». Antonella Arru, guida turistica di Forum Traiani, cooperativa che gestisce quattro siti culturali di Fordongianus, snocciola i dati sul flusso turistico che si concentra sulle terme e che comprende gli ingressi (con biglietto unico) anche nella casa Aragonese al centro del paese. «Un alto numero di visitatori lo registriamo anche per i bagni con 5866 ingressi fino a ottobre 2024, molto apprezzati dai turisti lombardi.
Nel 2023 – aggiunge – i biglietti staccati sono stati 6314. Mentre la chiesa ha avuto 1042 visitatori». Terme romane, Casa Aragonese, chiesa di San Lussorio e bagni termali Is bangius: insieme, l’anno scorso, hanno fruttato 120mila euro d’incassi. «I turisti non sono solo sardi, la maggior parte proviene da Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Oltre che Lazio e Toscana».
Gli stranieri? «Arrivano da Francia, Germania e Spagna», precisa Antonella Arru. Benessere e relax, secondo stime recenti le prospettive per il futuro di questo mercato crescono a una velocità superiore rispetto agli altri segmenti del turismo. Se poi aggiungiamo l’arte e l’enogastronomia, ecco che l’isola, così come un piccolo paese come Fordongianus, diventino luogo scelto da chi ama trascorrere le vacanze all’insegna del proprio benessere psicofisico. In Italia le imprese termali sono 37.815, con 28mila posti letto, un business che occupa 60mila addetti e produce un fatturato annuo di 1,5 miliardi euro. Le terme di Fordongianus, sono considerate fra le aree geotermali più interessanti della Sardegna. Le acque risalgono spontaneamente in superficie attraverso fratture di rocce paleozoiche più o meno profonde. Durante questo percorso in profondità si arricchiscono in sali minerali e si riscaldano per effetto del gradiente geotermico.
Tali acque sgorgano naturalmente ad una temperatura superiore ai 50 gradi centigradi e sono per questo classificate come ipertermali. La sorgente più importante è situata alla periferia della città dove le rovine delle terme romane che la circondano indicano che queste acque termali erano conosciute e utilizzate sin dall’antichità. I romani utilizzavano le terme sia per la cura che per la pulizia del corpo. All’interno dello stabilimento si svolgeva un vero e proprio percorso igenico-curativo mediante il passaggio attraverso tre ambienti riscaldati artificialmente a temperature diverse: il frigidarium, il tepidarium e il calidarium. «A distanza di secoli si tratta di una grande risorsa economica, soprattutto perché i nostri ragazzi, che hanno avuto la possibilità di trovare lavoro nella struttura termale, sono rimasti a vivere in paese. E tanti altri loro colleghi arrivano da Allai, Busachi, Ghilarza, Samugheo e Cabras».