Vini dealcolati: il punto di vista di Marco Rau sulle nuove tendenze
La storica azienda di Sassari con 98 anni di storia analizza la novità che potrebbe riservare sorprese in futuro
Sassari «In questo momento siamo ben lontanti dall’idea di inserire nella nostra produzione qualche prodotto dealcolato. Ma è giusto stare alla finestra, guardare come si evolve il mercato e anche quali dinamiche si innescheranno con questo decreto». Marco Rau, che insieme ai fratelli Mimì e Pietro porta avanti le storiche Distillerie F.lli Rau di Sassari, un’azienda con alle spalle 98 anni di storia, non si schiera affatto sulle difensive, ma preferisce essere realista.
«Certamente ogni azienda ha la sua storia e sa cosa funziona e cosa no, cosa “vince facile” e cosa può invece rappresentare un investimento sbagliato. Per questo – spiega l’imprenditore sassarese – noi guardiamo con una certa curiosità questo mercato completamente nuovo, che sta crescendo sia all’estero che in Italia, e che a mio parere esula completamente dal mercato tradizionale. Quindi ha potenzialità di sviluppo anche nella nostra isola. Intendo dire che il target è completamente diverso rispetto a quello al quale ci si rivolge normalmente con i vini, gli spumanti o i distillati tradizionali».
C’è comunque una fetta di clientela che, necessariamente, anche in seguito alla stretta salviniana sul codice della strada, inizierà ad andare a caccia di qualche prodotto che non metta a repentaglio la propria patente a ogni uscita di casa.
«Se pensiamo che oggi uno dei gin di maggiore successo è il Tanqueray 0,0%, ecco la risposta a molte di queste domande. Intendo dire che i superalcolici, più dei vini, possono avere successo anche tra persone che normalmente bevono bevande alcoliche. Penso a chi va in discoteca – sottolinea Marco Rau – e che magari ha voglia di un gin tonic, anziché di una coca cola o di una bibita dolce. Il tutto senza mettere a repentaglio la patente. Sul vino la vedo diversamente: il vino è anche molto poesia, è un’esperienza diversa».
Insomma, vale la pena tenere le porte socchiuse. Anche perché persino in un paese tradizionalista e legato fortemente ai “riti” a tavola, anche il caffè decaffeinato e il latte senza lattosio hanno trovato la propria collocazione senza che nessuno abbia segnalato contrazioni delle vendite dei prodotti “principali”.
«Ci sono fasce di mercato nuove, che non vanno sottovalutate. Così come non si possono ignorare le cosiddette tendenze. Ho letto di recente uno studio che colloca al 3,5% il volume di prodotti dealcolati all’interno dei 10 mercati principali a livello mondiale, con una crescita annuale che si attesta intorno al 6%. Quindi diciamo che ogni imprenditore farà le proprie valutazioni. Intanto però – conclude Marco Rau – è importante che anche in Italia il settore sia stato normato». (a.si.)