Il Papa riceve le panadas e sorride: «Mi ricordano la mia Argentina»
L’emozione di 250 parrocchiani di Bancali ricevuti in udienza dal Pontefice
Sassari Matilde non scorderà mai il suo dodicesimo compleanno. Non lo ha festeggiato insieme agli amici e ai compagni di classe di Sassari ma davanti a un grande uomo vestito di bianco che la guardava con occhi lucidi e sorridenti mentre, seduto su una carrozzina, le donava un cioccolatino. Era Papa Francesco.
«Il mio cuore batteva forte – racconta lei – ho avuto l’onore di trovarmi di fronte al Santo Padre, potergli fare un regalo, la Regina di Bancali, e riceverne io uno grandissimo e molto speciale: stargli vicina, avere una sua carezza e ascoltare le sue parole così belle».
Una ragazzina con il cuore colmo di emozione, così come quello delle oltre duecento persone che insieme a lei sono state ricevute dal Pontefice in udienza privata nell’Aula Paolo VI del Vaticano. Per la piccola parrocchia di Bancali questo è un anno speciale: 70 anni di vita pastorale. Un anniversario importante che don Antonio Serra – instancabile guida della parrocchia della borgata a pochi chilometri di Sassari – ha voluto festeggiare regalando ai suoi fedeli la più profonda delle esperienze religiose: l’incontro col Papa. Da quel momento la loro vita è in qualche modo cambiata.
«Vedere il Pontefice entrare nella stanza – racconta Aurora, 24 anni – è stato come rivivere l’emozione pura dell’infanzia, quella magia che si prova la mattina di Natale, quando tutto sembra possibile e una profonda serenità ti avvolge, alleggerendo ogni peso. In quel momento, tutto si ferma, e la sua presenza emana una pace che va oltre le parole. Vederlo ridere, scherzare, mostrarsi nella sua semplicità ha rivelato il lato più umano di una figura così grande, rendendolo incredibilmente vicino a noi. È stato come essere ascoltati senza bisogno di parlare, come se in quel sorriso si racchiudesse una comprensione profonda e incondizionata».
Un uomo “fuori dagli schemi”, lo ha definito Gianni, un altro parrocchiano. Capace di commuoversi davanti alle panadas donategli da una donna di Bancali: «Mi ricordano la mia Argentina, le preparano così». Affascinato dalle straordinarie voci del coro di Cargeghe che ha intonato l’Ave Maria in sardo. Intenerito dalla piccola Martina, di appena due anni.
«Nessun discorso ufficiale – aggiunge Gianni – nessun formalismo, solo parole semplici, di cordialità. Ho provato un’emozione indescrivibile quando mi è venuto incontro. Lui che mi guarda negli occhi e io che mi inchino per salutarlo e ringraziarlo. In quell’istante ho avuto la consapevolezza di vivere un momento eccezionale: unico e irripetibile». Davanti al Papa, quel giorno, c’erano storie di vita, sofferenze individuali. Ogni parrocchiano di Bancali ha portato il proprio dolore e lo ha mostrato. C’era una madre che ha perso il proprio figlio prematuramente, c’erano la sorella e la mamma di Martina Berluti, l’amazzone di 17 anni morta tre anni fa dopo una caduta da cavallo. C’erano due genitori che hanno gioito nel vedere la mano del Papa accarezzare il volto della loro figlia disabile.
«L’annuncio di don Antonio per Roma – racconta Tamara – è arrivato all’improvviso e fino all’ultimo sembrava che tutto remasse contro di me. Ma alla fine sono riuscita a partire con la mia bambina di 5 anni, non avevo ben chiaro quello che sarebbe accaduto, non pensavo che l’incontro con Papa Francesco sarebbe stato così “intimo”, ritrovarsi a pochi metri da lui, ascoltare le sue parole, vedere mia figlia prendere un cioccolato dalle sue mani, non lo potrò dimenticare mai».
«Ogni parola sarebbe riduttiva per descrivere ciò che ho provato – spiega Andreana – Abituata a vedere il Pontefice in tv dalla sua finestra mentre prega l’Angelus, un Papa che vediamo con i capi di Stato più potenti, con regine e principi, un Papa che ti immagini forte, lontano, inavvicinabile, ebbene quel Papa ha incontrato noi, piccola comunità di Bancali!».