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Lo studio

Allarme demografico, nell’isola persi 64mila giovani in dieci anni

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La provincia più colpita è il Sud Sardegna con un calo del 25,4 per cento Seguono Oristano (-23,4%), Nuoro (-18,9%), Sassari (-14,7%) e Cagliari (-14,6%)

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Sassari Negli ultimi dieci anni, la Sardegna ha registrato una delle peggiori contrazioni della popolazione giovanile in Italia. Il numero di giovani tra i 15 e i 34 anni è diminuito del 18,4%, con una perdita complessiva di 64.645 unità. La provincia più colpita è quella del Sud Sardegna, che ha visto un calo del 25,4%, seguita da Oristano (-23,4%), Nuoro (-18,9%) e Sassari (-14,7%). Anche Cagliari, pur avendo un'economia più dinamica, ha subito una riduzione del 14,6%.

Secondo l'Ufficio Studi della CGIA di Mestre, il crollo della popolazione giovanile in Sardegna è uno dei più accentuati a livello nazionale e supera di gran lunga la media italiana del -5,8%. Il fenomeno è legato a un forte calo delle nascite e alla continua emigrazione verso il Nord Italia e l'estero, dove le opportunità lavorative sono maggiori.

A livello nazionale, il calo della popolazione giovanile è stato particolarmente marcato nel Mezzogiorno, con una riduzione del 14,7%, mentre il Nord ha registrato un lieve aumento grazie all'immigrazione interna e straniera. In Europa, la situazione è meno drammatica: mentre la Spagna ha perso il 2,8% dei giovani tra il 2014 e il 2023, la Francia è rimasta stabile (+0,1%), la Germania ha visto un incremento dell'1,7% e i Paesi Bassi hanno registrato una crescita significativa del 10,4%.

La denatalità e la crisi demografica

Il declino demografico sardo è in gran parte dovuto alla denatalità. Nel 1943, in piena Seconda guerra mondiale, nell’isola si registravano 30.899 nascite, mentre nel 2023 il numero è crollato a soli 7.242. Questo drastico calo indica un mutamento strutturale nella società sarda, con sempre meno coppie giovani che scelgono di avere figli a causa della precarietà economica e delle difficoltà nel trovare un impiego stabile.

La riduzione della popolazione giovanile porta con sé conseguenze gravi per l’economia locale. Le imprese faticano a trovare personale qualificato, il settore artigianale e agricolo subisce una crisi di ricambio generazionale e l’abbandono scolastico continua a rappresentare un problema significativo, soprattutto nelle aree interne. Inoltre, la fuga di giovani laureati e specializzati verso altre regioni o paesi rischia di depauperare il tessuto economico e sociale dell’isola.

Necessità di investimenti in formazione e lavoro

Per contrastare questa tendenza, la CGIA sottolinea la necessità di investire in istruzione, formazione professionale e opportunità lavorative per i giovani. La creazione di politiche di attrazione per i talenti e incentivi per il rientro di chi è emigrato sono essenziali per evitare un ulteriore spopolamento.

L'immigrazione potrebbe rappresentare una soluzione temporanea per compensare il calo della popolazione attiva, ma deve essere regolata in modo da garantire una reale integrazione nel mercato del lavoro locale. Secondo la CGIA, l'Italia dovrebbe favorire l'ingresso di lavoratori stranieri già formati, con conoscenza della lingua italiana e competenze professionali richieste dalle aziende sarde.

Un altro aspetto critico è la necessità di migliorare le condizioni di vita nelle aree interne della Sardegna, spesso carenti di servizi essenziali come trasporti efficienti, strutture sanitarie adeguate e opportunità di sviluppo economico. Interventi mirati in questi settori potrebbero incentivare i giovani a rimanere o a tornare nell’isola, contribuendo a invertire il trend negativo.

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