Deposito nazionale di scorie nucleari: tremano otto comuni della Sardegna
Il ministro dell’Ambiente Fratin risponde all’interrogazione del M5S: «Strutture sicure, monitorate per 300 anni»
Sassari Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica prova a tranquillizzare tutti e invece rischia di creare ancora più spavento: sui timori sui depositi nucleari in Sardegna dice che c’è da stare sereni perché le aree individuate saranno protette da un «sistema multi barriera» che «garantirà l’isolamento dell’ambiente» per i prossimi 300 anni.
Sardi, state tranquilli, ad Albagiara, Assolo, Usellus, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar e Setzu è probabile che verranno installate infrastrutture nucleari, ma tanto quelle zone poi rimarranno sigillate per tre secoli. Sembra la serie televisiva “Fallout”.
I dubbi Sardegna e impianti nucleari, ci risiamo. Ci sono due binari paralleli: in uno viaggia la decisione di politica e cittadini di non voler ospitare in nessun modo infrastrutture di energia nucleare. Sull’altro binario viaggia spedito il governo che fa le sue valutazioni tecniche e vede l’isola principale indiziata per destinare i depositi. Il tema riemerge dall’ultima interrogazione parlamentare presentata da Emiliano Fenu, portavoce M5s alla Camera dei deputati, direttamente al ministro Gilberto Pichetto Fratin. Nel testo mette insieme la recente discussione avviata dal governo «per una legge quadro finalizzata alla reintroduzione dell'energia nucleare, con particolare attenzione allo sviluppo di reattori nucleari modulari (Smr e Amr)», con gli esiti già noti della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi). Pubblicata dalla società di Stato Sogin nel 2021, individuava diverse località italiane tra cui le otto sarde sopracitate per il deposito di scorie. Nell’interrogazione vengono chieste delucidazioni su iniziative del governo per garantire l’eventuale introduzione dei reattori nucleari nel rispetto delle leggi nazionali, degli esiti referendari e delle disposizioni dello statuto speciale della regione, «assicurando che la regione Sardegna sia adeguatamente coinvolta nel processo decisionale». Ma anche se sia prevista «una valutazione di impatto economico e ambientale specifica per ciascun territorio potenzialmente interessato». Il tema aveva chiamato alle urne la popolazione sarda nel 2011, che si era espressa in maniera contraria con il 97,1% dei voti.
La risposta Il ministro Pichetto Fratin risponde assicurando criteri di approfondimento nell’ambito di un ragionamento che tiene conto «dei luoghi di interesse archeologico e storico. Pertanto, le zone della Sardegna ricomprese tra quelle idonee – si legge nella risposta all’interrogazione – sono state anche sottoposte a questo tipo di valutazione, nell'ambito di una più approfondita analisi relativa a tutte le caratteristiche del territorio». Il governo è fermo sul deposito nazionale. Non esclude che possa trovare collocazione nell’isola e rassicura: «Consentirà lo smaltimento, a titolo definitivo, dei rifiuti radioattivi ad attività molto bassa, bassa e media a breve vita oltre che lo stoccaggio in sicurezza, di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività, media attività e lunga vita e del combustibile esaurito residuale». E ancora, il deposito nazionale «sarà progettato per resistere a una serie di incidenti di riferimento, naturali o procurati Inoltre, la presenza di un sistema multi barriera impedirà rilasci radioattivi e garantirà l'isolamento dall'ambiente per tutto il periodo di esercizio (40 anni)e quello successivo di controllo istituzionale (300 anni), periodo in cui la struttura sarà monitorata per assicurare la massima efficienza delle barriere», si legge. «In sintesi, il ministero non esclude l’eventualità», reagisce Emiliano Fenu. Il monitoraggio di 300 anni lo trova un «aspetto surreale» poi il deputato M5s si dice preoccupato, interpretando le parole di Pichetto Fratin, «per una narrazione che è molto smart, questi reattori nucleari modulari mi sembrano un modo per condire meglio le cose».
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