La Nuova Sardegna

La storia

Graziano Mesina, dal mito alla fine: l'incredibile parabola del bandito sardo che sfidò lo Stato

Graziano Mesina, dal mito alla fine: l'incredibile parabola del bandito sardo che sfidò lo Stato

La vita dell’ex primula rossa, tra arresti, evasioni, latitanza e fughe d’amore

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Sassari Nato a Orgosolo il 4 aprile 1942, Graziano Mesina era il penultimo di dieci figli del pastore Pasquale Mesina e di Caterina Pinna. Fu arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Ottenne il perdono giudiziale e ritornò in libertà ma le porte degli istituti di pena si riaprirono nel maggio del 1960 per aver sparato in un luogo pubblico. La prima delle tante evasioni tentate e riuscite la mise a segno scappando dalla caserma dei carabinieri e dopo la cattura fu condannato a sette mesi. Sino a quel momento si trattava sempre di reati di secondo piano, ma il salto di qualità nella strada del crimine arrivò la sera dell'antivigilia di Natale del 1961 quando entrò in un bar di Orgosolo e ferì a colpi di pistola un pastore colpevole di aver accusato la sua famiglia di essere coinvolta in un sequestro in cui fu ucciso un ostaggio. Arrivò quindi la prima condanna pesante a 16 anni per tentato omicidio.

L'escalation di evasioni proseguì con la fuga da un treno, da ospedali (nel 1962 dal reparto blindato del nosocomio di Nuoro), da carceri (quello da San Sebastiano a Sassari nel 1966 insieme allo spagnolo Miguel Atienza), da caserme. Così iniziò la sua "leggenda" criminale, mito accresciuto dalle voci di visite a ragazze innamorate di lui, da quella di una presenza tra il pubblico del Cagliari calcio mentre era latitante. Furono gli anni dei primi sequestri, ma nel '68 fu riconosciuto a un posto di blocco. Nel 1973, mentre stava scontando il cumulo delle pene inflittegli per sequestri ed evasioni, tentò prima di scappare dal carcere di Volterra e poi da Regina Coeli, a Roma. Nel 1976 ci riuscì dalla prigione di Lecce insieme al terrorista dei Nap Martino Zichitella e altri. Fu arrestato di nuovo nel '77 in Trentino. In carcere a Porto Azzurro dove scontava una condanna all'ergastolo per cumulo di pene, si giocò la semilibertà fuggendo, durante un permesso, con una ragazza che gli scriveva. Catturato, tornò in carcere e ottenne la libertà condizionale nel '91.

Nel 1992 tornò in Sardegna per occuparsi della liberazione del piccolo Farouk Kassam, sequestrato a Porto Cervo (una vicenda piena di ombre sul suo effettivo ruolo). Nel 1993, quando si pensava che avesse cambiato vita, ecco il ritorno in carcere dopo che furono ritrovate armi in un cascinale di San Marzanotto d'Asti, dove viveva facendo il guardiano. Nel novembre del 2004 il presidente della Repubblica Ciampi gli concesse la grazia e sembrò l'inizio di una nuova vita. Tornato a Orgosolo, si riciclò infatti in guida turistica nei luoghi dei sequestri. Ma nel giugno 2013 fu arrestato con l'accusa di essere a capo di un'organizzazione che trafficava droga: fu condannato a 30 anni in appello nel processo svoltosi nel 2018. Nel 2020 le motivazioni della sentenza d'appello non erano però ancora state depositate, facendo dunque decadere la misura cautelare.

Nello stesso anno arrivò la conferma definitiva della condanna, ridotta a 24 anni, da parte della Cassazione e per Mesina si sarebbero dovute nuovamente aprire le porte del carcere. Ma fece perdere le sue tracce e ritornò ufficialmente latitante. Una storia che si ripeteva e nel febbraio del 2021 venne inserito dal ministero dell'interno nell'elenco dei ricercati più pericolosi. Una fuga durata un anno e mezzo e terminata nel dicembre del 2021 quando alla soglia degli ottant'anni venne trovato in un'abitazione di Desulo.

Di lui si ritornò a parlare nel 2023 quando nell'ambito dell'inchiesta Monte Nuovo tra le ipotesi contestate dagli inquirenti ad alcuni degli indagati, tra cui il nipote di Mesina Tonino Crissuntu, c'era anche l'aver aiutato l'anziano bandito nel suo periodo di latitanza. Gli ultimi due anni furono vissuti lontano dall'isola, con quei problemi di salute sempre più gravi e le istanze di scarcerazione sempre respinte. Fino a ieri quando il tribunale di sorveglianza di Milano decise per la scarcerazione. Le sue legali vinsero una battaglia che sembrava poter preludere ad un ritorno in Sardegna, ma purtroppo le sue condizioni di salute erano troppo gravi e questa mattina la morte a Milano.

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