La Nuova Sardegna

Sassari

Le Belle Arti restano con le casse vuote

di Vincenzo Garofalo

Grido d’allarme del presidente all’inaugurazione dell’anno accademico: «Così si muore»

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SASSARI. Le transenne che circondano la facciata principale dell’Accademia di Belle Arti di Sassari rispecchiano la situazione dell’Accademia stessa: un edificio pericolante. E non perché l’Istituto non sia valido, ma semplicemente perché mancano i soldi per oliare al meglio gli ingranaggi della più giovane, ma molto prolifica, delle venti Accademie italiane. L’allarme è stato lanciato ieri mattina nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 dal presidente dell’Istituto, Gavino Mariotti, e dal direttore, Antonio Bisaccia. «La politica e le istituzioni sarde, la Regione, la Provincia e il Comune desiderano che l’Accademia sia presente nel territorio?" chiede provocatoriamente Mariotti. Il parterre de roi adunato per l’occasione nell’aula magna di via Duca degli Abruzzi capisce subito che la cerimonia non sarà tanto festosa. Ci sono il presidente della Provincia Giudici, il sindaco di Sassari Ganau, il prefetto Mulas, il comandante provinciale dei carabinieri, Salsano, Antonello Solinas in rappresentanza dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione Milia. C’è perfino l’arcivescovo Atzei. E Mariotti ne approfitta per spiegare a tutti che l’Accademia è un valore per tutta la Sardegna, e quindi tutta l’isola deve sostenerla, altrimenti da sola non è più in grado di andare avanti. Sì perché fra la Regione che non scuce un euro, Provincia e Comune che non sono in grado di distribuire denari, l’Accademia sassarese intitolata a Mario Sironi, per non scadere in qualità, rischia seriamente di dover chiudere i battenti o di vedersi scippare il titolo a vantaggio di un’altra regione italiana, più ricca e più attenta a puntare sulle Belle Arti. Si regge quasi totalmente con i ricavi delle tasse d’iscrizione pagate dagli studenti: 142mila euro nel 2011 e 137 mila nel 2012. Per il resto, l’unica altra entrata certa arriva dal Ministero, ma sono briciole, e sempre più leggere per via dei tagli imposti dal governo nazionale: il MIur ha erogato 63mila euro nel 2011 e 58.900 euro nel 2012. «In questo modo è chiaro che l’Accademia non può andare avanti», chiarisce il presidente. Eppure l’Accademia Mario Sironi, unica in Sardegna, dovrebbe essere coccolata da tutta l’isola. È il solo istituto di alta formazione che negli ultimi anni ha visto crescere il numero degli iscritti, in netta controtendenza con il trend dei corsi universitari sardi, passati dai 295 dell’anno accademico 201/2011 ai 351 di quest’anno. Nel mare di difficoltà in cui naviga l’Accademia, c’è anche qualche buona notizia. Come i finanziamenti ottenuti a fatica per la ristrutturazione edilizia degli spazi: il Miur ha stanziato 250mila euro per recuperare il sottopiano e realizzare laboratori per il montaggio video e l’animazione, studi di posa, biblioteca e aula multifunzionale. Poi ci sono altri 4,5 milioni di euro di fondi FAS ottenuti per la ristrutturazione complessiva dell’intero edificio. Ciò che latita sono i soldi per finanziare l’attività produttiva vera e propria dell’Accademia: con l’esiguo trasferimento del Ministero e con le tasse pagate dagli studenti, l’Istituto riesce a malapena a chiudere in pareggio i bilanci. Per generare formazione e cultura di alta qualità serve altro: serve l’appoggio incondizionato, ed economico, di un’intera regione.

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