La Nuova Sardegna

Sassari

Omicidio Delogu, condanna confermata

di Nadia Cossu

Sorso, anche per i giudici d’appello Sabrina Glino è colpevole. In primo grado inflitti quattordici anni

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SASSARI. A giugno dell’anno scorso il giudice Antonello Spano non aveva riconosciuto all’imputata il vizio parziale di mente e l’aveva condannata a 14 anni e 8 mesi di reclusione. Ieri la corte d’appello (presidente Mariano Brianda), cui si era rivolto l’avvocato difensore Marco Palmieri, ha confermato la sentenza di primo grado per Sabrina Glino, sassarese di 43 anni accusata dell’omicidio di Giovannino Delogu (di 49), accoltellato la sera del 23 ottobre di tre anni fa nella piazza centrale di Sorso.

Lo scorso marzo, lo psichiatra Paolo Milia aveva depositato la perizia nella quale sostanzialmente dichiarava la donna capace di intendere ma non di volere. L’accertamento psichiatrico-tossicologico era stato richiesto per la necessità di dimostrare che la Glino, con un passato da tossicodipendente, quel giorno non era nelle sue piene facoltà mentali. Giovannino Delogu faceva l’operaio e la sua era una vita normale fino a quando un’auto non gli piombò addosso, a Firenze. Dopo l’incidente dovettero ricostruirgli la calotta cranica nel corso di numerosi interventi mai risolutivi. Il 20 ottobre del 2012 tra l’uomo e la donna era nata una discussione davanti a un bar di piazza Bonfigli, nel pieno centro di Sorso. Lui le aveva dato un colpo sul collo con la mano perché lei l’aveva insultato. Poi erano intervenuti i carabinieri, ma proprio mentre i militari portavano via Delogu, nelle mani di Sabrina Glino era spuntato un coltello a serramanico, con cui lo aveva ferito a morte. La lama aveva attraversato l’addome della vittima e aveva trapassato l’aorta. Un solo colpo ma micidiale che non aveva dato scampo al povero operaio, morto poche ore dopo in ospedale.

A novembre, dopo aver visto gli esiti della perizia tossicologica eseguita da Alessandra Peana e il certificato medico di ingresso in carcere - che parlava di disturbo della personalità - il giudice dell’udienza preliminare aveva disposto una perizia psichiatrica per la donna. In quell'occasione l’avvocato Marco Palmieri aveva confermato davanti al gup e al pm Gianni Caria la scelta del rito abbreviato per la sua cliente, detenuta nel carcere di Bancali con l'accusa di omicidio volontario. Quella del rito che garantisce lo sconto di un terzo di pena era sembrata al legale l'unica strada processuale percorribile visto che l'accoltellamento era avvenuto davanti agli occhi dei carabinieri. E infatti è proprio grazie al rito abbreviato che la Glino ha potuto beneficiare dello sconto di pena. Ora la parola passerà alla Cassazione.

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