La Nuova Sardegna

Sassari

Chirurgia, un disastro annunciato

di Gabriella Grimaldi
Chirurgia, un disastro annunciato

Malati oncologici in lista d’attesa, i sindacati autonomi si scagliano contro i vertici Aou per la cronica carenza di personale

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SASSARI. Non si sono fatte attendere le reazioni delle organizzazioni sindacali alla notizia che un gruppo di malati oncologici si è costituito in comitato per far valere il proprio diritto ad essere curato in modo appropriato. Esistono infatti lunghe liste d’attesa per essere sottoposti agli interventi chirurgici mirati ad eliminare tumori e metastasi dai vari organi colpiti. Una corsa contro il tempo, quella prevista dai protocolli medici per la cura delle forme tumorali, che viene inesorabilmente frenata dalla carenza di personale nelle sale operatorie che quindi funzionano a ranghi ridotti.

«Nessuna meraviglia - afferma la segretaria territoriale del Nursind Fausta Pileri - e nessuna novità. È uno degli effetti, gravissimo, di uno stato di cose che denunciamo da tanto tempo, ormai, senza essere ascoltati dai nostri interlocutori, che dovrebbero essere i vertici delle aziende sanitarie cittadine».

In questo caso ad essere chiamata in causa dalla lettera che il comitato ha indirizzato all’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru e al commissario straordinario Giuseppe Pintor è l’Aou, l’azienda che gestisce sia l’ospedale civile Santissima Annunziata, sia le cliniche di viale San Pietro dove sono in cura gli ammalati oncologici che hanno lanciato l’appello».

La conferma che la situazione della chirurgia nella cittadella sanitaria è di grande difficoltà arriva proprio dal personale che lavora nelle sale operatorie. A quanto pare, infatti, per tentare di non mettere in pericolo la vita dei pazienti che hanno già effettuato gli esami preparatori per gli interventi di cui hanno assoluta necessità si sta procedendo a utilizzare le sale, di mattina per gli interventi programmati e dalle 14 in poi, nel tempo che sarebbe dedicato alle urgenze, per l’asportazione di tumori sempre che non si verifichino priorità assolute. Nonostante questo molti pazienti sono in lista d’attesa senza sapere quando potranno essere operati e con il terrore che la loro malattia nel frattempo progredisca in maniera irreversibile. «La carenza di personale - continua la segretaria del Nursind - sta portando la sanità del Nord Ovest Sardegna al collasso. I primi a farne le spese sono i pazienti che non vedono garantito il diritto alla salute. Poi ci sono i problemi degli addetti ai lavori che anche loro rischiano la salute a causa di ritmi lavorativi intollerabili e con addosso l’enorme responsabilità nel caso di danni agli ammalati ricoverati nei vari reparti». In più lo stesso sindacato, che insieme agli altri autonomi ha chiesto a più riprese incontri con i vertici aziendali e che è protagonista in questi giorni di numerose assemblee con i lavoratori, segnala anche la grande ingiustizia legata alla possibilità di essere curati se si hanno maggiori mezzi economici a disposizione. Un fenomeno riferito soprattutto alla diagnostica, settore martoriato da liste d’attesa che superano l’anno per determinati tipi di accertamenti che invece sarebbero urgenti. «In questi casi basta poter pagare una visita intramoenia negli stessi reparti dove le attese sono infinite per mettersi al riparo da rischi aggiuntivi ed essere controllati dopo pochi giorni». I pazienti che non riescono ad ottenere cure appropriate nel territorio sono costretti, sempre che abbiano la possibilità di anticipare somme ingenti, a “migrare” verso altre destinazioni: un aggravio di costi per il sistema sanitario regionale che si potrebbe evitare con una adeguata organizzazione del lavoro.

In tutto questo i vertici dell’azienda non sembrano disponibili a dare risposte nè ai sindacati, nè agli ammalati, nè agli organi di stampa che hanno pubblicato l’appello dei malati oncologici. Per il momento silenzio assoluto dalla direzione generale di via Coppino. Così i pazienti dovranno solo sperare che l’intervento operatorio per il quale stanno aspettando non arrivi quando ormai è troppo tardi.

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