La Nuova Sardegna

Sassari

Alzheimer, famiglie spesso dimenticate dalle istituzioni

di Pinuccio Saba
Alzheimer, famiglie spesso dimenticate dalle istituzioni

Stato e Regioni hanno pensato ai malati ma non ai congiunti Aima: «Le associazioni non possono fare tutto da sole»

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SASSARI. La cronaca ripropone ed evidenzia, periodicamente, il disagio delle famiglie degli ammalati di Alzheimer. Una forma di demenza senile che - con le altre malattie degenerative legate all’età - appare destinata a crescere nei numeri visto l’allungamento della vita media dell’uomo soprattutto nei paesi occidentali.

Malattie sulle quali la ricerca medica sembra investire risorse umane ed economiche importanti, ma in attesa di una soluzione più o meno definitiva, resta il problema dei dosagi patiti dai congiunti degli anziani colpiti da Alzheimer. «È stato fatto molto per gli ammalati – spiega Pina Ballore, responsabile dell’Aima della provincia di Sassari, l’Associazione italiana malattia di Alzheimer – molto poco per chi invece assiste il congiunto colpito dalla malattia».

Eppure, da tempo, gli esperti sottolineano la particolarità di questi disturbi: che in un primo momento colpiscono la persona, ma che poi coinvolgono interi nuclei familiari. E non sempre la risposta di questi ultimi è razionale ed equilibrata. Anni e anni di assistenza a un parente possono creare disagio e squilibri che in qualche caso sfociano in tragedie, come quella (ultima in ordine di tempo) accaduta ad Anela.

Le istituzioni si sono mosse da tempo per aiutare, con risorse specifiche, l’assistenza socio-sanitaria degli ammalati ma dimenticandosi - in pratica - dei risvolti sociali e psicologici che si abbattono sulle famiglie. «Proprio così – commenta Pina Ballore –, nessuno ha mai preso in considerazione la solitudine del caregiver-familiare (chi fornisce aiuto-assistenza ndr.), le difficoltà che deve affrontare quotidianamente davanti a problemi che non sono solo di carattere sanitario».

Indubbiamente Stato e Regioni, con diverse leggi, hanno recuperato risorse per far fronte a queste malattie. Stando agli ultimi dati del Censis, in Italia sono stati registrati 600 mila casi di demenza senile, al 60 per cento dei quali è stato diagnosticato l’Alzheimer. In Sardegna i casi di demenza senile sono 15 mila e nella sola provincia di Sassari più di 3500. Numeri impressionanti, soprattutto se si considera l’incidenza, cioè il rapporto ammalati-numero degli abitanti della Sardegna, regione nella quale i casi sono destinati ad aumentare.

E in problema centrale rischia di spostarsi ulteriormente sulle famiglie. «Noi ci siano attivati da tempo e abbiamo investito su alcuni corsi di formazione destinati ai congiunti dei malati di Alzheimer – aggiunge la responsabile provinciale dell’Aima – coinvolgendo medici, psicologi, pedagogisti, avvocati (in pochi conoscono i risvolti legali della malattia) personale socio-sanitario che si sono confrontati con le famiglie fornendo aiuto e suggerimenti. Ma da soli non ce la possiamo fare. Le istituzioni, la sanità pubblica, si sono occupati del malato, non dei familiari. Che vanno incontro alla depressione, all’isolamento anche fisico (in molti rinunciano a uscire di casa), situazioni che poi rischiano di esplodere in tragedie. Ecco – conclude Pina Ballore – occorre un cambio di rotta, un cambio di strategia perché queste malattie sono destinate a incidere ulteriormente sul nostro tessuto sociale».

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