La Nuova Sardegna

Sassari

Produzione e innovazione per rilanciare l’olivicoltura

di Antonio Meloni
Produzione e innovazione per rilanciare l’olivicoltura

Appello dal convegno “Sassari città dell’olio” che ha chiuso il concorso Ozzu Sardu Cresce la produzione di Evo di qualità. Attive nel territorio quasi seimila aziende

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SASSARI. Il dato più significativo è l’aumento dei produttori, che fa da contraltare a una stagione sfortunata. L’inverno mite e la conseguente proliferazione della mosca olearia hanno determinato un calo produttivo del 35 per cento. Ma la qualità del prodotto continua a tenere perché l’olio extravergine d’oliva resta una delle eccellenze agroalimentari sarde. Per stare sul mercato, però, occorre investire puntando sulla produzione super intensiva e sull’innovazione.

L’appello arriva dal convegno “Sassari città dell’olio, la cinta olivetata tra identità e futuro”, organizzato ieri da Coldiretti, nel salone della Camera di commercio, a conclusione del secondo concorso oleario regionale “Ozzu sardu”. Commentando i dati snocciolati durante i lavori, Antonio Pazzona, direttore del dipartimento di Agraria, ha detto chiaramente che per stare sul mercato e ridurre le importazioni dalla Spagna, a costi esorbitanti, bisogna puntare sull’innovazione meccanizzando le fasi di potatura e raccolta. Appello ripreso da Nunzio Scaramozzino, del Consorzio olivicolo italiano, quando ha rimarcato che le aziende riescono a essere competitive se l’olio è di qualità, prodotto bene e vendibile. Gli specialisti di settore, comunque, guardano con ottimismo alla crescita di interesse verso l’olivicoltura soprattutto fra gli hobbisti.

La Sardegna vanta numeri di tutto rispetto con le sue 31.212 aziende a fronte di circa quarantamila ettari di oliveto. Di queste 5.722 sono di Sassari, 446 di Olbia, per un totale complessivo di oltre 700 ettari di coltura. Ma si potrebbe fare di più, perché nell’isola restano ancora vaste aree incolte su cui si potrebbe investire. All’aspetto economico, inoltre, si aggiunge quello paesaggistico, tenuto conto del fatto che l’oliveto ha storicamente marcato il paesaggio sardo.

La fascia olivetata che circonda Sassari è un esempio lampante anche se, negli anni, è stata compromessa dall’urbanizzazione. Su questo tema è intervenuto Sandro Roggio proponendo un accostamento interessante tra buon cibo e bel paesaggio: «Le cose buone – ha spiegato l’architetto – nascono anche da un ordine estetico che si traduce in buon governo del territorio e in Sardegna, purtroppo, non è andata così perché la carenza di presidio è ricaduta spesso sulla promozione che una diversa politica di salvaguardia dell’agricoltura e della ricettività avrebbe potuto garantire con ottimi risultati».

Battista Cualbu ha colto l’occasione per rilanciare la vertenza in atto con la Regione tornando sui temi cari alla Confederazione. Senza usare mezzi termini, il presidente regionale di Coldiretti ha parlato di “politica distratta” e di necessità di valorizzare il lavoro dei produttori. «Duole constatare che nelle mense scolastiche e universitarie – ha concluso Cualbu – non si consumi neanche un goccio di olio sardo e questo è uno dei motivi per cui non riusciamo a essere competitivi a fronte di oltre 300 cultivar presenti nell’isola».

Il convegno, coordinato dal giornalista Pasquale Porcu, si è aperto con i saluti del vicesindaco di Sassari Gianni Carbini e del presidente della Camera di Commercio Gavino Sini.

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