«In cattedra sale un amico di studi»
di Mario Girau
Con il clero sassarese un rapporto iniziato in seminario e nella facoltà teologica
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SASSARI. Visi sorridenti e soddisfatti ieri in cattedrale quando padre Paolo Atzei ha annunciato il nome del suo successore, il quarantottesimo arcivescovo della storia delle diocesi unificate di Sassari, Ploaghe e Sorres. Don Gian Franco Saba è conosciuto dal clero turritano. Molti preti gli sono stati compagni di studi in seminario, i più giovani l’hanno avuto professore di Patristica alla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, gli anziani l’hanno visto all’opera nelle associazioni cattoliche e nella commissione presbiterale regionale. Insomma due dei tre protagonisti – il terzo è il laicato - della comunità cristiana si conoscono, e il dialogo può partire immediatamente.
La nomina così tempestiva, all’inizio dell’estate, consente al nuovo presule di passare l’estate sui libri, di entrare nel cuore dei problemi della diocesi per partire prontamente con la programmazione pastorale fin dal prossimo autunno. Dopo l’entusiasmo iniziale, infatti, preti e laici non baderanno molto alla “luna di miele” del vescovo con la diocesi e a monsignor Saba i sacerdoti solleciteranno risposte – cioè direttive, regole, anche ricette vincenti - per potenziare ulteriormente la pastorale vocazionale, frenare la fuga dei giovani dalle parrocchie, rendere usuale e senza polemiche la figura dei “testimoni”nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, sole per citare le più ricorrenti. I laici chiederanno spazio, il riconoscimento e la pratica del loro sacerdozio comune, il ruolo di corresponsabili e non di semplici collaboratori “manovali” dentro le comunità parrocchiali.
La crisi delle vocazioni, problema comune a tutte le diocesi sarde, a Sassari non ha ancora raggiunto livelli veramente preoccupanti. Sono 155 i sacerdoti e diaconi a disposizione di don Gian Franco Saba mentre sei giovani si preparano nel seminario maggiore regionale. Numeri che consentono di governare più che bene le 60 parrocchie della diocesi distribuite in 28 comuni, con i tre quarti della popolazione diocesana – circa 226 mila abitanti – concentrata nei comuni di Sassari, Portotorres e Sorso. I veri problemi si chiamano spopolamento e invecchiamento.
La nomina così tempestiva, all’inizio dell’estate, consente al nuovo presule di passare l’estate sui libri, di entrare nel cuore dei problemi della diocesi per partire prontamente con la programmazione pastorale fin dal prossimo autunno. Dopo l’entusiasmo iniziale, infatti, preti e laici non baderanno molto alla “luna di miele” del vescovo con la diocesi e a monsignor Saba i sacerdoti solleciteranno risposte – cioè direttive, regole, anche ricette vincenti - per potenziare ulteriormente la pastorale vocazionale, frenare la fuga dei giovani dalle parrocchie, rendere usuale e senza polemiche la figura dei “testimoni”nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, sole per citare le più ricorrenti. I laici chiederanno spazio, il riconoscimento e la pratica del loro sacerdozio comune, il ruolo di corresponsabili e non di semplici collaboratori “manovali” dentro le comunità parrocchiali.
La crisi delle vocazioni, problema comune a tutte le diocesi sarde, a Sassari non ha ancora raggiunto livelli veramente preoccupanti. Sono 155 i sacerdoti e diaconi a disposizione di don Gian Franco Saba mentre sei giovani si preparano nel seminario maggiore regionale. Numeri che consentono di governare più che bene le 60 parrocchie della diocesi distribuite in 28 comuni, con i tre quarti della popolazione diocesana – circa 226 mila abitanti – concentrata nei comuni di Sassari, Portotorres e Sorso. I veri problemi si chiamano spopolamento e invecchiamento.