Vandali a “Su Crucifissu mannu”, gravi i danni alle tombe
preoccupazione per le condizioni di una delle necropoli più importanti della Sardegna
PORTO TORRES. Nella necropoli di Su Crucifissu Mannu - uno dei siti archeologici più importanti della Sardegna - sono stati riscontrati gravi danni alle tombe. Tra le parti più danneggiate ci sono due protomi taurine accostate, realizzate a basso rilievo, ossia figure di tipo naturalistico con corna lunate impostate sul muso del bovino. Quello che preoccupa maggiormente sono il moltiplicarsi degli atti vandalici compiuti in quest’ultimo periodo, dove sono stati spostati grossi macigni da un vicino muretto a secco e poi lanciati all’interno degli ipogei funerari senza alcuna ragione plausibile.
Una situazione davvero inverosimile considerando che il sito si trova in zona periferica ed è raggiungibile solo svoltando in una strada sterrata all’altezza della borgata di Li Lioni. La zona è isolata, vicino al complesso archeologico da qualche anno c’è il centro di prima accoglienza riservato ai migranti e per il resto solo campagne disabitate e nulla più. La necropoli si trova però in un terreno privato e per poter essere preservata attraverso una recinzione è necessaria una autorizzazione da parte dei proprietari. Una situazione a cui è necessario porre rimedio urgentemente comunque, per evitare il rischio di vedere distrutto un sito di così notevole importanza storica che fa parte del grande patrimonio archeologico presente nella città turritana.
La necropoli è infatti databile al neolitico finale, con fasi dell'eneolitico e del bronzo antico (3200-1600 avanti Cristo), e fu scavata nel 1956 e nel 1972-80 da Maria Luisa Ferrarese Ceruti. Da quando esiste l’evento Monumenti Aperti è sicuramente uno dei siti più ricercati dagli amanti dell’archeologia, e non solo, e la stessa organizzazione della manifestazione regionale mette a disposizione un bus per portare i visitatori a Su Crocifissu Mannu.
La necropoli comprende almeno 22 sepolture - alcune delle quali rinvenute sigillate - che documentano singolari pratiche sepolcrali. Gli ipogei sono accessibili mediante un ingresso a pozzetto verticale o attraverso un corridoio (“dromos”) discendente: le planimetrie, piuttosto articolate, tipiche delle necropoli ipogeiche della zona del Sassarese, presentano numerosi vani disposti intorno ad un'ampia camera principale.
Da tombe non precisate vengono anche tre idoletti “cicladici” con la figura della dea madre, a conferma della coesistenza dei principi maschile e femminile connessi ai concetti di fecondità, e il ritrovamento del cranio trapanato “in vivo”. Gli esperti giudicano inoltre molto interessanti, pur non preistoriche e sovrastanti alle tombe stesse, anche le tracce sul piano di roccia di slitte o carri per il trasporto di blocchi. Risalgono ad età romana o medioevale e dovevano servire per realizzare gli edifici della vicina Turris Libisonis, ora Porto Torres.