Nuove grandi palme in piazza d’Italia? I soldi non ci sono
I tecnici nella scelta devono fare i conti col budget limitato. La washingtonia resiste al punteruolo, ma sarebbe costosa
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SASSARI. Sulle soluzioni estetiche per piazza d’Italia non c’è poi tanto da sbizzarrirsi: i soldi sono pochi e le piante di grosse dimensioni costano tanto. Quindi i docenti universitari di Botanica Rossella Filigheddu, di Arboricoltura Maurizio Mulas e di Urbanistica Alessandro Plaisant, nel mettere in campo le loro proposte, hanno per prima cosa dovuto fare i conti con i limiti di budget. Si sono incontrati ieri pomeriggio nell’ambito di un tavolo tecnico al quale ha partecipato l’assessore all’Ambiente del Comune e i funzionari del settore. Il tema caldo, naturalmente, è la sostituzione delle palme attaccate dal punteruolo rosso che l’amministrazione comunale ha raso al suolo e sta continuando ad abbattere.
Il nodo più urgente da sciogliere è quello di Piazza d’Italia, dove l’approccio estetico risulta prevalente. Le palme di alto fusto hanno sempre connotato la fisionomia della piazza, facendo da cornice al monumento di Vittorio Emanuele. Anche il recente rifacimento di piazza d’Italia ha voluto riprendere la logica prospettica che si concentrava tutta sulla valorizzazione del monumento centrale e sullo sfondo del palazzo della Provincia. Le palme, in questo contesto, costituivano un elemento estetico accessorio perfetto.
«Nonostante il ripristino delle palme sia fortemente sconsigliato – dice il professor Mulas – nel caso di piazza d’Italia un certo intestardimento sarebbe più che giustificato. Solo che si tratta di una soluzione che pone una serie di problemi». Lo spazio di azione si sostanzia in un minuscolo fazzoletto di verde attorno alla statua, con le aiuole piccolissime. La messa dimora di piante di alto fusto sarebbe difficoltoso. Niente palme canarie, dal momento che col punteruolo in azione avrebbero vita brevissima. Ma la specie washingtonia, ad esempio, è molto più resistente all’attacco del parassita, e con un minimo di cure preventive avrebbe grosse possibilità di sopravvivere. Resta però il problema dei costi. Per acquistare esemplari di una certa altezza, che garantirebbero subito un ripristino estetico della “cartolina” della piazza, occorrono dai 10 ai 20 mila euro a pianta. E il Comune, a quanto pare, non può affatto permettersi di affrontare una simile spesa per ripristinare le quattro aiuole. Allora in ballo ci sono altre alternative meno onerose, in grado tuttavia di produrre un efficace impatto visivo. Per quanto riguarda invece piazza Castello e via Roma la scelta degli alberi non è così vincolata a paletti estetici così rigidi. Quindi i tecnici potranno coniugare anche altre funzioni, scegliendo esemplari con fronde che magari producano ombra, o ancora che assorbano Co2 o trattengano le polveri sottili. Insomma, una selezione più orientata alla ecosostenibilità urbana.
Per il momento sulle proposte messe sul tavolo c’è riserbo, perché verranno sottoposte al vaglio del sindaco e successivamente del Consiglio. Non è escluso poi che la scelta definitiva, dal momento che le alternative sono diverse, possa passare attraverso un sondaggio con i cittadini. (lu.so.)
Il nodo più urgente da sciogliere è quello di Piazza d’Italia, dove l’approccio estetico risulta prevalente. Le palme di alto fusto hanno sempre connotato la fisionomia della piazza, facendo da cornice al monumento di Vittorio Emanuele. Anche il recente rifacimento di piazza d’Italia ha voluto riprendere la logica prospettica che si concentrava tutta sulla valorizzazione del monumento centrale e sullo sfondo del palazzo della Provincia. Le palme, in questo contesto, costituivano un elemento estetico accessorio perfetto.
«Nonostante il ripristino delle palme sia fortemente sconsigliato – dice il professor Mulas – nel caso di piazza d’Italia un certo intestardimento sarebbe più che giustificato. Solo che si tratta di una soluzione che pone una serie di problemi». Lo spazio di azione si sostanzia in un minuscolo fazzoletto di verde attorno alla statua, con le aiuole piccolissime. La messa dimora di piante di alto fusto sarebbe difficoltoso. Niente palme canarie, dal momento che col punteruolo in azione avrebbero vita brevissima. Ma la specie washingtonia, ad esempio, è molto più resistente all’attacco del parassita, e con un minimo di cure preventive avrebbe grosse possibilità di sopravvivere. Resta però il problema dei costi. Per acquistare esemplari di una certa altezza, che garantirebbero subito un ripristino estetico della “cartolina” della piazza, occorrono dai 10 ai 20 mila euro a pianta. E il Comune, a quanto pare, non può affatto permettersi di affrontare una simile spesa per ripristinare le quattro aiuole. Allora in ballo ci sono altre alternative meno onerose, in grado tuttavia di produrre un efficace impatto visivo. Per quanto riguarda invece piazza Castello e via Roma la scelta degli alberi non è così vincolata a paletti estetici così rigidi. Quindi i tecnici potranno coniugare anche altre funzioni, scegliendo esemplari con fronde che magari producano ombra, o ancora che assorbano Co2 o trattengano le polveri sottili. Insomma, una selezione più orientata alla ecosostenibilità urbana.
Per il momento sulle proposte messe sul tavolo c’è riserbo, perché verranno sottoposte al vaglio del sindaco e successivamente del Consiglio. Non è escluso poi che la scelta definitiva, dal momento che le alternative sono diverse, possa passare attraverso un sondaggio con i cittadini. (lu.so.)