Ragazzino ucciso dal pullman a Ittiri, l’autista sarà processato
Il dipendente dell’Arst indagato per l’omicidio colposo di uno studente 14enne
INVIATO A ITTIRI. Sarà un processo a stabilire se la morte di Antonio Meloni, lo studente di Ittiri di soli 14 anni, schiacciato da un pullman dell’Arst la mattina del 24 novembre di due anni fa mentre attendeva il mezzo pubblico per andare a scuola, si sarebbe potuta evitare.
A quasi due anni di distanza dalla quella tragedia – ancora viva nella comunità ittirese – è arrivata una svolta improvvisa nell’inchiesta della magistratura.
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Il giudice delle indagini preliminari Carmela Rita Serra ha infatti ordinato al pubblico ministero Mario Leo, titolare dell’inchiesta, di formulare l’imputazione per omicidio colposo nei confronti di Andreuccio Uggias – 46 anni di Sennori ma residente a Sassari – l’autista dell’Arst che si trovava alla guida del mezzo pubblico lungo 18 metri, sotto il quale trovò la morte il povero Antonio davanti agli occhi dei suoi amici.
La tragedia si era verificata alle 7.30 del mattino nel piazzale di via Missingiagu, la distesa d’asfalto antistante il cimitero di Ittiri, da cui ogni mattina, a bordo dei pullman dell’Arst, gli studenti del paese partono per raggiungere gli istituti scolastici di Sassari e Alghero.
L’autista del mezzo pubblico era stato iscritto immediatamente nel registro degli indagati da parte della Procura della Repubblica di Sassari per omicidio colposo, ma dopo aver letto la consulenza tecnica dell’ingegner Marco Antonio Pes, responsabile della Motorizzazione civile di Sasari, a fine gennaio di quest’anno il titolare dell’inchiesta aveva chiesto l’archiviazione del procedimento.
Il perito aveva stabilito che Antonio «era caduto improvvisamente, forse per la perdita di equilibrio, battendo il capo contro il manto stradale – si legge nell’ordinanza di rigetto della richiesta di archiviazione – e solo dopo che era già a terra le ruote del bus avrebbero “pizzicato” leggermente l’arto inferiore sinistro». Per i genitori di Antonio Meloni, figlio unico, era stata una mazzata. Non poter sapere se ci fosse un responsabile per quella tragedia immane aveva aggiunto dolore allo strazio con cui Francesco Meloni e sua moglie Caterina Tilocca sono costretti a vivere da quasi due anni. A febbraio i legali della famiglia di Antonio, gli avvocati Vittorio Delogu e Michele Galia, si sono opposti alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero Mario Leo allegando una nuova perizia, eseguita dall’ingegnere cagliaritano Stefano Ferrigno.
La loro tenacia è stata premiata qualche giorno fa, quando il giudice delle indagini preliminari, dopo aver letto la nuova relazione sull’incidente ha sciolto la riserva e – fatto abbastanza raro – ha imposto al pm di formulare l’imputazione per omicidio colposo nei confronti dell’autista dell’Arst. Per il perito della famiglia Meloni il conducente del mezzo pubblico «non avrebbe dovuto semplicemente rallentare – ha scritto il gip nelle quattro pagine di ordinanza – ma arrestare la marcia del veicolo, tanto più che come egli stesso ha sostenuto e come rilevato dal consulente del pm aveva una visuale molto limitata». Entro tre mesi per Andreuccio Uggias, difeso dall’avvocato Nicola Satta, sarà fissata la data del processo davanti al giudice monocratico.
«Siamo davvero soddisfatti – spiegano gli avvocati Delogu e Galia – confidiamo che il processo possa accertare le reali responsabilità dei vari enti pubblici che hanno gravemente omesso di vigilare su una situazione che esponeva da anni al pericolo i giovani studenti di Ittiri». Il pullman su cui il quattordicenne doveva salire per recarsi a scuola, al liceo Scientifico di Sassari, non riuscì a evitarlo perché Antonio – insieme ai compagni – correva accanto al mezzo pubblico per assicurarsi un posto a bordo. Un’usanza assurda, diffusa in tanti centri dell’isola, che autisti dell’Arst e sindacalisti avevano segnalato più volte. Nessuno però prese provvedimenti e il sorriso splendido di Antonio Meloni si spense a soli 14 anni, quando il giovane studente si era appena affacciato alla vita. I suoi genitori non hanno mai chiesto vendetta, ma solo giustizia. «Perché – hanno detto commentando la decisione del gip – non si può perdere la vita a soli 14 anni mentre si sta per andare a scuola».
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