Coronavirus, in Sardegna 40mila test per l'indagine epidemiologica
Si comincia nei comuni dove non sono stati segnalati contagi alla ricerca di eventuali pazienti asintomatici: per procedere alla riapertura bisogna stabilire come si è mosso il virus
CAGLIARI. Entro la settimana, al più tardi agli inizi della prossima, partirà l'indagine epidemiologica sulla diffusione del Covid-19 in Sardegna. La Regione ha già a disposizione diecimila test rapidi anticorpali, altri diecimila sono in arrivo mentre ulteriori 20mila saranno ordinati a stretto giro. In totale, in questa fase, saranno effettuati circa quarantamila esami rapidi. L'indagine affiancherà quella promossa a livello nazionale dal ministero della Salute che ha programmato 150mila test sierologici in totale (su sangue venoso), di cui cinquemila per l'Isola.
«Sarà un'indagine mirata, basata su criteri severi e stringenti per accertare la reale entità della circolazione del virus in Sardegna - ha spiegato in commissione Sanità l'assessore Mario Nieddu - riguarderà in particolare quei comuni (quasi 253 su 377, ndr.) dove finora non sono stati registrati casi di coronavirus». Quindi, servirà a capire se realmente il Covid-19 non ha colpito alcuni centri o se, invece, sono presenti soggetti asintomatici.
«La fase 2 si avvicina - ha chiarito l'esponente della Giunta Solinas - ma se vogliamo procedere ad una graduale riapertura delle attività lo dobbiamo fare su dati certi. Se dovessimo accertare la presenza del virus in zone ritenute immuni lo scenario cambierebbe radicalmente».
Funzionale alla fase 2 è l'operatività delle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, ovvero squadre di medici e infermieri che dovranno garantire interventi rapidi e mirati a domicilio. «Contiamo di attivarle al più tardi, entro le prossima settimana - ha dichiarato l'assessore - si tratta di risolvere alcuni problemi organizzativi che riguardano, in particolare, l'individuazione delle sedi». (Ansa).