«L’archeologa che scoprì le Domus»
L’Antiquarium turritano ricorda Antonietta Boninu e la sua importante attività
2 MINUTI DI LETTURA
PORTO TORRES. «Una delle figure più importanti dell’archeologia sarda e, in particolar modo, di Porto Torres». L’ha definita così, nel suo ultimo saluto, la pagina Facebook dell’Antiquarium Turritano, istituzione che lei aveva contribuito in maniera decisiva a fare nascere, curandone anche l'allestimento nel 1984. Lei era, è Antonietta Boninu, per tutti in città «la dottoressa Boninu, così la chiamavamo anche noi giovani della cooperativa Sarda Ce.Ar. nel lontano 1979», ricorda Giantonello Sanna, uno degli operatori della sede turritana.
A Porto Torres Antonietta Boninu era di casa. Come poteva non esserlo un’archeologa brillante e intraprendente come lei, nella più importante colonia romana della Sardegna? Senza esagerazione, si potrebbe dire che il settore archeologico a Porto Torres si possa suddividere in due epoche: prima dell’arrivo della dottoressa Boninu, e dopo.
Prima del suo arrivo le conoscenze su Turris Libisonis erano limitate a Palazzo di Re Barbaro, le Terme Maetzke e Pallottino, oltre a qualche porzione di necropoli. Quelle sui mosaici erano scarne. Con l’avvento della dottoressa tutto è cambiato: dagli scavi nella necropoli meridionale di San Gavino di fine anni Settanta alla scoperta della Domus del Satiro e della rispettiva maschera, dall’indagine nella Domus dei mosaici marini o del Mercante, come le piaceva chiamarla, a quelle a la Piccola e Marinella. Su tutte, la scoperta della Domus di Orfeo e in, Via delle Terme, di una struttura monumentale, delle statue di Ercole e degli imperatori, di un mosaico con iscrizione unica. Non solo archeologia sul campo, ma un’instancabile attività di divulgazione e la creazione della struttura tecnica: si deve a lei la nascita nel 1978 della sede operativa turritana della Soprintendenza Abap, istituita ufficialmente con Decreto Ministeriale nel 1992 e inopinatamente chiusa quest’anno. Antonietta Boninu, al cospetto di un fisico minuto, è stata un’autentica gigante, una donna carismatica, una leader vera .
Emanuele Fancellu
A Porto Torres Antonietta Boninu era di casa. Come poteva non esserlo un’archeologa brillante e intraprendente come lei, nella più importante colonia romana della Sardegna? Senza esagerazione, si potrebbe dire che il settore archeologico a Porto Torres si possa suddividere in due epoche: prima dell’arrivo della dottoressa Boninu, e dopo.
Prima del suo arrivo le conoscenze su Turris Libisonis erano limitate a Palazzo di Re Barbaro, le Terme Maetzke e Pallottino, oltre a qualche porzione di necropoli. Quelle sui mosaici erano scarne. Con l’avvento della dottoressa tutto è cambiato: dagli scavi nella necropoli meridionale di San Gavino di fine anni Settanta alla scoperta della Domus del Satiro e della rispettiva maschera, dall’indagine nella Domus dei mosaici marini o del Mercante, come le piaceva chiamarla, a quelle a la Piccola e Marinella. Su tutte, la scoperta della Domus di Orfeo e in, Via delle Terme, di una struttura monumentale, delle statue di Ercole e degli imperatori, di un mosaico con iscrizione unica. Non solo archeologia sul campo, ma un’instancabile attività di divulgazione e la creazione della struttura tecnica: si deve a lei la nascita nel 1978 della sede operativa turritana della Soprintendenza Abap, istituita ufficialmente con Decreto Ministeriale nel 1992 e inopinatamente chiusa quest’anno. Antonietta Boninu, al cospetto di un fisico minuto, è stata un’autentica gigante, una donna carismatica, una leader vera .
Emanuele Fancellu