La difesa: clamoroso errore giudiziario
L’avvocato Marras: «L’agente Sanna è distrutto». Le parti civili: «Giustizia è fatta»
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SASSARI. «Da quarant’anni rispetto le sentenze ma questo non mi proibisce di ritenere che stavolta siamo davanti a un clamoroso errore giudiziario». L’avvocato Agostinangelo Marras, difensore insieme al collega Franco Luigi Satta dell’agente di polizia penitenziaria Mario Sanna, di rientro da Roma ha commentato con queste parole il verdetto della Suprema corte. «Partendo dal presupposto che ci sono state due sentenze contrastanti posso dire che un terzo processo sarebbe servito per una rivisitazione generale di tutta la vicenda». Mario Sanna, a maggio del 2019, aveva urlato tutta la sua disperazione e la rabbia dopo la lettura della sentenza che lo condannava all’ergastolo: «I delinquenti hanno più voce in capitolo delle persone perbene».
«Gli ho comunicato il verdetto al telefono – ha detto Marras – è un uomo distrutto, era incredulo». Mario Sanna, che nelle carceri lavora da una vita, che negli istituti di pena dove è stato durante la sua carriera ha collezionato encomi, ora ci dovrà entrare nella veste di detenuto.
La difesa, davanti ai giudici di Roma, ha puntato principalmente sull’inattendibilità di Bigella e quindi sul «difetto motivazionale della sentenza in ordine alle menzogne del pentito». Ma sono stati toccati anche gli aspetti delle perizie contrastanti e dell’inquinamento probatorio della cella in cui Erittu fu trovato morto: «Inquinamento che c’è stato ma non per coprire l’omicidio – hanno sostenuto i difensori – piuttosto con la sola finalità di evitare sanzioni agli agenti che non avevano vigilato su quel detenuto a rischio suicidio».
Dall’altra parte la soddisfazione dei legali della parte civile Nicola Satta, Lorenzo Galisai e Marco Costa che tutelavano gli interessi dei familiari della vittima: «Non si può mai gioire di una condanna all’ergastolo – hanno commentato – ma ripetendo la frase pronunciata dalla sorella di Marco Erittu possiamo solo dire che giustizia è stata fatta». Rigettata, infine, l’opposizione del ministero della Giustizia che, citato come responsabile civile, aveva chiesto di essere estromesso. La Cassazione lo ha dichiarato responsabile per il risarcimento del danno. (na.co.)
«Gli ho comunicato il verdetto al telefono – ha detto Marras – è un uomo distrutto, era incredulo». Mario Sanna, che nelle carceri lavora da una vita, che negli istituti di pena dove è stato durante la sua carriera ha collezionato encomi, ora ci dovrà entrare nella veste di detenuto.
La difesa, davanti ai giudici di Roma, ha puntato principalmente sull’inattendibilità di Bigella e quindi sul «difetto motivazionale della sentenza in ordine alle menzogne del pentito». Ma sono stati toccati anche gli aspetti delle perizie contrastanti e dell’inquinamento probatorio della cella in cui Erittu fu trovato morto: «Inquinamento che c’è stato ma non per coprire l’omicidio – hanno sostenuto i difensori – piuttosto con la sola finalità di evitare sanzioni agli agenti che non avevano vigilato su quel detenuto a rischio suicidio».
Dall’altra parte la soddisfazione dei legali della parte civile Nicola Satta, Lorenzo Galisai e Marco Costa che tutelavano gli interessi dei familiari della vittima: «Non si può mai gioire di una condanna all’ergastolo – hanno commentato – ma ripetendo la frase pronunciata dalla sorella di Marco Erittu possiamo solo dire che giustizia è stata fatta». Rigettata, infine, l’opposizione del ministero della Giustizia che, citato come responsabile civile, aveva chiesto di essere estromesso. La Cassazione lo ha dichiarato responsabile per il risarcimento del danno. (na.co.)