Piano fluviale, nuovo stop dalla Soprintendenza
di Gavino Masia
Dovranno essere fatti scavi preventivi nel terreno dell’ex maneggio Il progetto, finanziato 20 anni fa, prevede la sistemazione del Rio Mannu
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PORTO TORRES. Si allungano i tempi per poter finalmente appaltare i lavori relativi al progetto definitivo del Pit fluviale – finanziato circa venti anni fa dalla Regione con un importo di 5 milioni e 229mila euro – perché la Soprintendenza archeologica ha richiesto uno scavo nel terreno dell’ex maneggio. In quella vasta porzione di terreno dove prima si allenavano e gareggiavano i giovani della scuola di equitazione, sono stati realizzate qualche anno fa delle indagini georadar propedeutiche proprio agli interventi di sistemazione del rio Mannu.
L’equipe dell’università di Cagliari, guidata dal professore di Geofisica Gaetano Ranieri, aveva infatti rilevato diverse anomalie che potrebbero riferirsi a banchinamenti. Quelle indagini di allora devono quindi essere chiarite, prima di dare il via all’ultimo step del progetto del parco fluviale, per verificare o meno la presenza di resti archeologici che dovranno essere preventivamente preservati prima dell’inizio dei lavori sul fiume. I banchinamenti rilevati dal georadar, infatti, potrebbero confermare la teoria che nel primo insediamento di Turris Libisonis ci fosse un porto fluviale all’imboccatura del rio Mannu, che permetteva il riparo dai venti dominanti, e solo successivamente, e contemporaneamente alla costruzione del Ponte Romano, è stato costruito il porto Romano nel bacino storico. Per non perdere ulteriore tempo, comunque, l’ufficio tecnico comunale ha affidato alla ditta Habitat Sardegna Srl, con sede legale a Thiesi, l’intervento dei lavori di scavo archeologico nell’area del Ponte Romano per l’importo complessivo di 73mila e 297,72 euro. Le prescrizioni della Soprintendenza archeologica erano pervenute un anno e mezzo fa nell’ambito dell’istruttoria di Valutazione di impatto ambientale del progetto del Pit fluviale, dove si era reso necessario procedere con la nomina di un archeologo di esperienza per le indagini archeologiche e la verifica preventiva di interesse archeologico dei tre siti di stoccaggio dei materiali provenienti dal rimodellamento e dragaggio dell’alveo del fiume.
Il progetto di scavo redatto dall’archeologo è stato acquisito dal Comune lo scorso settembre, che ha subito identificato l’impresa per l’esecuzione delle indagini archeologiche in sei punti del terreno. Dopo questi risultati, considerando che gli espropri dei terreni sono stati già realizzati, l’iter progettuale dovrebbe arrivare alle fase finali, ovvero l’approvazione del progetto da parte della giunta comunale e poi la formulazione del bando per affidare i lavori. Gli interventi riguardano la risagomatura del corso d’acqua e la riqualificazione di tutta l’area del Ponte Romano che sarà valorizzata anche dal punto di vista naturalistico e può essere fruibile per praticare attività sportive come il canottaggio. Previsti anche percorsi pedonali in perfetta sicurezza lungo le sponde del fiume.
L’equipe dell’università di Cagliari, guidata dal professore di Geofisica Gaetano Ranieri, aveva infatti rilevato diverse anomalie che potrebbero riferirsi a banchinamenti. Quelle indagini di allora devono quindi essere chiarite, prima di dare il via all’ultimo step del progetto del parco fluviale, per verificare o meno la presenza di resti archeologici che dovranno essere preventivamente preservati prima dell’inizio dei lavori sul fiume. I banchinamenti rilevati dal georadar, infatti, potrebbero confermare la teoria che nel primo insediamento di Turris Libisonis ci fosse un porto fluviale all’imboccatura del rio Mannu, che permetteva il riparo dai venti dominanti, e solo successivamente, e contemporaneamente alla costruzione del Ponte Romano, è stato costruito il porto Romano nel bacino storico. Per non perdere ulteriore tempo, comunque, l’ufficio tecnico comunale ha affidato alla ditta Habitat Sardegna Srl, con sede legale a Thiesi, l’intervento dei lavori di scavo archeologico nell’area del Ponte Romano per l’importo complessivo di 73mila e 297,72 euro. Le prescrizioni della Soprintendenza archeologica erano pervenute un anno e mezzo fa nell’ambito dell’istruttoria di Valutazione di impatto ambientale del progetto del Pit fluviale, dove si era reso necessario procedere con la nomina di un archeologo di esperienza per le indagini archeologiche e la verifica preventiva di interesse archeologico dei tre siti di stoccaggio dei materiali provenienti dal rimodellamento e dragaggio dell’alveo del fiume.
Il progetto di scavo redatto dall’archeologo è stato acquisito dal Comune lo scorso settembre, che ha subito identificato l’impresa per l’esecuzione delle indagini archeologiche in sei punti del terreno. Dopo questi risultati, considerando che gli espropri dei terreni sono stati già realizzati, l’iter progettuale dovrebbe arrivare alle fase finali, ovvero l’approvazione del progetto da parte della giunta comunale e poi la formulazione del bando per affidare i lavori. Gli interventi riguardano la risagomatura del corso d’acqua e la riqualificazione di tutta l’area del Ponte Romano che sarà valorizzata anche dal punto di vista naturalistico e può essere fruibile per praticare attività sportive come il canottaggio. Previsti anche percorsi pedonali in perfetta sicurezza lungo le sponde del fiume.