La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, stalking all’ex marito: 40enne a giudizio

di Nadia Cossu
Sassari, stalking all’ex marito: 40enne a giudizio

La donna aveva diffuso dei volantini nei quali presentava l’uomo come un gigolò. Ma lui ora vuole rimettere la querela

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SASSARI. Si è presentato in aula e ha chiesto al giudice, attraverso il suo avvocato, la possibilità di ottenere un rinvio dell’udienza. L’uomo, infatti, vittima di stalking da parte della ex moglie, ha spiegato di trovarsi in una fase di riflessione e di essere intenzionato a rimettere la querela. Il pubblico ministero non si è opposto e il giudice, d’accordo sulla richiesta, l’ha accolta e ha rinviato.

Sono pochi i casi di atti persecutori che approdano in tribunale con la donna imputata e l’uomo parte offesa. In questa storia lo stalking da parte di una quarantenne era cominciato dopo la separazione dal coniuge. Un lungo periodo fatto di minacce, telefonate, offese continue, denunce su fatti spesso inventati per mettere nei guai l’uomo. Quest’ultimo (assistito dall’avvocato Antonio Secci), da parte sua non avrebbe versato l’assegno di mantenimento per la figlia minorenne e durante un incontro avrebbe minacciato l’ex moglie. E così si erano denunciati a vicenda. Ecco perché in questo procedimento appaiono entrambi nelle vesti di imputati e parti offese.

Il reato più grave era stato però contestato a lei. La ex moglie era arrivata a scrivere su un quaderno che si trovava all’interno di una lavanderia – dove il marito era solito servirsi e nel quale andavano moltissimi clienti – questa frase: «Cerco ragazza per serate romantiche, sono carino, sexy e con moltissimi soldi...». Aveva poi inserito professione e luogo di lavoro, nome e numero di telefono di lui, e aveva aggiunto: «Contattatemi, vi prego. Sono un ragazzo serio di buona famiglia, separato».

Per questa ragione il pm l’aveva accusata anche di violazione di quanto disposto dall’articolo 23 del decreto legislativo 196/2003 in riferimento al trattamento dei dati personali (sensibili) senza il consenso espresso dell’interessato. E nel biglietto lasciato in lavanderia i dati sensibili c’erano tutti: nome, numero di telefono, età, professione, addirittura anche il luogo di lavoro. La donna, inoltre, avrebbe «in più occasioni – scriveva il pm nella richiesta di rinvio a giudizio – diffamato l’ex marito su Facebook attraverso la pubblicazione di frasi e messaggi dal contenuto denigratorio». Sia telefonicamente che mediante messaggi «proferiva asserzioni false sui comportamenti e sull’operato dell’uomo, nonché affermava falsamente di essere minacciata di morte dall’ex marito».

C’erano poi le offese alla nuova compagna di lui e la minaccia che le avrebbe fatto «scoppiare la casa». In un’altra circostanza la donna avrebbe minacciato al telefono l’ex dicendogli che «avrebbe nascosto della sostanza stupefacente nella stanza dell’abitazione familiare dove lui era rimasto a vivere, al solo scopo di “metterlo nei guai”».

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