La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso a Sassari, ha l’invalidità da 21 anni ma nessuno l’ha avvisata

di Giovanni Bua
Il caso a Sassari, ha l’invalidità da 21 anni ma nessuno l’ha avvisata

Surreale scoperta di una donna che aveva fatto domanda all’Inps nel 2001. «Avevo diritto ad assegno e agevolazioni, e ora dicono che non trovano le carte» 

01 giugno 2022
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SASSARI. Invalida al 76 per cento da 21 anni, ma senza saperlo. Ha del paradossale la storia di Maria Francesca, 66enne originaria di Olmedo, che dal 2001 si è persa nei labirinti della burocrazia pubblica, particolarmente ostici quando si ha a che fare con le pratiche riguardanti l'invalidità. La donna infatti non solo non ha mai saputo che la commissione Inps le aveva riconosciuto una percentuale di invalidità civile del 76%, che le avrebbe dato diritto a un piccolo assegno mensile e a una serie di agevolazioni sul lavoro (su tutte l'iscrizione alle categorie protette), ma quando nel 2019 ha casualmente scoperto l'esito della pratica che la riguardava, ha anche dovuto arrendersi al fatto che l'unica traccia che esiste della sua visita del 2001 è una "nota" telematica, che l'indispensabile faldone cartaceo si è perso, e che Insp, Ats, patronati, uffici ormai chiusi, medici nel mentre andati in pensione, non fanno altro che farla rimbalzare da uno all'altro senza fornire nessuna risposta certa su come si deve comportare.Ma procediamo con ordine. Maria Francesca, allora 45enne, esce da un brutto caso di malasanità (per il quale dopo anni sarà risarcita): una colicisti trascurata che le crea gravi problemi e per la quale subisce una serie di interventi rischiando la vita. Su consiglio di un'amica decide di presentare domanda all'Inps per ottenere l'invalidità.

«Mi rivolgo a un patronato - racconta - che cura la pratica. E la commissione mi visita nel giugno del 2001. Da allora silenzio assoluto per mesi. Nessuno mi risponde, mi dà notizie, sa a chi mi devo rivolgere per ottenere aggiornamenti, mi dicono di aspettare». Maria Francesca perde le speranze: «Avevo una causa in corso con l'ospedale, e sinceramente pensavo che se mi avessero riconosciuto l'invalidità per loro sarebbe stato come ammettere l'errore, insomma non ci speravo proprio».Insomma, Maria Francesca tira avanti con la sua vita. Che però negli anni cambia. «Nel 2008 - racconta - ho divorziato, e ho dovuto inventarmi una nuova vita lavorativa. Non mi sono risparmiata, ho fatto pulizie, lavapiatti, tanti mestieri, nonostante i "segni" della mia brutta esperienza ospedaliera». Nel 2019 le cose si aggravano, e al non semplice quadro clinico della donna si aggiungono nuove patologie.

«A quel punto un'amica - racconta - che si ricordava della mia domanda del 2001 mi dice di presentare una domanda di aggravamento, dando per scontato che nella visita precedente mi avessero dato un grado basso o nullo di invalidità». Maria Francesca si mette all'opera, e consulta l'Inps, dove scopre che in realtà lei l'invalidità ce l'ha già, a al 76%. «Mi dicono che l'esito della visita mi è stato notificato a febbraio 2002, ma non è assolutamente vero. Nessuno mi ha mai dato nessuna notizia». Ma non basta. Per chiedere l'aggravamento, o rimettere in piedi la pratica, serve qualcosa di più della traccia telematica che hanno trovato all'Inps. «Serve il faldone cartaceo - racconta la donna -. Mi dicono di rivolgermi all'Asl, che però non sa nulla e mi rimanda al patronato. Mi dicono di chiedere dove ho fatto la visita. Parlo sempre con persone diverse, c'è chi mi dice che tutto è prescritto, di riniziare da capo». Maria Francesca non si fida. E si rivolge a un avvocato. «Ho ricevuto un grave danno. E non solo per l'assegno che non mi è stato mai versato, ma perché in questi anni non facili essere nelle categorie protette mi avrebbe agevolato nella ricerca di lavoro. Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti all'inizio dell'anno per avere la documentazione relativa alla mia visita. E da allora non abbiamo mai ricevuto nessuna risposta. Ma questa volta non ho intenzione di fermarmi. Non mi farò, un'altra volta, derubare dei miei diritti».

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