Giornalismo sassarese in lutto, addio al cronista Nanni Piredda
In pensione dagli anni ’90 è morto a 89 anni. Nella sua carriera, scoop prestigiosi come la cattura di Graziano Mesina nel 1968
Sassari Giornalismo sassarese in lutto. È morto a 89 anni Nanni Piredda, firma di spicco della Nuova Sardegna tra il 1965 e il 1992. Un reporter di razza che amava corredare i servizi con foto centrate su personaggi e luoghi al centro di crimini e storie a tinte gialle. Conosceva benissimo la sua città, Sassari, e il territorio circostante, che raccontava con dovizia di particolari e una scrittura piacevole. È stato soprattutto un grande cronista di nera: grazie ai suoi modi di fare si muoveva con grande abilità e sapienza nei meandri della malavita. Ma era soprattutto bravo a intessere rapporti umani. Sotto uno sguardo severo, penetrante, che sembrava dovesse farti la radiografia, si nascondeva un uomo con la battuta sempre pronta e un sorriso sornione. Si faceva voler bene da tutti, Nanni. Era uno che non si tirava mai indietro quando si trattava di sporcare le scarpe e macinare chilometri in auto.
Nel 1968 il suo scoop più prestigioso. Il 26 marzo di quell’anno una pattuglia della Polizia stradale aveva catturato Graziano Mesina dopo uno dei primi lunghi periodi di latitanza: ne facevano parte sette agenti, ribattezzati i “Magnifici Sette”, dal titolo di un famoso film dell’epoca con Yul Brinner. E proprio l’arresto del bandito orgolese era stato al centro di un reportage solitario di Nanni Piredda, che si era mosso abilmente tra la questura di Nuoro e Orgosolo, riuscendo ad avere la notizia con tutti i particolari dell’arresto. Così, mentre la concorrenza cercava di approfondire la notizia, il giorno seguente la Nuova pubblicò i suoi servizi con i dettagli della cattura di quello che poi sarebbe diventato il più conosciuto bandito sardo. Una lunga gavetta, quella di Nanni, che sarà iscritto all’Albo dei professionisti soltanto nel maggio 1969. E nei primissimi anni Settanta sarà tra i giornalisti che denunceranno i “Fatti di Sassari”: una serie di torture, minacce e interrogatori a base di somministrazioni d’acqua salata inflitte a persone in stato di fermo da appartenenti alla polizia, sotto le direttive di funzionari ansiosi di fare carriera. Una vicenda dalla quale scaturiranno inchieste, processi e condanne a carico di diversi componenti delle forze dell’ordine.
Negli anni bui della Nuova Sardegna di Rovelli, insofferente come altri colleghi alle censure imposte dalla Sir, Nanni Piredda dal 1974 aveva tentato l’avventura in un nuovo ambizioso giornale che stava nascendo nell’isola: Tutto Quotidiano. Ma i tempi forse non erano maturi e il giornale durò poco. A Sassari, nella redazione di via Mazzini, Nanni e un gruppo di altri colleghi erano rimasti a combattere. L’avevano fatto all’interno della cooperativa costituita tra quei lavoratori dell’informazione, che però nel 1978 si erano dovuti arrendere per mancanza delle risorse necessarie. Dal 1981 era così rientrato alla Nuova, passata nel frattempo al gruppo editoriale Caracciolo, e in breve tempo aveva riconquistato i suoi lettori. Nell’ultimo periodo di attività, prima della meritata pensione, aveva coordinato il settore delle pagine della provincia di Sassari. Oggi alle 16 nella chiesa di Mater Ecclesiae l’ultimo saluto a un grande cronista.