Violenza sessuale e sequestro di persona, ex agente della penitenziaria condannato a 7 anni
Il caso a Sassari, vittima la ex compagna che sarebbe stata attirata nella trappola attraverso un falso profilo Instagram
Sassari. Nei suoi confronti è ancora attivo il divieto di avvicinamento alla ex fidanzata e ai luoghi da lei frequentati ma ieri 20 febbraio, per qualche minuto, i due si sono ritrovati quasi faccia a faccia nella stessa aula del tribunale. Per la precisione davanti al collegio presieduto dal giudice Monia Adami che, all’esito della camera di consiglio, ha condannato l’imputato, un 40enne ex agente della polizia penitenziaria in servizio nell’istituto di Bancali, a sette anni di carcere per violenza sessuale e sequestro di persona. Dovrà anche pagare alla persona offesa (parte civile con l’avvocata Brunilda Sanna Mucaj) una provvisionale immediatamente esecutiva di diecimila euro, mentre il risarcimento del danno verrà liquidato in un separato giudizio civile.
È l’esito del processo di primo grado che si è tenuto a porte chiuse per la delicatezza della vicenda trattata. Il pubblico ministero Mario Leo aveva chiesto la condanna dell’ex poliziotto a undici anni e otto mesi, il collegio ha riqualificato il reato di rapina (l’imputato era accusato di aver sottratto con la forza il cellulare alla donna probabilmente per impedirle di chiedere aiuto) in violenza privata e riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti contestate, gli ha inflitto sette anni di reclusione.
La vicenda risale a maggio del 2022 quando l’uomo – secondo la ricostruzione del pm Leo – utilizzando un finto profilo Instagram, aveva contattato l’ex fidanzata, aveva conquistato la sua fiducia per poi convincerla a incontrarlo. Ma quando lei aveva aperto la porta di casa per andare all’appuntamento, si era ritrovata davanti il suo ex e una pistola puntata in faccia. Poi sarebbe stata violentata.
L’uomo, un 40enne originario di Napoli, era stato arrestato, dopo qualche mese aveva ottenuto i domiciliari e il tribunale di Sassari gli aveva applicato il divieto di ingresso in Sardegna. Sotto la minaccia di quell’arma e con una mano sulla bocca – secondo le accuse – la donna sarebbe stata scaraventata per terra, trascinata dentro casa e costretta ad avere un rapporto sessuale. L’incubo sarebbe durato qualche ora, fino a quando la vittima era riuscita a fuggire e a chiedere aiuto, dopo aver convinto l’uomo che non avrebbe detto niente a nessuno e non lo avrebbe denunciato.
La donna aveva invece chiamato il padre che l’aveva accompagnata al pronto soccorso nel cuore della notte e aveva avvisato i carabinieri. L’arresto era scattato alcune ore dopo nel carcere di Bancali dove lui prestava servizio e dove il sostituto procuratore aveva inviato gli uomini dell’Arma. L’agente era stato trasferito inizialmente in una cella dell’istituto penitenziario di Tempio e poi aveva ottenuto i domiciliari con il braccialetto elettronico.
«Accuse infondate», per i difensori Marco Palmieri e Gioacchino Lo Sapio che nella precedente udienza avevano chiesto l’assoluzione del loro assistito e che ieri pomeriggio, dopo la lettura del dispositivo, hanno preannunciato il ricorso in appello. Convinti dell’estraneità del quarantenne rispetto all’accusa di violenza sessuale che gli è stata contestata: «Confidiamo – hanno commentato – nel secondo grado di giudizio».