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Don Gaetano Galia sulla scomunica di don Fernando Maria Cornet: «La Chiesa deve affrontare i veri problemi del mondo»

Il cappellano Don Gaetano Galia
Il cappellano Don Gaetano Galia

Il cappellano del carcere di Bancali difende l'elezione di papa Francesco e invita la Chiesa a guardare ai bisogni reali del mondo, dai poveri ai detenuti, senza perdersi in sterili polemiche

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Sassari Don Gaetano Galia, cappellano del carcere di Bancali insignito quest'anno col Candeliere d'oro speciale, interviene sul caso di don Cornet, il parroco scomunicato nei giorni scorsi a causa delle sue teorie che mettono in discussione la leggittimità del ruolo di papa Francesco Bergoglio.

«In riferimento alla situazione creatasi a Sassari, sulla scomunica a un nostro caro confratello, al quale vogliamo bene, perché la scomunica non è una punizione, è un ratificare che è stata fatta una scelta importante non in comunione con la Chiesa e di fatto ci si è autoesclusi. Credo sia corretto, comunque, non lasciare nel dubbio molti fedeli che si aspettano qualche parere dai sacerdoti. Uno lo ha espresso, in maniera competente don Tonino Cabizzosu, grande storico e uomo di cultura, io non sono un esperto di diritto canonico, ma non ci vuole una laurea per comprendere il senso ecclesiale di questo problema. Nel 2013 si sono riuniti 117 cardinali, tra cui presenti 115 e hanno votato Papa Francesco. Questi 115 cardinali tutti ignoranti? Nessuno che conosce il diritto canonico. Oltre loro, ognuno dei porporati ha consulenti, docenti di teologia, segretari. A nessuno di questi è venuto il dubbio che stessero facendo un grave errore? Inoltre, per la nostra fede, Dio ha dato potere alla Chiesa, in comunione, e il Conclave è un organo di comunione universale, di decidere e adeguare sempre il Vangelo ai tempi. Il che non vuol dire cambiare la dottrina, ma rendere il messaggio di Gesù sempre attuale. Siamo passati attraverso una commistione Chiesa e Impero imbarazzante, con l’accettazione della schiavitù, il considerare le donne di serie b, il far convertire i popoli con la violenza e con le guerre, l’inquisizione torturatrice e violenta, la pena di morte, abbiamo considerato le donne emancipate come streghe, abbiamo avuto per secoli un inutile stato pontificio, più rigido e severo degli stati del tempo, sino agli attuali problemi con la pedofilia. La Chiesa ha nel Vangelo un messaggio meraviglioso, ma ha necessità di essere sempre attenta ai segni dei tempi perché lo Spirito Santo, “soffia dove vuole e quando vuole”, e talvolta anche il mondo laico è più avanti e veloce nel cogliere nuove sensibilità. Quindi, se i Cardinali hanno deciso di assecondare il desiderio di Papa Ratzinger, che non era più in grado di gestire una Chiesa sempre più complessa e una parte dei membri del Vaticano non sempre esemplari nei comportamenti, avevano tutta l’autorità di eleggere un nuovo papa che guidasse la Chiesa in un momento difficile. È chiaro che nella libertà dei figli di Dio ognuno può non condividere alcune posizioni di papa Francesco, ma non ammettere la correttezza della sua elezione è un contenuto che può portare ad uno scisma nella Chiesa; quindi, un’affermazione grave ed è per questo che è stata emessa una tale sanzione. Vedo questa posizione, comunque, un po' conservatrice e tradizionale, lontana dai problemi reali del mondo. Sarebbe interessante che gli uomini di Chiesa e i fratelli e sorelle si dessero da fare di più per i poveri, per i tossicodipendenti, per i detenuti, per la fame nel mondo, per le ingiustizie, per la pace, per un impegno sociale nella nostra società dove non abbiamo più oratori e persone che dedichino del tempo ai giovani, delle persone che combattano contro l’inquinamento, lo sfruttamento della terra, le speculazioni finanziarie, la crescita della forbice tra ricchi e poveri, l’eccessivo arricchimento delle banche. E potrei continuare. Saremo giudicati sull’amore ai poveri ci dice il Vangelo di Matteo al cap. 25: “avevo fame, sete, senza vestiti, straniero, malato, carcerato” e quindi “amatevi come io amato voi” e cioè donando la vita. È questo l’unico vero messaggio del Cristianesimo. E sarebbe stato bello, invece di perdere tempo in discussioni inutili, appassionarsi, discutere, litigare su come vivere la carità! Andiamo avanti con fiducia e speranza, volendoci bene anche nelle diversità di pensiero, perché ognuno di noi possa cambiare il suo piccolo mondo dove vive».

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