Bonus facciate: sei tecnici assolti, un imprenditore rinviato a giudizio
Processo chiuso a Sassari per i professionisti che avevano scelto il rito abbreviato. Solo un imputato va a processo per indebita percezione di erogazioni pubbliche
Sassari È accusato di aver percepito “indebitamente”, così come recita l’articolo 316 ter del codice penale, erogazioni pubbliche. Fondi previsti da quello che è comunemente conosciuto come “bonus facciate”, al quale fa riferimento la legge 160 del 27/12/2019 (commi 219-220). Con questa contestazione è stato rinviato a giudizio ieri mattina dal gup Sergio De Luca un imprenditore sassarese di 34 anni.
Per la Procura – che aveva iscritto lui e sei tecnici professionisti nel registro degli indagati, questi ultimi tutti assolti ieri col rito abbreviato – l’imputato (difeso dall’avvocato Gabriela Pinna Nossai) avrebbe “conseguito indebitamente erogazioni pubbliche derivanti dalla legge sul bonus facciate sotto forma di crediti di imposta fittizi documentati per quasi due milioni di euro, pari al 90% dei lavori eseguiti, di cui accettati per l’importo di poco più di un milione di euro, mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni e documentazione non veritieri e mediante l’omissione di informazioni dovute”.
La legge del 2019 fa riferimento, in sintesi, a una detrazione dall’imposta lorda (Irpef o Ires) per le spese relative agli interventi di recupero o restauro della facciata degli edifici esistenti. E il più recente decreto legge 157 dell’11 novembre 2021 (il cosiddetto “Decreto anti-frodi”), per arginare possibili abusi, ha esteso ai bonus edilizi diversi dal Superbonus, tra cui proprio il “Bonus facciate”, l’obbligatorietà del visto di conformità e della certificazione della congruità delle spese.
A questo proposito, secondo il pubblico ministero Gianni Caria, i sei tecnici tra ingegneri, architetti, geometri (di Sassari, Nuoro, Guspini, La Maddalena), avrebbero in qualche modo favorito l’imprenditore “omettendo informazioni dovute e attestando lavori mai realizzati”. Ma in sede di discussione del giudizio abbreviato – rito scelto dai sei imputati condizionato al deposito di documentazione – gli avvocati difensori Antonio Falchi, Riccardo Carmelita, Maria Luisa Masala, Antonio Carlo Mannironi, Giovanni Antonio Lampis, Mario Agostino Inzaina, Luca e Carlo Montella, hanno evidenziato come da parte dei rispettivi assistiti non fosse stata realizzata ad arte alcuna dichiarazione con la finalità di avallare una presunta truffa. L’avvocato Antonio Falchi, in particolare, ha depositato la consulenza di un commercialista di Nuoro contenente una serie di chiarimenti sulla normativa vigente in materia alla luce delle circolari dell’Agenzia delle Entrate.
Per l’accusa questi ingegneri, geometri e architetti avrebbero attestato l’effettuazione di lavori in alcuni casi mai effettuati. «Era un parere di congruità – ha sottolineato l’avvocato Falchi nella sua discussione – nel quale si affermava che quegli lavori, anche in termini di costi, erano congrui. Dove sarebbe stato commesso il reato?». Tesi accolta dal gup De Luca che al termine della camera di consiglio ha assolto i sei imputati e ha rinviato a giudizio l’imprenditore sassarese.
Un altro filone dell’inchiesta sul bonus facciate è approdato lo scorso ottobre davanti al giudice dell’udienza preliminare Gian Paolo Piana e ci sono state anche le costituzioni delle parti civili. In questo caso sono 53 le persone coinvolte, otto delle quali hanno già preannunciato la scelta del rito abbreviato che avverrà presumibilmente nell’udienza fissata a gennaio.