Operaio morto alla Gesam, nuovo colpo di scena: cambia l’ora del decesso
Dopo quasi tre anni ancora dubbi sulle circostanze in cui perse la vita Antonio Masia
Sassari Nuovo colpo di scena ieri mattina, 13 febbraio, nel processo per la morte di Antonio Masia, l’operaio trovato senza vita il 25 luglio 2022 all’interno dell’impianto di smaltimento rifiuti della Gesam, nella zona industriale di Truncu Reale, a Sassari.
Dopo la sentenza saltata a sorpresa poco prima di Natale e la richiesta del gup Sergio De Luca di chiamare in aula il medico legale Francesco Serra, ieri proprio il perito nominato dalla Procura di eseguire l’esame autoptico, ha ipotizzato l’orario in cui l’operaio sarebbe morto, spostandolo in avanti nel tempo rispetto a quanto si era saputo fino a questo momento.
Secondo il medico legale, Antonio Masia sarebbe deceduto non prima delle 15.30 (e non oltre le 18.30) e non durante la mattinata del 25 luglio di tre anni fa, come era stato detto inizialmente. Orario che secondo l’avvocato Luca Sciaccaluga, difensore dell’unico imputato, con l’accusa di omicidio colposo, il collega di Masia, Fabiano Mario Saba, sassarese di 51 anni, scagionerebbe proprio il collega ora a processo.
Durante la deposizione in aula il medico ha inizialmente escluso l’eventualità di un omicidio volontario (che era stata ipotizzata inizialmente) per assenza di ferite da difesa sul corpo di Masia e poi ha spostato in avanti di qualche ora la morte dell’operaio. Per arrivare a questa conclusione il medico ha analizzando le foto scattate dalla polizia Scientifica alle 21.40 di quella sera, riscontrando ipostasi diffuse che si sarebbero create nelle sei ore precedenti e quindi tra le 15.30 e le 18.30.
Mariano Saba quel giorno finì il turno alle 14 e quindi – secondo il suo difensore – non si sarebbe potuto trovare dentro lo stabilimento all’ora del decesso. Per di più nel corso della seconda deposizione di ieri in aula, quella del collega Giovanni Battista Loi, (presente alla Gesam il giorno della tragedia) è emerso che le chiavi del mezzo che avrebbe schiacciato Antonio Masia venivano lasciate inserite e quindi chiunque avrebbe potuto trovarsi alla guida al momento della tragedia. E inoltre che anche nel “Settore cartone” era presente un muletto uguale a quello che avrebbe schiacciato Masia che lavorava nel suo settore. Dubbi che rendono ancora più complessa una vicenda su qui non si è mai riusciti a fare piena luce.
Dubbi e mancanza di prove che avevano portato la pm Maria Paola Asara, titolare dell’inchiesta, a chiedere per Saba l’assoluzione con formula dubitava, richiesta alla quale si erano opposti gli avvocati di parte civile Francesca Fiori e Daniele Alicicco. «Chiedo solo di sapere cosa è accaduto a mio marito» ha sempre ripetuto Rita Coco, la vedova di Masia dal giorno della tragedia.
Il marito era stato trovato senza vita il pomeriggio del 25 luglio di due anni fa all’interno dell’impianto di smaltimento rifiuti di Truncu Reale. Schiacciato - aveva stabilito l’esame autoptico - da un mezzo di lavoro all’interno dell’impianto della Gesam, distrutto poi da un gigantesco incendio, poche ore dopo la visita degli investigatori della squadra mobile e il sequestro dei telefoni cellulari dei 35 dipendenti. Un rogo certamente doloso, hanno stabilito gli inquirenti. Ma per questo reato non ci sarà un processo. Il prossimo 12 marzo ci sarà invece la discussione del pm Asara per questo procedimento e poi la sentenza.
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