Nanni Campus: «Il civismo non ha fallito, ma ora rifondiamo il centrodestra»
L’ex sindaco sul ritorno in Fdi: «Sono un semplice tesserato che aiuterà i giovani». Sui partiti: «Mi avevano disgustato, ma c’è aria nuova e voglio fare la mia parte»
Sassari Il Civismo? Non ha fallito ma gli elettori ne hanno decretato la fine. I partiti? Si erano autodistrutti, ora tornano a essere indispensabili. Il centrodestra cittadino? Sta rinascendo, ed è un bene per tutti. Mascia? Il miglior candidato possibile per il centrosinistra, ma la sua giunta non è all’altezza. Il suo ruolo futuro? Il pensionato, pronto a dare qualche consiglio. Risponde a tutto campo Nanni Campus, che l’altro ieri ha suggellato con una stretta di mano al coordinatore cittadino Luca Babudieri il suo ingresso in FdI, mettendo in soffitta gli ultimi cinque anni di governo della città e iniziando l’ennesimo nuovo capitolo di una storia politica che non smette di stupire.
È tornato a casa?
«Sicuramente la mia “famiglia” politica è questa, fin dai tempi da ragazzo nel Msi e poi con An, sotto la cui bandiera sono diventato sindaco per la prima volta».
Allora non era andata tanto bene con i partiti che la appoggiavano.
«Sì, decisamente. Non mi sono ricandidato per il disgusto provocato in me da certe dinamiche».
Anche con il Pdl in Regione non è andata benissimo
«Anche lì stessa musica, e penso di essere anche l’unico coordinatore regionale che si è mai dimesso nella storia».
Per quello aveva deciso di buttarsi sul civismo?
«Il desiderio di tornare in campo mi venne dopo aver ascoltato le parole dell’allora sindaco Nicola Sanna a sei mesi dal suo insediamento, che di fatto non aveva ancora formato la giunta»
Cosa disse di così grave?
«Ci stiamo ancora leccando le ferite delle primarie».
Non furono primarie molto festose in effetti.
«Il punto è che il sindaco di Sassari non lo scelgono le primarie in un partito, ma lo scelgono i sassaresi. Secondo, se chi vince si deve leccare le ferite all'interno del suo partito e per sei mesi e non pensare alla città, c'è qualcosa di sbagliato nel sistema. L’ho trovato inaccettabile e come sassarese mi sono sentito umiliato»
Non che il centrodestra cittadino allora brillasse per unità.
«Il centrodestra cittadino non esisteva più, divorato da quelle dinamiche che mi avevano fatto fuggire dai partiti. Per quello l’unica strada mi è sembrata un civismo responsabile, dentro cui creare una nuova classe dirigente».
Missione fallita?
«Assolutamente no. Abbiamo fatto il nostro lavoro, a mio parere con ottimi risultati, e formato amministratori di prima categoria».
I cittadini l’hanno pensata diversamente.
«E io ne prendo atto. L’esperienza civica non è fallita, ma le urne ne hanno decretato la fine»
I maligni dicono che abbiate perso anche per il suo disimpegno.
«Falso. Io mi sono impegnato tantissimo, e ci ho messo come sempre la faccia. Il messaggio evidentemente non è passato».
E quindi ha deciso di tornare ai partiti.
«A un certo punto i partiti hanno smesso di svolgere il loro compito, sono diventati autoreferenziali, vivendo una deriva personalistica e carrieristica. E si sono di fatto autodistrutti. Il civismo ha provato a riempire questo vuoto con esperienze come la mia, ma anche di Nuoro, di Quartu Sant’Elena. Ora i tempi sono cambiati. Si chiude un momento storico di assenza dei partiti e si riprende a fare politica dentro i partiti. Cercando di migliorarli, questo è il motivo per cui mi sono messo a disposizione».
Perché FdI?
«Lì dentro c’è la mia storia. Ma soprattutto mi incuriosisce il momento che sta vivendo, a livello nazionale e locale. Di presa di responsabilità ma anche di fondazione, di radicamento. C’è grande rinnovamento ed energia, e bisogna stare attenti a incanalarla bene per evitare di trasformarla in una “bolla” che esplode, come già abbiamo visto qui in Sardegna con il M5s e con la Lega. Bisogna formare una classe dirigente soprattutto, nuova e preparata».
Che ruolo avrà all’interno del partito?
«Ho fatto la tessera base da 10 euro. E nonostante le dovute interlocuzioni con i vertici, ho chiarito che sarò solo un semplice tesserato che mette a disposizione la sua esperienza. Anche per questo ho scelto una foto in cui stringevo la mano al giovane coordinatore cittadino Luca Babudieri e non a qualche pezzo grosso. Ci tenevo ad entrare in punta di piedi».
Dobbiamo crederle?
«Io mi sono ritirato dalla politica attiva. E mi godo la pensione, augurando a tutti di arrivarci con la mia salute e serenità, e con la mia tranquillità economica, che purtroppo a tantissimi manca. Tornare nell’agone politico non è un pensiero che nemmeno mi sfiora. Cercare di passare ai giovani la passione che io giovane avevo per la politica invece mi interessa molto».
E i suoi Civici?
«Brillano nell’aula del consiglio per la loro competenza. Non chiedo a nessuno di seguirmi in questo o in un altro partito, ma non nego che mi farebbe piacere».
Farà salire di qualche decibel il livello dell’opposizione di FdI?
«Certamente condividerò la mia esperienza amministrativa, e la conoscenza profonda delle pratiche che si discutono. Ma non ho mai amato l’opposizione preconcetta, e non ne sarò certo ispiratore».
Cosa mi dice del suo successore Giuseppe Mascia?
«Ho pensato che fosse il miglior candidato possibile per il centrosinistra, e il miglior sindaco possibile in caso di loro vittoria. Giovane, preparato, onesto».
Lo pensa ancora?
«È presto per giudicare il suo operato. Anche se devo dire che il livello della giunta, con alcune eccezioni, non mi sembra all’altezza di chi la guida. E questo perché Mascia non è riuscito a dare l’ultima spallata: fare la squadra senza dover usare il “misurino” imposto dai partiti. Spero comunque che faccia bene, anche se temo che alcune dinamiche interne alla coalizione tra qualche mese inizino a presentare il conto. E che inizi a riempire i cassetti di progetti per il futuro di Sassari come ho fatto io».
Sicuro di non ricandidarsi nel 2029?
«Sicuro che nel 2029 ci sarà un candidato di centrodestra che potrà ambire a contendere la poltrona di sindaco al centrosinistra. E che questo sarà un bene per la città, perché inevitabilmente alzerà il livello, costringerà tutti a scegliere il meglio senza guardare troppo dentro la propria bottega. E magari che ci sarà una classe politica sassarese dentro i partiti che possa riprendere a contare, ad ambire a posti di rilievo, magari la guida della Regione. Per riprenderci il ruolo che troppo a lungo abbiamo abdicato. Per quanto mi riguarda diamo spazio ai giovani, che spesso sono 50enni, che è già incredibile. Per me è una filosofia essenziale. Io sono stato il più giovane senatore, il più giovane professore di chirurgia in Italia, e l’ho vissuto con orgoglio. Ora lasciatemi godere la mia passione, e la mia pensione, con la mia tessera da 10 euro in tasca».
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