Cento anni fa il «foot-ball»
Andrea Sini
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La formazione del Club Sportivo Sassari che prese parte ai campionati sardi del 1911Nell'agosto del 1911 a Sassari i primi campionati sardi di calcio
26 luglio 2011
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SASSARI. Una piazza d'armi trasformata in uno stadio; ventidue giovanotti vestiti con buffi mutandoni che inseguono un pallone tra fitte nuvole di polvere.
Il Ferragosto sassarese di cent'anni fa è tutto corse e sudore, lanci e acrobazie. Ma anche discussioni accesissime e clamorosi ritiri. Sarà un agosto all'insegna di un "diavolo zoppo". Per una volta, dopo tre secoli, la discesa dei candelieri non monopolizza l'attenzione di una città che ha iniziato da poco a espandersi oltre le antiche mura e conta 43 mila abitanti.
A Sassari, in questa calda estate del 1911, si concentra il meglio dello sport isolano. I campionati sardi approdano per la seconda volta nel Capo di Sopra, organizzati dalla Sef Torres. Ma stavolta il calendario prevede una gustosa novità: in palio, insieme agli ambitissimi titoli di ginnastica, lotta greco-romana e atletica, c'è il primo campionato di foot-ball. Lo vincerà la stessa Torres.
A mettere in piedi qualcosa del genere ci avevano provato anche due anni prima, sempre a Sassari, sempre in concomitanza con i campionati sardi delle altre discipline. Ma, a parte una sfida tra Torres e Amsicora finita anzitempo per reciproche contestazioni, non risulta essere stato assegnato alcun titolo.
Stavolta le cose vengono fatte sul serio. Nella riunione primaverile tra le società sportive isolane, che si è svolta a Oristano, alla Torres è stata assegnata all'unanimità l'organizzazione dell'evento. Vengono anche fissate le date: 15, 16 e 17 agosto 1911. Il sodalizio rossoblù ha soltanto 8 anni di vita ma conta centinaia di soci e una lunga lista di sezioni sportive attivissime. Il calcio è ancora uno sport di nicchia, ma inizia a fare presa sul pubblico. È il momento di decretare quale è la squadra più forte della Sardegna. Agli inviti spediti alle società attive, rispondono immediatamente i cagliaritani della Società Ginnastica Amsicora, nata nel 1897, già plurititolata e destinata a diventare uno dei blasoni più nobili dello sport sardo del Novecento.
Al campionato di calcio prenderanno parte anche altre due società sassaresi: la Iosto e il Club Sportivo Sassari. Hanno scelto di non si cimentarsi nel calcio la Gialeto di Serramanna e la Limbara di Calangianus, che comunque prenderanno parte alle altre discipline in programma nella kermesse sassarese. Le spese organizzative sono a carico della Torres, ma tra i cittadini è partita una sottoscrizione per finanziare l'evento e offrire premi ai partecipanti. Tra gli altri, il municipio di Cagliari ha investito 100 lire per coniare una medaglia, stesso premio offerto dal ministero della Guerra e dalla Divisione marittima della Maddalena. È proprio con una squadra della Marina che, nel 1903, si è svolta a Sassari quella che risulta essere la prima di calcio della storia in terra sarda.
Le società ospiti arrivano a Sassari il 14 agosto. Gli atleti della Limbara scendono dal treno accompagnati dal presidente Lissia e da un nutrito gruppo di seguaci calangianesi. Nel tardo pomeriggio centinaia di sportivi sassaresi accolgono alla stazione le comitive di Amsicora e Gialeto.
Per queste piccole olimpiadi tutte sarde, la Torres ha tirato a lucido il suo campo sportivo, detto "di li Pudreddi", nella zona dell'attuale via Porcellana, dove sono previste le esibizioni di ginnastica. Per l'occasione sono state costruite alcune tribune in legno. Le gare di corsa si svolgeranno all'alba in corso Vico, mentre gli incontri di lotta greco-romana avranno luogo al teatro Verdi. Per le gare di lancio della pietra, di palla vibrata e di calcio l'ampia spianata di piazza d'Armi è lo spazio più adatto. Anche qui sorgono nuove tribune in legno.
Il primo incontro di foot-ball inzia all'alba e porta le prime grane: la sfida eliminatoria tra Amsicora e Club Sportivo Sassari dura appena 10 minuti: poi l'arbitro Peppino Anfossi espelle per una scorrettezza un amsicorino. I calciatori cagliaritani per protesta abbandonano il campo: non giocheranno neppure gli altri incontri. La seconda gara, il derby Torres-Iosto, è molto accesa ma termina regolarmente con il punteggio di 2-1. Tra i protagonisti c'è il torresino Pietro Marchisio, detto "diavolo zoppo", un artista torinese approdato a Sassari per decorare il teatro Civico. È stato lui, qualche anno prima, a portare a Sassari il gioco del calcio.
Il giorno successivo è in programma un solo incontro: l'Amsicora conferma il forfait e la Torres ottiene il successo a tavolino. Tra Iosto e Club Sportivo viene fuori una partita emozionante, che coinvolge le centinaia di appassionati e curiosi arrivati in piazza d'Armi. Il Club si impone con il punteggio di 3-2 e si prepara ad affrontare, il giorno successivo i calciatori della Sef.
La sfida tutta sassarese tra Torres e Club Sportivo Sassari assegnerà dunque il primo titolo di campione sardo di calcio. Solo qualche mese prima una doppia sfida tra Pro Vercelli e Vicenza ha assegnato lo scudetto ai piemontesi. Sassari è in fermento. La Torres domina, segna due gol e al fischio finale quel "diavolo zoppo" di Pietro Marchisio può alzare la coppa offerta dal municipio di Sassari. I rossoblù fanno festa con sobrie strette di mano, come si usa in questi tempi di pionieri e gentiluomini del calcio. Sembrano passati cent'anni.
Il Ferragosto sassarese di cent'anni fa è tutto corse e sudore, lanci e acrobazie. Ma anche discussioni accesissime e clamorosi ritiri. Sarà un agosto all'insegna di un "diavolo zoppo". Per una volta, dopo tre secoli, la discesa dei candelieri non monopolizza l'attenzione di una città che ha iniziato da poco a espandersi oltre le antiche mura e conta 43 mila abitanti.
A Sassari, in questa calda estate del 1911, si concentra il meglio dello sport isolano. I campionati sardi approdano per la seconda volta nel Capo di Sopra, organizzati dalla Sef Torres. Ma stavolta il calendario prevede una gustosa novità: in palio, insieme agli ambitissimi titoli di ginnastica, lotta greco-romana e atletica, c'è il primo campionato di foot-ball. Lo vincerà la stessa Torres.
A mettere in piedi qualcosa del genere ci avevano provato anche due anni prima, sempre a Sassari, sempre in concomitanza con i campionati sardi delle altre discipline. Ma, a parte una sfida tra Torres e Amsicora finita anzitempo per reciproche contestazioni, non risulta essere stato assegnato alcun titolo.
Stavolta le cose vengono fatte sul serio. Nella riunione primaverile tra le società sportive isolane, che si è svolta a Oristano, alla Torres è stata assegnata all'unanimità l'organizzazione dell'evento. Vengono anche fissate le date: 15, 16 e 17 agosto 1911. Il sodalizio rossoblù ha soltanto 8 anni di vita ma conta centinaia di soci e una lunga lista di sezioni sportive attivissime. Il calcio è ancora uno sport di nicchia, ma inizia a fare presa sul pubblico. È il momento di decretare quale è la squadra più forte della Sardegna. Agli inviti spediti alle società attive, rispondono immediatamente i cagliaritani della Società Ginnastica Amsicora, nata nel 1897, già plurititolata e destinata a diventare uno dei blasoni più nobili dello sport sardo del Novecento.
Al campionato di calcio prenderanno parte anche altre due società sassaresi: la Iosto e il Club Sportivo Sassari. Hanno scelto di non si cimentarsi nel calcio la Gialeto di Serramanna e la Limbara di Calangianus, che comunque prenderanno parte alle altre discipline in programma nella kermesse sassarese. Le spese organizzative sono a carico della Torres, ma tra i cittadini è partita una sottoscrizione per finanziare l'evento e offrire premi ai partecipanti. Tra gli altri, il municipio di Cagliari ha investito 100 lire per coniare una medaglia, stesso premio offerto dal ministero della Guerra e dalla Divisione marittima della Maddalena. È proprio con una squadra della Marina che, nel 1903, si è svolta a Sassari quella che risulta essere la prima di calcio della storia in terra sarda.
Le società ospiti arrivano a Sassari il 14 agosto. Gli atleti della Limbara scendono dal treno accompagnati dal presidente Lissia e da un nutrito gruppo di seguaci calangianesi. Nel tardo pomeriggio centinaia di sportivi sassaresi accolgono alla stazione le comitive di Amsicora e Gialeto.
Per queste piccole olimpiadi tutte sarde, la Torres ha tirato a lucido il suo campo sportivo, detto "di li Pudreddi", nella zona dell'attuale via Porcellana, dove sono previste le esibizioni di ginnastica. Per l'occasione sono state costruite alcune tribune in legno. Le gare di corsa si svolgeranno all'alba in corso Vico, mentre gli incontri di lotta greco-romana avranno luogo al teatro Verdi. Per le gare di lancio della pietra, di palla vibrata e di calcio l'ampia spianata di piazza d'Armi è lo spazio più adatto. Anche qui sorgono nuove tribune in legno.
Il primo incontro di foot-ball inzia all'alba e porta le prime grane: la sfida eliminatoria tra Amsicora e Club Sportivo Sassari dura appena 10 minuti: poi l'arbitro Peppino Anfossi espelle per una scorrettezza un amsicorino. I calciatori cagliaritani per protesta abbandonano il campo: non giocheranno neppure gli altri incontri. La seconda gara, il derby Torres-Iosto, è molto accesa ma termina regolarmente con il punteggio di 2-1. Tra i protagonisti c'è il torresino Pietro Marchisio, detto "diavolo zoppo", un artista torinese approdato a Sassari per decorare il teatro Civico. È stato lui, qualche anno prima, a portare a Sassari il gioco del calcio.
Il giorno successivo è in programma un solo incontro: l'Amsicora conferma il forfait e la Torres ottiene il successo a tavolino. Tra Iosto e Club Sportivo viene fuori una partita emozionante, che coinvolge le centinaia di appassionati e curiosi arrivati in piazza d'Armi. Il Club si impone con il punteggio di 3-2 e si prepara ad affrontare, il giorno successivo i calciatori della Sef.
La sfida tutta sassarese tra Torres e Club Sportivo Sassari assegnerà dunque il primo titolo di campione sardo di calcio. Solo qualche mese prima una doppia sfida tra Pro Vercelli e Vicenza ha assegnato lo scudetto ai piemontesi. Sassari è in fermento. La Torres domina, segna due gol e al fischio finale quel "diavolo zoppo" di Pietro Marchisio può alzare la coppa offerta dal municipio di Sassari. I rossoblù fanno festa con sobrie strette di mano, come si usa in questi tempi di pionieri e gentiluomini del calcio. Sembrano passati cent'anni.
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