Arrivabene: «Ferrari, il Mondiale non è perso»
Vent’anni fa la prima vittoria di Michael Schumacher al volante della Rossa in Formula Uno
ROMA. Vent’anni fa, in rimonta sotto il diluvio, Michael Schumacher trionfava sul circuito di Montmelo. Fu quella la prima vittoria alla guida della Ferrari per il 26enne tedesco che, con due titoli iridati griffati Benetton già in bacheca, aveva deciso di raccogliere la sfida-impresa di risollevare le sorti del team di Maranello.
Ed è proprio l’entusiasmo di allora che vorrebbe ritrovare anche la Ferrari di oggi, in crisi di identità e risultati, nonostante al volante abbia due campioni del mondo come Vettel, indicato come l'erede di Schumi, e Raikkonen, iridato nel 2007 al primo anno in Rossa. Anche a Montecarlo il team del Cavallino rampante ha deluso: «C’è ancora molto da fare» ripete come un mantra Vettel. Sono andati via gli ingegneri, cambiati uomini e progettisti, ma la macchina che un tempo faceva sognare non c’è più.
Il 2 giugno di vent’anni faSchumacher inaugurò una nuova primavera rossa: cinque titoli mondiali conquistati dal 2000 al 2004, sette in totale, nessuno come lui. Poi il terribile incidente del 2013 e un lungo periodo in ospedale tra paura e speranza. Dal passato al presente. In molti pensavano che questo sarebbe stato l’anno della riscossa Ferrari, perché la legge dei grandi numeri impone il ritorno della Rossa ad alti livelli e perché fisiologicamente la Mercedes non può stare sempre davanti così nettamente.
Passato Montecarlo, molte nubi si addensano su Maranello: la macchina non è competitiva o, per lo meno, non lo è a sufficienza. La parola crisi comincia a circolare nei corridoi Ferrari ma «il Mondiale non è assolutamente scivolato via», ha assicurato Maurizio Arrivabene, team principal del Cavallino, annunciando inoltre sostanziali novità riguardanti il motore per il Gp del Canada.