La corsa di Monza per salvare il Gp
Ancora “battaglia” con Ecclestone: tutta questione di soldi
Per una volta il più atteso a Monza non sarà un pilota. Tutti aspettano Bernie Ecclestone e, soprattutto, che il boss della Formula 1 si sbilanci in maniera definitiva sulla sopravvivenza o meno del Gran premio d’Italia. Il contratto va in scadenza quest’anno e il manager inglese si è ben guardato dal rinnovarlo alle cifre in essere (in effetti assai inferiori a quelle riservate ad altri), costringendo gli organizzatori a una corsa contro il tempo per racimolare il denaro necessario. Il suo interlocutore principe è il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani. E sarà proprio il leccese, oggi, mercoledì 31 agosto, il protagonista assoluto della conferenza stampa di presentazione della corsa. In particolare ci si aspetta di sapere se la proposta di cui si parla da settimane (22 milioni di euro per i prossimi tre Gran premi, dal 2017 al 2019) è stata presa seriamente in considerazione dall’interlocutore e se proprio nel week-end arriverà l’annuncio che da un oltre un anno pare sul punto di essere dato ma che sistematicamente viene rinviato.
È da tantissimo che la telenovela va avanti. «A novembre si firma», raccontava il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, nel settembre del 2015. Sempre un anno fa anche il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si era mostrato perentorio: «Giù le mani da Monza, lo diremo a Ecclestone: la Formula 1 sta in piedi non solo per i soldi ma anche per i simboli».
Ed è proprio l’inserimento della politica – senza la quale, peraltro, l’accordo sarebbe impossibile: siamo in Italia (nella confinante Austria a sistemare la situazione, ha pensato Dietrich Mateschitz, il ricchissimo patron della Red Bull, un’azienda che fattura più di cinque miliardi all’anno) – che ha infastidito e non poco Ecclestone. Bernie ha ciclicamente spronato la controparte (È partito da un comprensivo «sto aspettando un cenno» per arrivare a un preoccupante «non posso aspettare in eterno» passando per un metaforico «ho già la penna in mano») perché è consapevole che per il Circus perdere un appuntamento storico come quello brianzolo sarebbe un colpo durissimo: nel contempo, però, sa benissimo che un trattamento di favore scatenerebbe un effetto domino non facilmente controllabile in un momento di crisi economica generale e, non va dimenticato, di crisi della Formula 1, che è molto meno spettacolare di un tempo e fatica ad attirare nuovi appassionati, a differenza delle MotoGp, per restare nel mondo dei motori.
E a proposito di due ruote, per assecondare Ecclestone, che voleva nuovi dirigenti per la Sias (ente che gestisce l’Autodromo di Monza), Ivan Capelli, attuale presidente dell’Automobile Club Milano, aveva rassegnato le dimissioni dal consiglio direttivo (decaduto anche per la mossa dell’ex pilota della Ferrari e) della Sias stessa, che da fine aprile ha quindi un nuovo timoniere: Pier Lorenzo Zanchi, eletto al posto di Andrea Dell’Orto, che Bernie non apprezzava anche per l’apertura alle moto.
A preoccupare il britannico era la possibilità che, per cercare di riportare il Motomondiale in Brianza, ma ancora prima la rassegna iridata delle Superbike (che era stata frettolosamente messa in calendario per il 2016 per poi essere cancellata), si procedesse a una modifica sostanziale del circuito: la collocazione di una chicane sarebbe andata a neutralizzare la curva Biassono (già curva Grande o curvone), che le moto oggi affrontano in piega anche a 250 chilometri orari ma che non dispone di adeguate via di fuga.
Un’alterazione che Ecclestone non avrebbe sopportato: «Ma come? In Italia amate così tanto la Formula 1 da stravolgere uno dei tratti più caratteristici del circuito di Monza?», si sarebbe domandato.
«Abbiamo definitivamente risolto tutti i problemi che c’erano con gli Enti territoriali: la Regione, il Comune di Milano e di Monza e l’Ente Parco. Abbiamo trovato un accordo tra Aci Milano e Sias. A questo punto non ci sono più problemi politici» dichiarava a metà luglio Sticchi Damiani, che però deve anche gestire la situazione venutasi con l’inserimento di Imola.
Lì non si corre dal 2006 (Gran premio di San Marino: vinse Michael Schumacher su Ferrari) e l’ente che ha in gestione l’Autodromo (Formula Imola, ndr), ha annunciato di avere trovato un accordo di massima con Bernie Ecclestone, che però, ovviamente, presuppone un appoggio economico, con il dirottamento dei milioni di euro a suo tempo promessi a Monza. Va ricordato che il denaro verrebbe raccolto anche attingendo ai guadagni generati dal Pubblico registro automobilistico, operazione resa possibile con una modifica operata nello scorso dicembre al testo della legge di Stabilità 2016. «È stata concessa una seconda opportunità all’Italia di avere un Gran premio di Formula 1: dipende dal presidente Sticchi Damiani se conservarlo o perderlo.
Imola ha firmato una proposta contrattuale con Ecclestone e l’ha sottoposta all’approvazione dell’Aci in quanto Federazione nazionale», le parole del presidente di Formula Imola, Uberto Selvatico Estense, che non disdegnerebbe neanche l’alternanza: un anno a Monza, un anno a Imola. Presto, si spera, se ne saprà di più. Magari già oggi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA