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La bandiera sarda sulle cime più alte del mondo, l'impresa di un alpinista nuorese

di Nino Muggianu
Angelo Lobina
Angelo Lobina

Angelo Lobina è a sole due vette dalla chiusura del progetto. Fra le vette più alte di tutti i continenti mancano ancora Himalaya e Antartide

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NUORO. È partito il count down per la fase finale del progetto “Sardegna Seven Summits” dell'alpinista nuorese Angelo Lobina, che prevede la scalata delle più alte vette dei sette continenti della Terra. Lobina, unico sardo e tra i pochi in Italia a cimentarsi nell’impresa, ne ha già scalate cinque ed è pronto a conquistare le ultime due entro il 2017.

Le cinque cime sulle quali Lobina ha già piantato la bandiera dei Quattro mori sono: gennaio 2014 in Sud America, la vetta dell’Aconcagua a 6965 metri; luglio 2014 in Russia, in solitaria, la vetta dell’Elbrus a quota 5642; novembre 2014, in Africa la vetta del Kilimanjaro a 5895 metri; novembre 2015 in Nuova Guinea la vetta della Carstensz Pyramid, 4884 metri. Nel mirino entro quest’anno l'Everest, 8850 metri in Nepal-Tibet, e il Vinson, 4892 metri, in Antartide.

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Angelo Lobina, nuorese, cinquantacinquenne, pratica escursionismo, arrampicata sportiva e alpinismo da lungo tempo. «La montagna è da sempre una mia grande passione. Ho iniziato circa 30 anni fa con l'arrampicata in falesia. Dapprima sulle pareti intorno a Nuoro, Oliena, Cala Gonone, poi allargando via via gli orizzonti. Anche senza quote elevate, molte pareti sarde presentano difficoltà tecniche notevoli, che mi hanno consentito di crescere. Sono apprezzate da arrampicatori di tutto il mondo che ne fanno meta per le loro imprese».

Rivolgere lo sguardo sempre più in alto è stato un passo quasi naturale per Lobina. Col tempo la voglia di sfida sul terreno della montagna è cresciuta sempre più.

«Mantenendo la consapevolezza che le mie origini e la lontananza dalle Alpi non mi consentivano di misurarmi con sfide più grandi come e quanto desideravo, ho tuttavia compiuto diverse scalate su Monte Bianco, Rosa, Tre Cime di Lavaredo, Pizzo dei Tre Signori, Marmolada... Gli allenamenti per le spedizioni mi vedono impegnato in lunghe escursioni in Supramonte e giornate di scalata nelle pareti di Cala Gonone, dove mi sento di casa.Sono il primo alpinista sardo a inseguire la realizzazione delle 7Summits".

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“Sardegna 7Summit” è un progetto fatto di avventura, libertà, autenticità, passione e unicità. Nasce dalla voglia di misurarsi con le grandi sfide, alla scoperta dei propri limiti e della capacità di superarli ogni volta. «Vuole promuovere il territorio sardo, le sue risorse naturali e umane; inoltre –: prosegue Lobina – con il coinvolgimento di associazioni che operano nel tessuto sociale nel nostro territorio, il progetto vorrebbe favorire una ricaduta di visibilità a favore delle stesse. Nello zaino da spedizione è sempre presente la bandiera dell’Aisla, oltre a quella dei Quattro Mori. Vorrei che l’impresa sportiva servisse a far sentire queste persone parte della società attiva, non dimenticate, non isolate e allo stesso tempo vorrei sensibilizzare, il più possibile, il mondo circostante».

In origine, il progetto 7Summits, fu ideato e realizzato per primo da Richard Bass, un uomo d'affari statunitense con la passione per l'alpinismo. Bass fu il primo a pensare di scalare la montagna più alta di ogni continente della terra. Completò l'impresa raggiungendo la cima dell’'Everest il 30 aprile 1985. Da quel momento in poi, molti alpinisti in tutto il mondo cercano di aggiungere al loro palmares anche le così dette “seven summits. Al momento nel mondo si contano meno di 400 "7summiters". Tra di essi meno di 10 sono italiani, dei quali il primo è stato Rheinold Messner nel 1986.

Inutile dire che tra gli italiani non c’è nessun sardo. Quest’ultimo aspetto rappresenta la vera forza nonché l’elemento di innovazione del progetto Sardegna7Summits. Infatti l’importante obiettivo di scalare le vette dei sette continenti del mondo é portato avanti da un alpinista e climber che nasce e vive in Sardegna, terra ricca sotto molti aspetti ma povera di tradizione, cultura alpinistica e del terreno di gioco ideale. D’altra parte l'alpinismo internazionale oggi non è più appannaggio di un'élite di professionisti. E’ diventato accessibile a una sempre più larga schiera di appassionati, destinati e disposti a faticosissime sedute di allenamento e costi vertiginosi per affrontare le spedizioni negli angoli più remoti del mondo.

Le sette montagne che fanno parte del progetto sono molto differenti tra loro, quali le dificoltà? «Le difficoltà della salita sono specifiche per ogni montagna e sono determinate dalla complessità di organizzazione logistica, dall’esposizione a quote importanti, dalle condizioni climatiche estreme, e dall’impegno tecnico richiesto per la progressione verso la vetta, peculiari di ognuna. Alcune richiedono un lavoro di preparazione molto lungo, altre meno. Alcune sono più tecniche, ma tutte devono essere affrontate con il dovuto rispetto. Anche la montagna più "facile" può presentarsi o mostrarsi improvvisamente con un volto diverso e rappresentare un rischio. Il Kilimanjaro, che viene considerato facile, ha statisticamente un tasso di insuccessi che si aggira sul 40%, proprio perché viene spesso sottovalutato e affrontato senza la necessaria consapevolezza. Ogni scalata - aggiunge Lobina – va preparata analizzando molto bene le caratteristiche della montagna. Si inizia quindi col lungo lavoro di studio per capire come dovremo allenarci, quale materiale tecnico reperire, quale strategia di salita adottare e alla fine fare un bilancio per capire di quanto denaro dovremo disporre con conseguente ricerca di aiuti e sponsor».

« E' bene precisare – prosegue lo scalatore sardo –, che alle difficoltà oggettive di una salita, date da isolamento geografico più o meno alto e con avvicinamenti molto lunghi, elevazione di quota e quindi scarsità di ossigeno, condizioni atmosferiche avverse, zone con crepacci e soggette a valanghe, si aggiungono quelle dettate dallo "stile" che vogliamo dare alla nostra scalata. Per esempio non usare portatori per i carichi della spedizione e smontare ogni volta il campo per portarlo più in alto senza usufruire di campi già montati in precedenza, aggiungono elementi di difficoltà che a volte arrivano a costare la rinuncia e il fallimento della spedizione».

La spedizioni in preparazione? "Everest, 8848 metri, cima al confine tra Nepal e Tibet. La vetta più alta dell’Asia nonché della Terra. Questo dice già tutto sulla difficoltà e sul costo. Spedizione prevista nella primavera del 2017. Poi la conquista della Vinson Massif, 4897 metri, vetta più alta del continente Antartico».

Il progetto è in dirittura d’arrivo, ma per completarlo Lobina chiede un aiuto sotto forma di donazione, possibile attraverso il sito www.sardegna7summits.it. «Così – conclude Lobina –, tutti i sardi saliranno sulla vetta insieme a me».

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