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«Fabio al Tour avrà una marcia in più» 

di Mario Carta
«Fabio al Tour avrà una marcia in più» 

Beppe Martinelli, ds di Aru, è sicuro: «La maglia tricolore sarà uno stimolo incredibile, e lui in un anno è cresciuto tanto»

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SASSARI. Parlare di Beppe Martinelli nel ciclismo è come parlare di Ancelotti e Trapattoni nel calcio, o di Pianigiani e Gamba nel basket. Buon corridore, è da diesse che “Martino” ha vinto tanto. Tutto. Il Tour con Pantani e Nibali, il Giro d’Italia con Pantani, Garzelli. Simoni, Cunego, Nibali (2 volte) e la Vuelta con Fabio Aru nel 2015. Fabio Aru, da sabato con l’Astana impegnato al Tour de France che parte da Dusseldorf con una crono individuale di 13 km.

Martinelli, in Francia gestirà il nuovo campione italiano.

«Da quando eravamo andati a provare il percorso, due settimane prima, Fabio aveva cominciato a capire che poteva essere adatto alle sue caratteristiche, e quando un campione prepara un appuntamento, quando sta bene e lo mette nel mirino...»

Aru ha sfoggiato una buona condizione fisica, e non solo.

«Al campionato italiano la sua condizione era ottima, e ha fatto una grande corsa mostrando anche una grande maturità. Anche questo fa parte della crescita di un atleta».

La stagione di Fabio comincia adesso.

«Ho voluto ricordargli che quando perdi un appuntamento come quel Giro che aveva preparato a fondo e che nonostante l’infortunio ha sperato in tutti i modi di correre, cercando fino all’ultimo di essere alla partenza dalla sua Sardegna, lo si dice nella vita ma nello sport ancora di più, che non tutto il male vien per nuocere. Bisogna mettere subito o un appuntamento davanti a te e pensare solo a quello. Poi, Fabio la differenza la fa con la testa».

Come sarà il Tour di Aru? Come lo gestirà lei, dall’ammiraglia?

«Voglio che lui pensi a correre giorno per giorno. Ha una squadra molto forte, e anche il co-capitano Fuglsang sta andando forte. E’ abituato a lavorare per la squadra, e non ti toglie il sonno come qualcun altro. Su tutto, vorrei che Fabio arrivasse al Tour sereno come è in questo momento, ragionando giorno per giorno senza farsi condizionare dal fatto di poter perdere 3 o 20 secondi in un giorno, quando può ribaltare tutto il giorno successivo».

L’esperienza dell’anno scorso sarà preziosa. Cosa ha imparato?

«Quel penultimo giorno nel quale è scivolato dal sesto al 13° posto lo ha sicuramente cancellato. Fabio ha avuto la fortuna di andare subito alle olimpiadi e di fare risultato, perché un sesto posto ai Giochi non lo si butta via (Martinelli fu argento a Montreal ‘76 nell’individuale su strada, ndr)). L’anno scorso era sesto, tutti speravamo che potesse fare anche meglio invece ha trovato la giornata-no. Però Fabio ora ha imparato a gestire anche queste situazioni».

I punti di forza e quelli deboli di Aru? Nel finale del campionato italiano ha fatto una... mini-crono alla grande.

«Quest'anno al Tour le crono non incidono, e il primo giorno tenteremo qualcosina: 13 chilometri sono gestibili, e l’euforia del fresco titolo italiano gli può dare l’adrenalina giusta per far bene. Poi, il Tour è la corsa più difficile del mondo, con tutti i migliori ciclisti del mondo. Fabio dovrà vedere cosa fanno gli altri e approfittare delle possibili defaillance dei suoi avversari. Dovrà metterci tanto di suo, e stare attento. Le prime tappe sono sempre le più pericolose, e domenica e lunedì dovrebbe anche piovere. Fabio dovrà stare davanti, ma ha una squadra forte e può farlo».

La maglia tricolore gli darà più responsabilità.

«Soprattutto sarà uno stimolo incredibile, perché per quanto se ne dica quella tricolore è una maglia importante, e quando la mattina ti alzi e la vedi e poi la indossi... Quello del campionato italiano era il sogno di Fabio sin da bambino e si è avverato: al Tour de France gli darà più forza».

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