«Il bimbo in arrivo è una grande gioia ma poter giocare...»
di Giovanni Dessole
Dinamo basket. Stefano Gentile online dalla quarantena «Sognavo un’altra cavalcata come l’anno scorso e la finale»
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SASSARI. Quattro chiacchiere in video call con Stefano Gentile, sul profilo Instagram ufficiale della Dinamo Banco di Sardegna. Un modo per restare in contatto con il mondo biancoblù e raccontare la quarantena dal punto di vista di un giocatore di basket.«Si cerca di fare allenamento, passo il tempo con la mia fidanzata e i cagnolini e sto imparando un po’ di francese tramite una app».
Il 2020 è comunque un anno speciale per lui che ha compiuto 30 anni: «Vincere la Supercoppa è stato un bel modo di entrare nei 30. E poi l’arrivo del bimbo: l’età giusta e il momento giusto. Il campionato? Sarebbe stato molto aperto, tutte se la sarebbero giocate fino alla fine, con la Virtus Bologna e Milano favorite e poi penso noi, Venezia, Brescia e Brindisi con qualche outsider come la Fortitudo Bologna o Trento. Speravo di riuscire a ripetere la cavalcata dell’anno scorso, giocare magari la finale».
«La vittoria più bella? Sicuramente – ha proseguito l’esterno biancoblù sollecitato dai tifosi – quella della Supercoppa ma anche le due vittorie con le formazioni bolognesi non sono state male».
Va fiero di portare il suo cognome e di condividerlo con il padre Nando e il fratello Alessandro, componenti di una famiglia a tutto basket in cui non si può essere mediocri: «I nostri genitori tifano sempre per chi fra me e Ale gioca in casa».
E’ cresciuto in giro per l’Europa assieme al padre ma il posto che più sente “casa” è la casa della nonna materna. Superstizioso il giusto, ama le scarpe da basket e la Formula 1 (“Tifo Ferrari”), è cintura nera in consolle a Mario Kart e sull’esperienza in Sardegna dice che «ormai abbiamo i nostri posti anche io e la mia fidanzata, ci piace andare al mare a Platamona, soprattutto nelle ore e nei giorni in cui ci sono poche persone e possiamo giocare con i cani in spiaggia».
Stefano Gentile si è ispirato a Sean Colson di Caserta mentre fra i giocatori più forti che ha incontrato ci sono Batum (Nba), Thomas Heurtel del Barcellona e Teodosic. Il suo compagno di stanza è capitan Devecchi.
Sugli allenatori: «Uno che mi ha costruito come giocatore è stato Marco Crespi. E poi Pozzecco: dopo tanti infortuni avevo perso la via e invece con lui ho ritrovato me stesso». Il domani del basket? «Il momento è molto difficile, bisogna ripensare e rivedere un po’ tutto, dalla costituzione del campionato alla gestione delle società - chiude Stefano Gentile -. Quando potremo rientrare in campo dipenderà dalla situazione sanitaria. Bisognerà capire quando e come si potrà giocare a porte aperte».
Il 2020 è comunque un anno speciale per lui che ha compiuto 30 anni: «Vincere la Supercoppa è stato un bel modo di entrare nei 30. E poi l’arrivo del bimbo: l’età giusta e il momento giusto. Il campionato? Sarebbe stato molto aperto, tutte se la sarebbero giocate fino alla fine, con la Virtus Bologna e Milano favorite e poi penso noi, Venezia, Brescia e Brindisi con qualche outsider come la Fortitudo Bologna o Trento. Speravo di riuscire a ripetere la cavalcata dell’anno scorso, giocare magari la finale».
«La vittoria più bella? Sicuramente – ha proseguito l’esterno biancoblù sollecitato dai tifosi – quella della Supercoppa ma anche le due vittorie con le formazioni bolognesi non sono state male».
Va fiero di portare il suo cognome e di condividerlo con il padre Nando e il fratello Alessandro, componenti di una famiglia a tutto basket in cui non si può essere mediocri: «I nostri genitori tifano sempre per chi fra me e Ale gioca in casa».
E’ cresciuto in giro per l’Europa assieme al padre ma il posto che più sente “casa” è la casa della nonna materna. Superstizioso il giusto, ama le scarpe da basket e la Formula 1 (“Tifo Ferrari”), è cintura nera in consolle a Mario Kart e sull’esperienza in Sardegna dice che «ormai abbiamo i nostri posti anche io e la mia fidanzata, ci piace andare al mare a Platamona, soprattutto nelle ore e nei giorni in cui ci sono poche persone e possiamo giocare con i cani in spiaggia».
Stefano Gentile si è ispirato a Sean Colson di Caserta mentre fra i giocatori più forti che ha incontrato ci sono Batum (Nba), Thomas Heurtel del Barcellona e Teodosic. Il suo compagno di stanza è capitan Devecchi.
Sugli allenatori: «Uno che mi ha costruito come giocatore è stato Marco Crespi. E poi Pozzecco: dopo tanti infortuni avevo perso la via e invece con lui ho ritrovato me stesso». Il domani del basket? «Il momento è molto difficile, bisogna ripensare e rivedere un po’ tutto, dalla costituzione del campionato alla gestione delle società - chiude Stefano Gentile -. Quando potremo rientrare in campo dipenderà dalla situazione sanitaria. Bisognerà capire quando e come si potrà giocare a porte aperte».