La Dinamo porta la serie A1 a Sorso
di Mario Carta
Va in porto il progetto per trasferire in Romangia il settore del basket in carrozzina, dalla massima serie alle giovanili
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SASSARI. La Dinamo porta la serie A1 di basket a Sorso. Lo fa con una delle sue eccellenze, la divisione basket in carrozzina, sin dal via del prossimo campionato utilizzando il Centro Polivalente, un gioiello sulla strada che conduce al mare in grado di ospitare 300 spettatori. Decentramento? un passo concreto verso una Città metropolitana sportiva? Il club sassarese, da undici anni presenza costante al vertice della serie A, preferisce definirla “condivisione”, perché come recita il motto biancoblù “siamo più di un gioco”, e soprattutto nel gioco con la carrozzina sono contemplate implicazioni che si integrano nel sociale, e non solo.
Il vicepresidente della società sassarese, Gianmario Dettori, si occupa in prima persona del settore wheelchair. «E’ una decisione presa nell'ambito del progetto generale della nostra politica – spiega –, che contempla diffusione e condivisione del nostro mondo e delle nostre attività in tutta l’isola. Non possiamo andare troppo lontano, ma abbiamo pensato di spostare sul territorio quella che fra le nostre eccellenze, anche per questioni logistiche, era la più adatta».
E Sassari non è lontana.
«In tante altre realtà nazionale la situazione non è dissimile, anche nel basket normodato molte società giocano in un comune diverso da dove hanno la sede. Milano va ad Assago e nella carrozzina accade molto spesso, vedi Cantù, Santo Stefano, Giulianova».
A che punto è il progetto?
«È in itinere, deve ancora andare in porto l’omologazione del campo ma siamo sereni. Il centro è attrezzatissimo per la specificità delle problematiche motorie, è organizzato tutto al pian terreno, anche per il pubblico. L’unica cosa è che necessita di alcuni minimi interventi tecnici, a partire dalla sistemazione dei canestri. Ma la Fdederazione italiana pallacanestro in carrozzina ha già effettuato due sopralluoghi e sono andati bene, l’istruttoria procede».
Non solo la serie A1.
«Trasferiamo a Sorso tutta l’attività di DinamoLab, un territorio già fertile. Ci inseriremo in una comunità che da sempre si è dimostrata sensibile alle problematiche della disabilità».
Più di un gioco, dunque.
«Sì, sarà l’occasione per implementare l’attuazione di tutta l’attività che scaturisce dalla nostra politica di inclusione in stretta collaborazione con la nostra Fondazione, che si occupa di tutte le categoria "meno fortunate", tra virgolette, che si vogliono avvicinare non solo all’attività sportiva ma anche a quella sociale. DinamoLab non ha solo la serie A ma anche una squadra giovanile, con 13 atleti diversamente abili che già partecipano al campionato nazionale».
Come siete stati accolti?
«Abbiamo trovato una grande disponibilità da parte della popolazione e dell’amministrazione. Segnali molto positivi».
Ma c’è un problema con il Sorso volley, che lamenta di aver perso ore di palestra, ora destinate a voi.
«Abbiamo fatto richiesta di poter usufruire del Centro polivalente, non entro nelle dinamiche legate all’amministrazione comunale ma mi sento di dire che il volley non può rischiare di sparire perché senza palestra. C'è già un accordo con noi per la distribuzione degli orari che va spero soddisfi tutte le esigenze. La Dinamo per sua cultura non fa occupazione, tutti devono poter svolgere tranquillamente l’attività, dal settore senior al giovanile. Massima disponibilità da parte nostra, anche perché la nostra politica di inclusione nel settore paralimpico può riguardare lo stesso Sorso di pallavolo e altre discipline. Per Sorso vogliamo essere una risorsa, non un peso o un limite».
In A1 di basket in carrozzina c’è anche il Gsd Porto Torres.
«Abbiamo ottimi rapporti, sono una realtà molto valida e solida, con loro abbiamo instaurato una collaborazione da diversi anni, molte iniziative le stiamo pensando e promuovendo insieme. In campo siamo avversari ma l’unione fa la forza, soprattutto quando si vive in un'isola e si hanno le stesse problematiche logistiche, e non solo. In serie A e in Europa, dove loro fanno la Champione e noi l’Eurolega».
Decentrerete anche la nuova squadra femminile di A1?
«No, per questo primo passo fra le tre nostre realtà principali abbiamo puntato su quella che poteva permettercelo, a livello logistico».
La nuova squadra?
«Nuovo coach, il francese Michel Mensch, e nuova formula con un anno senza retrocessioni, per garantire la sostenibilità del torneo nel post-cororonavirus. Sarà l’occasione per rinnovare il gruppo, renderlo più sardo e ringiovanirlo anche negli stranieri, oltre a tirar su qualche ragazzino della nostra giovanile. Ce ne sono di veramente bravi».
Il vicepresidente della società sassarese, Gianmario Dettori, si occupa in prima persona del settore wheelchair. «E’ una decisione presa nell'ambito del progetto generale della nostra politica – spiega –, che contempla diffusione e condivisione del nostro mondo e delle nostre attività in tutta l’isola. Non possiamo andare troppo lontano, ma abbiamo pensato di spostare sul territorio quella che fra le nostre eccellenze, anche per questioni logistiche, era la più adatta».
E Sassari non è lontana.
«In tante altre realtà nazionale la situazione non è dissimile, anche nel basket normodato molte società giocano in un comune diverso da dove hanno la sede. Milano va ad Assago e nella carrozzina accade molto spesso, vedi Cantù, Santo Stefano, Giulianova».
A che punto è il progetto?
«È in itinere, deve ancora andare in porto l’omologazione del campo ma siamo sereni. Il centro è attrezzatissimo per la specificità delle problematiche motorie, è organizzato tutto al pian terreno, anche per il pubblico. L’unica cosa è che necessita di alcuni minimi interventi tecnici, a partire dalla sistemazione dei canestri. Ma la Fdederazione italiana pallacanestro in carrozzina ha già effettuato due sopralluoghi e sono andati bene, l’istruttoria procede».
Non solo la serie A1.
«Trasferiamo a Sorso tutta l’attività di DinamoLab, un territorio già fertile. Ci inseriremo in una comunità che da sempre si è dimostrata sensibile alle problematiche della disabilità».
Più di un gioco, dunque.
«Sì, sarà l’occasione per implementare l’attuazione di tutta l’attività che scaturisce dalla nostra politica di inclusione in stretta collaborazione con la nostra Fondazione, che si occupa di tutte le categoria "meno fortunate", tra virgolette, che si vogliono avvicinare non solo all’attività sportiva ma anche a quella sociale. DinamoLab non ha solo la serie A ma anche una squadra giovanile, con 13 atleti diversamente abili che già partecipano al campionato nazionale».
Come siete stati accolti?
«Abbiamo trovato una grande disponibilità da parte della popolazione e dell’amministrazione. Segnali molto positivi».
Ma c’è un problema con il Sorso volley, che lamenta di aver perso ore di palestra, ora destinate a voi.
«Abbiamo fatto richiesta di poter usufruire del Centro polivalente, non entro nelle dinamiche legate all’amministrazione comunale ma mi sento di dire che il volley non può rischiare di sparire perché senza palestra. C'è già un accordo con noi per la distribuzione degli orari che va spero soddisfi tutte le esigenze. La Dinamo per sua cultura non fa occupazione, tutti devono poter svolgere tranquillamente l’attività, dal settore senior al giovanile. Massima disponibilità da parte nostra, anche perché la nostra politica di inclusione nel settore paralimpico può riguardare lo stesso Sorso di pallavolo e altre discipline. Per Sorso vogliamo essere una risorsa, non un peso o un limite».
In A1 di basket in carrozzina c’è anche il Gsd Porto Torres.
«Abbiamo ottimi rapporti, sono una realtà molto valida e solida, con loro abbiamo instaurato una collaborazione da diversi anni, molte iniziative le stiamo pensando e promuovendo insieme. In campo siamo avversari ma l’unione fa la forza, soprattutto quando si vive in un'isola e si hanno le stesse problematiche logistiche, e non solo. In serie A e in Europa, dove loro fanno la Champione e noi l’Eurolega».
Decentrerete anche la nuova squadra femminile di A1?
«No, per questo primo passo fra le tre nostre realtà principali abbiamo puntato su quella che poteva permettercelo, a livello logistico».
La nuova squadra?
«Nuovo coach, il francese Michel Mensch, e nuova formula con un anno senza retrocessioni, per garantire la sostenibilità del torneo nel post-cororonavirus. Sarà l’occasione per rinnovare il gruppo, renderlo più sardo e ringiovanirlo anche negli stranieri, oltre a tirar su qualche ragazzino della nostra giovanile. Ce ne sono di veramente bravi».