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«Ho detto subito sì perché amo il Cagliari. Giulini crede in me, non se ne pentirà»

Stefano Ambu
Roberto Muzzi (foto Mario Rosas)
Roberto Muzzi (foto Mario Rosas)

Dopo 23 anni il ritorno in Sardegna di Roberto Muzzi

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Cagliari Il destino profetico dei soprannomi: Bum bum Muzzi bussa per la seconda volta alle porte del Cagliari. La prima volta, nel 1994, Tabarez lo fece esordire in rossoblù come esterno destro basso del suo 5-3-2, allora molto in voga. Alla Bellanova. La seconda volta è roba di qualche giorno fa: ventitré anni dopo, con il secondo bum, Muzzi è club manager.

«Un ruolo nuovo – queste le prime parole della seconda avventura in Sardegna – anche per me. Trovarmi al fianco di un uomo d’esperienza come il direttore Capozucca è un’opportunità per crescere e imparare, la sua presenza è stata fondamentale nella scelta. Il presidente Giulini ha creduto in me e io proverò a ricambiare mettendoci passione e impegno. Mi sento un ragazzino con tanta voglia di iniziare».

In realtà sta già iniziando. Anche se la missione è quasi impossibile perché questo calcio è molto diverso dal calcio di un quarto di secolo fa. Ora le cose sono cambiate: il più delle volte i giocatori retrocessi non vogliono retrocedere. Lui, Dario Silva, O’Neill e altri invece erano rimasti. «Sono rimasto dopo la retrocessione del 96/97 perché mi sentivo colpevole. Ho fatto una scelta, ma non siamo tutti uguali. Spero che giocatori come Joao Pedro, Nandez rimangano, si stanno allenando con concentrazione. Non parlo però di mercato, a quello ci pensa Capozucca. Però posso assicurare che i giocatori che prenderemo sapranno che prima di tutto conterà mettere il cuore in campo, dovranno dare tutto per la maglia».

Il suo passato e le sue esperienze al servizio della squadra. «Ho vissuto il dolore di una retrocessione sulla mia pelle. Quando è capitato a noi siamo risaliti l’anno successivo perché siamo rimasti compatti – ha ricordato – Ai giocatori voglio trasmettere l’importanza di valori come l’umiltà, il sacrificio e la dedizione al lavoro. Testa bassa, parlare poco e sudare tanto è il consiglio migliore che posso dare».

Nuova vita a Cagliari. «Il primo a chiamarmi è stato il presidente Giulini – ha raccontato – con lui ci conosciamo e sentiamo da anni: chiedendomi di tornare mi ha regalato una grande gioia, ho accettato senza pensarci perché amo Cagliari. Qui ho cresciuto i miei figli, sono diventato uomo e calciatore. A questa città devo tutto, sento la responsabilità di riportarla dove merita».

I tifosi? «Spetta a noi riconquistare la loro fiducia». Vecchie amicizie per fare bene. «Conosco mister Liverani da compagno di squadra. Io, lui e anche Pisacane abbiamo un carattere focoso. Cercheremo di trasmettere la nostra carica allo spogliatoio, consapevoli che ci aspetta un campionato di Serie B complesso con dieci squadre che vogliono salire».
 

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