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«Che emozione lo stadio pieno, la Torres è nel cuore dei tifosi»

Roberto Muretto
«Che emozione lo stadio pieno, la Torres è nel cuore dei tifosi»

Stefano Udassi va oltre la delusione per il pareggio nel derby con l’Olbia. «La squadra fa progressi, come presidente ho ancora tanto da imparare»

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Sassari Ha seguito il derby seduto a fianco di Ghirelli, numero uno della Lega Pro. Stefano Udassi ha vissuto emozioni forti, che ha dovuto trattenere per motivi istituzionali. Lui è il presidente della Torres, di cui è il primo tifoso. Sta studiando da dirigente e sa che in certe situazioni è necessario contenersi. Si può solo immaginare il suo stato d’animo cambiato in pochi minuti. La gioia per il gol di Scappini, la delusione per la rete di Ragatzu al 95’. Il giorno dopo, smaltita la rabbia per la mancata vittoria, resta la gioia per aver riempito lo stadio. «Il nostro obiettivo era proprio questo – sottolinea –: creare entusiasmo attorno alla squadra della città. Un punto fermo del nostro progetto. Sapere che la gente si è innamorata della Torres, mi sia consentito di dire che ci fa gonfiare il petto. Per il derby abbiamo ricevuto richieste da tutto il territorio, avremmo potuto vendere almeno altri mille biglietti se la capienza dello stadio fosse stata superiore. Per noi questo è motivo d'orgoglio».

Un amore sopito per anni, vissuti pericolosamente. «La nostra sensazione – aggiunge il presidente della Torres – è che i nostri tifosi sono orgogliosi del lavoro che stiamo facendo, sentiamo la stima e questo ci sprona a fare meglio. È stato bello vivere una giornata così. Ti fa dimenticare la delusione per non essere riusciti a vincere una partita che meritavamo di portare a casa. Crediamo di essere sulla buona strada. Per noi questo è solo un punto di partenza».

La Torres cammina piccoli passi. Dodici punti in dieci gare non sono male per chi si è appena affacciato alla serie C. «Otto risultati utili di fila sono bel segnale – l’analisi di Stefano Udassi –. Nel calcio si rischia di cadere nella retorica e nelle frasi fatte, ma è uno sport che dà e toglie. L'importante è avere una identità e soprattutto la giusta mentalità. Credo che la squadra la stia acquisendo. Giochiamo sempre allo stesso modo, sia in casa che fuori. Recriminare non ha senso e non serve. Questo è un campionato difficile, equilibrato, si può vincere o perdere con chiunque». La squadra ha iniziato con due sconfitte, poi ha sempre mosso la classifica. «I ragazzi stanno dimostrando di valere la categoria. Il messaggio che noi cerchiamo di trasmettere ai giocatori è questo: devono pretendere di più come singoli e come gruppo. È lo stesso slogan che la società ha come punto di riferimento per migliorare. Lo stesso approccio lo vogliamo dalla squadra e dallo staff tecnico. Devo dire che lo stanno facendo e i progressi mi pare siano evidenti».

L’Olbia è penultima. Ma a Sassari ha dimostrato di essere viva. «Ho visto una squadra che ha reagito alle difficoltà e non si è mai arresa – dice Udassi – . La partita meritavamo di vincerla noi per quello che abbiamo creato. Il nostro torto è stato quello di non essere riusciti a concretizzare. L’Olbia ha lottato sino all’ultimo secondo. Hanno individualità importanti come Ragatzu, un bel giocatore che purtroppo per noi ha segnato un gol molto bello. Complimenti a lui». La Torres ha diversi giocatori che stanno cresce ndo, ma chi in particolare può essere definito una sorpresa? «Fare nomi non è mai simpatico. Però Ruocco ha avuto una crescita esponenziale, lui si è adattato subito alla nuova categoria. Ha avuto una crescita tecnica, tattica e caratteriale che ci fa felici. Siamo contenti di questo ragazzo che non si è montato la testa. Sa benissimo che ha tanto da imparare. Ha un grande pregio: sa ascoltare, è umile».

La due giorni a Sassari col presidente della Lega Pro è stata l’occasione per parlare dei problemi della serie C e dei progetti futuri. «Ghirelli è molto presente – afferma il presidente della Torres – . Ci avevo parlato telefonicamente e avevo avuto una buona impressione. Ora che l’ho conosciuto di persona, posso dire che è una persona di campo, attento alle esigenze a alle problematiche del campionato. Il suo invito ci è piaciuto molto, ospitarlo insieme al segretario generale della Lega, Paolucci, è stato un piacere. Sono state due belle giornate. Sono andati via entusiasti per la passione che hanno percepito. Ci hanno fatto i complimenti. Questo ci fa piacere e ci responsabilizza. La nostra proprietà vuole trasferire il modello Abinsula nell'azienda calcio. Siamo ambiziosi ma facendo le cose per gradi».

Stefano Udassi continua a studiare da presidente. Lo fa con lo spirito di chi è consapevole che una cosa è fare il calciatore, un’altra il dirigente. «Sono sempre più orgoglioso di ricoprire questo ruolo – ammette con serenità –. A Sassari ho vissuto momenti intensi e molto belli dentro il campo. Spero di viverne altri da dietro la scrivania. La nostra fortuna è che nel club ognuno rispetta il proprio ruolo e lavora con passione. Io tutti i giorni mi impegno per migliorare. Lo ammetto, non mi fermo mai». Udassi parla a ruota libera, si percepisce che fare il presidente della Torres lo fa stare al settimo cielo. E non fa nulla per nasconderlo. «Ho fame di imparare e di ascoltare chi mi può far crescere e dare consigli che poi provo a mettere in pratica – conclude – . Vi garantisco che è una sfida stimolante e totalizzante. Io seguo tutti gli allenamenti, non salto una trasferta, partecipo a tutte le attività senza risparmiarmi. Stanchezza? Per favore, non scherziamo, è un impegno importante che mi dà soddisfazione. Mi sto arricchendo come persona e come uomo».

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