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L'intervista

Omoregbe: «La Torres è una grande occasione qui posso fare il salto di qualità»

di Roberto Muretto
Bob Omoregbe
Bob Omoregbe

Segreti e ambizioni del calciatore italo-nigeriano, l’ultimo rinforzo dei rossoblù

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Sassari Timido davanti a un taccuino, tanto che le parole gli vanno tolte con le pinze. Bob Omoregbe è un'altra persona quando entra in campo. Diventa aggressivo, determinato, nella sua testa c'è un solo pensiero: vincere e fare gol. Il nuovo attaccante della Torres è un ragazzo di 19 anni, nato a Novara da genitori nigeriani, trasferiti nel nostro Paese dove hanno trovato lavoro e messo su famiglia. Il suo cartellino è del Milan che lo ha mandato a Sassari in prestito fino a giugno per farlo maturare.

Come è nata la passione per il calcio?

«Quando avevo sei anni giocavo con altri ragazzi in un campetto vicino a casa. Mi sono iscritto all'Audax Santa Rita, da lì è cominciato tutto. Ho fatto l'attaccante, affascinato dalla gioia che si prova a fare gol».

Quindi sin da piccolo guardava le partite in tv?

«Sempre, non me ne perdevo una. È così che la mia passione è cresciuta. Sognavo e sogno ancora di diventare un grande giocatore, segnare in stadi importanti, vincere qualche trofeo».

Timido sì ma l'ambizione non le manca.

«Mi impegno tantissimo. Sono consapevole di avere delle qualità ma le devo migliorare e metterle in pratica. Tutti mi dicono che devo affinare la tecnica individuale. Io ascolto chi può darmi preziosi consigli e cerco di metterli in pratica».

Al Milan che cosa ha imparato?

«A lavorare duramente. Noi della Primavera facevamo le partitelle con la prima squadra. Ogni volta era un'occasione per mettersi in mostra, la speranza era quella di essere aggregato al gruppo ricevere una convocazione, andare in ritiro.

Mai successo?

«Purtroppo no. I giocatori del Milan, in particolare Tomori, Kalulu, Tonali e Pobega, mi hanno sempre detto che solo impegnandosi al massimo si può arrivare a giocare in serie A. Io ascoltavo, ero quasi in soggezione ma lavorare con loro mi ha fatto capire che lo sport è sacrificio, fatica e io mi sento pronto».

Il suo sogno è?

«Indossare la maglia del Milan, giocare a San Siro».

Considera la Torres solo una parentesi?

«È il presente ed è la maglia per la quale darò tutto da qui alla fine della stagione. Quando mi è stata prospettata la possibilità di giocare in un campionato professionistico ho detto subito sì. Contro la Torres ho giocato con la Primavera del Milan un'amichevole la scorsa estate».

L'impatto con Sassari come è stato?

«Anche se ho visto poco la città mi piace. Qui è tranquillo rispetto a Milano. Ho visto Piazza d'Italia, molto bella, poi vedrò altre cose appena avrò un po' di tempo. Il mare è vicino, quando il tempo lo consentirà voglio andarci, sono curioso di ammirare le bellezze di cui in tanti mi hanno parlato».

Con i compagni come va?

«Conoscevo già Campagna e anche qualche altro. Sono stato accolto bene e ho avuto la conferma che qui c'è l'ambiente giusto per maturare. Sono in una società che ha ambizioni e vuole fare bene. I dirigenti mi hanno messo subito a mio agio e stanno facendo di tutto per farmi sentire come a casa. Ho capito che questa è una città che ha voglia di fare calcio ad alto livello».

Col mister, invece, quale è stato l'impatto?

«E' stato chiarissimo. Mi ha detto che mi ritiene un giocatore importante ma che dipende da me dare il massimo per ritagliarmi degli spazi.Io sono a disposizione e non lo deluderò».

I suoi genitori che cosa le dicono?

Li sento tutti i giorni. Sperano che io faccia una bella carriera da calciatore. Però a loro interessa molto di più che riesca a realizzarmi come uomo. I loro consigli sono di stare molto attento alle persone che mi circondano, di essere cordiale e gentile con tutti. Da loro ho imparato la cultura del lavoro. Per me gli allenamenti sono un piacere non una fatica».

Mercoledì giocherete a Siena, test non facile-

«Io parto dal presupposto che contro chiunque si possono prendere i tre punti. Loro sono forti ma se noi stiamo attenti e concentrati possiamofare bene. La squadra mi piace e sono contento di essere entrato subito in sintonia con i compagni».

Lei è andato vicinissimo al gol gol all'esordio con la maglia rosso blù, se continua così può diventare un beniamino dei tifosi.

«Sono molto caldi, ho apprezzato gli applausi fatti alla squadra dopo il pari con la Lucchese. I supporter mi hanno accolto bene, incitato. Questo è uno stimolo in più per dare un contributo importante. Magari già dalla partita di Siena».

Oltre al calcio ch segue anche altri sport?

«Mi piace guardare il basket. Ho saputo che a Sassari c'è una squadra in serie A. Qualche volta, se sarà possibile, vorrei andare a vedere una partita».

Il suo idolo chi è?

«Non ne ho uno in particolare, posso dire di avere dei riferimenti. Per esempio Dembelè e Sterling, giocatori veloci che saltano l'uomo. Io sono rapido nelle giocate e mi piace badare al sodo».


 

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