Tennis in crescita e boom del padel: il re Mida Angelo Binaghi vince la sua partita
Il presidente federale e l’exploit italiano invidiato e studiato in tutto il mondo. Il cagliaritano: «Davanti a noi c’è solo il calcio e vogliamo crescere ancora»
Roma In questo momento è il presidente federale più felice. Angelo Binaghi, cagliaritano, 63 anni (ieri era a Londra per seguire la semifinale di Sinner nel torneo di Wimbledon), da oltre un ventennio alla guida del Fitp, può snocciolare numeri da capogiro. Il tennis italiano gode ottima salute e insieme al padel sta moltiplicando il numero dei tesserati. Un fenomeno che ha incuriosito il mondo, tanto da ricevere richieste di incontri dalle altre federazioni – europee e non –, che vogliono capire come sia stato possibile realizzare un exploit di queste proporzioni.
Presidente, il tennis italiano se la passa proprio bene.
«Credo che ormai sia una notizia di dominio pubblico. Ci vogliono studiare, chiedono di incontrarci per capire come è stato realizzato quello che definiscono il piccolo miracolo italiano».
Gli Internazionali d'Italia hanno avuto un grande successo.
«E tra l'altro in un anno particolare. Il primo in cui il torneo è stato promosso nella categoria superiore e si è disputato in due settimane. Questo ha messo a dura prova la nostra organizzazione, l’impegno è stato grande ma abbiamo vinto la scommessa. L'Atp era contenta e il pubblico ha risposto alla grande: abbiamo sfiorato le 300 mila presenze e incassato 22 milioni e mezzo, sei in più dell’anno prima. Sono certo che l'anno prossimo batteremo anche questo record».
Roma potrà diventare torneo del Grand slam?
«Vent’anni fa abbiamo ereditato un torneo praticamente fallito. È stato molto più difficile raggiungere i risultati ottenuti, piuttosto che ipotizzare possa entrare nel circuito del Grand slam. Ci vorranno almeno altri dieci anni per farcela. Ma ci fosse una sola possibilità, Roma è in pole position».
il padel è lo sport del momento?
«Lo è da due-tre anni. Non è una moda, è uno sport radicato nel territorio, diffuso in tutte le regioni con un milione e 200 mila praticanti, secondo i dati forniti dall’Osservatorio dello sport in Italia. Quindi non è un fenomeno passeggero».
Presidente, che cosa è il pickleball, disciplina già molto popolare negli Stati Uniti?
«Una via di mezzo tra tennis e padel. O meglio un tennis in miniatura che stiamo per lanciare. Ci aiuterà a entrare nelle scuole dell’obbligo. Si gioca con racchette piccole e una palla di plastica bucata».
Ma chi è che gioca a padel?
«Le fasce di popolazione che non giocavano a tennis. Per esempio molti ex calciatori e pallavolisti, tantissime donne e anche chi fino a poco tempo fa non aveva mai fatto sport. Facile da imparare e ci si diverte immediatamente».
Quindi non c'è chi ha lasciato il tennis per il padel?
«Non c'è stato travaso. Il tennis cresce del 2-3 per cento l’anno, il padel del 30 per cento. Quest'anno supereremo i 600 mila tesserati. Quando sono diventato presidente erano 120 mila. Chi dice che il tennis rischia di essere fagocitato dal padel sbaglia, anche perchè in Italia siamo una federazione unica. E le strutture nuove sono nate su campi calcio a cinque e calcio, e non su campi da tennis riattati».
I media internazionali vi concedono grandi spazi.
«In tutto il mondo hanno scoperto il nostro fenomeno che vogliono studiare. Ci hanno chiesto incontri per capire ma qualche segreto ce lo teniamo perchè raccontare proprio tutto non è il caso».
Tennis maschile alla grande, ma c’è stata una flessione nel femminile.
«Nel femminile c’è stato un ritorno alla normalità. Non giocano più Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani che hanno fatto cose irripetibili. Abbiamo delle ragazze che fanno buoni risultati, giovani e interessanti. Nel maschile le prospettive sono importanti perchè abbiamo tanti giocatori di spessore».
A Olbia si giocherà un challenge 125, la Sardegna fa passi avanti?
«Sono rimasto sorpreso quando è stato inserito nel calendario, mi fa piacere che un torneo così si svolga nella mia regione, spero possa avere continuità nel tempo».
Il 175 che si svolge a Cagliari avrà la continuità che lei auspica?
«Ne sono certo. È gestito da noi, quindi finchè il Tc Cagliari e gli enti locali lo supporteranno resta a Cagliari. E lo miglioreremo di anno in anno, questo è sicuro».
Coppa Davis, ci sono i presupposti per vincere?
«Direi di sì. Lo scorso anno siamo arrivati terzi senza Berrettini e Sinner, oltre a Bolelli. Diciamo che in un quadriennio dovremmo riuscire a riportare il trofeo in Italia».
Lei è un dirigente che vive di obiettivi, qual è il prossimo?
«Sono due: vedere realizzate le potenzialità che ci rendono famosi nel mondo, cioè i nostri giovani. Parlo di Sinner, Berrettini, Sonego, Musetti che non hanno ancora vinto niente. Ora è il momento di materializzare le prospettive. L’altro obiettivo nel medio-lungo termine, se ci sarò ancora, è diventare la federazione con più tesserati. Davanti a noi c’è solo il calcio, vediamo si riusciremo a crescere ancora in futuro».
A proposito di Sinner, con Djokovic non c’è stato niente da fare.
«Ha perso col giocatore più forte di tutti i tempi che quest’anno ha vinto due tornei dello Slam ed è in finale nel terzo. Tra i due ci sono tredici anni di differenza. Sinner continua a migliorare e i punti raccolti a Wimbledon gli consentono di qualificarsi alle Atp di Torino, che si giocheranno su una superficie dura, quella che Jannick preferisce».
Il master di Torino è un’altra grande conquista.
«Si giocheranno in Italia per cinque anni e finora hanno avuto un successo straordinario. Siamo al lavoro per tenerli in Italia per ulteriori cinque anni. Stiamo parlando del torneo indoor migliore al mondo. In campo ci sarà un italiano e questo sarà un’attrazione ulteriore per gli appassionati».
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