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L’intervista

Andrea Cassarà: «La scherma sarda può partire potenziando le periferie»

di Fabio Fresu

	<strong>Andrea Cassar&agrave; </strong>(a destra) con il presidente del Circolo Schermistico Sassarese, <strong>Marco Mignano</strong>
Andrea Cassarà (a destra) con il presidente del Circolo Schermistico Sassarese, Marco Mignano

Il campione olimpico al centro del progetto giovani del Circolo schermistico Sassarese

23 settembre 2024
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Sassari È stata una stupenda full immersion con un insegnante d’eccezione come Andrea Cassarà quella affrontata da giovani del Circolo schermistico sassarese, che nel corso di un intenso fine settimana hanno scoperto tanti segreti del fioretto nello stage svolto dal plurimedagliato e il suo staff, ospitato a Sassari nel Palascherma di via Togliatti.

«Un progetto di collaborazione che nasce da una proposta del Circolo schermistico – sottolinea Andrea Cassarà – alla quale abbiamo aderito con entusiasmo condividendo gli stessi obiettivi e che svolgo con colleghi di altissimo profilo come Eugenio Migliore, Simone Biondi e Alberto Deirossi. Saremo qui una volta al mese per stage di 3-4 giorni, per dare la possibilità a questi ragazzi di crescere e imparare cose nuove. Le prime impressioni sono ottime, si respira grande entusiasmo, un terreno molto fertile per mettere le basi per le nuove generazioni di schermidori».

Le prime impressioni?

«Nei primi appuntamenti bisogna conoscersi, solo dopo capiremo quali potranno essere. Ad ora c’è tantissima energia positiva e grande voglia di fare, a me va già bene così».

Julio Velasco, tecnico della nazionale femminile di pallavolo, ha detto che per essere un buon allenatore bisogna riuscire a uccidere l’atleta che è in noi.

«Condivido, non si può continuare a pensare da atleta. Ormai quella mia carriera è alle spalle, sono contento di quello che ho fatto, ma ora ce n’è una nuova da allenatore dove devo ancora dimostrare tutto. Le energie da atleta erano terminate, quelle da allenatore sono ancora belle cariche e piene».

La scherma ottiene sempre risultati eccellenti a livello internazionale ma non riesce a fare grandi numeri.

«È un periodo storico nel quale c’è tanta scelta sportiva per i ragazzi, prima bisogna far capire loro che tutto lo sport è importante, poi noi dobbiamo essere bravi a ritagliarci la nostra parte. Non siamo uno sport di massa e forse non lo saremo mai, ma lavorando bene possiamo raccogliere più soddisfazioni anche sui numeri. Il problema è fare conoscere la scherma, portarli in sala, perchè quando provano poi rimangono. Spero che le nuove generazioni di allenatori siano più brave, non solo dal punto di vista tecnico ma anche nella promozione».

Conosce la Sardegna della scherma?

«Conosco la situazione. I numeri non sono ampi, logico che per una questione logistica, con le gare che si svolgono quasi tutte in continente, diventa problematico, ma bisogna potenziare le periferie, dove molto spesso in realtà nascono i futuri campioni».

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