Il fisioterapista sassarese Marco Madau dietro i successi del Trapani Shark
A 27 anni guida lo staff che riabilita i giocatori della matricola della Lega A di basket
Trapani Giovane, ma nelle sue mani passano le enormi ambizioni di una società sportiva che ha dichiaratamente fretta di arrivare ai vertici. Marco Madau, 27 anni, è il responsabile della fisioterapia del Trapani Shark, neopromossa nella Lega A di basket. È laureato in fisioterapia in Spagna, a Murcia, una delle facoltà più prestigiose del settore in Europa, con specializzazione in fisioterapia sportiva a Valencia.
Com’è nata la passione?
«Lo sport mi è sempre piaciuto. Mio nonno mi portava alle partite della Torres. Domeniche indimenticabili nella squadra allenata da Cuccureddu e trascinata dal bomber Evacuo. Da ragazzo, oltre al tennis, ho giocato a calcio nella San Paolo, sui campi del quartiere Carbonazzi dove vivevano tutti i nonni. A causa di una lesione al quadricipite femorale, per curarmi mi sono rivolto a Simone Unali, fisioterapista della Dinamo. In quei giorni ho deciso che quella sarebbe diventata la mia vita».
Come mai la scelta di andare a studiare in Spagna?
«Mi piacciono le sfide. Mi hanno parlato bene di quella università e sono partito. Non me ne sono pentito. Ho studiato seriamente, mi sono laureato e ho fatto dei master. Per problemi burocratici, nel 2022 sono dovuto tornare in Sardegna e ho lavorato nello studio di Ugo d'Alessandro. Esperienza fondamentale».
Poi la chiamata a Trapani.
«Simone Unali due anni fa mi ha avvertito che a Trapani cercavano un fisioterapista per il settore basket. Penso gli avesse parlato bene di me, perché mi sono proposto e mi hanno preso. Mi sono trasferito in Sicilia, dove lavoro sodo, in una realtà straordinaria e organizzata: il Trapani Shark. L'anno scorso la cavalcata vincente in A2. Questa stagione all’esordio in A la sfortunata sconfitta casalinga per un solo punto con Bologna, sabato la bella vittoria a Treviso. Una stagione che promette bene».
Il miracolo Trapani Shark?
«Entusiasmo, giocatori e programmazione. E moltissimo lo si deve al presidente Valerio Antonini. Un grande imprenditore che investe anche nello sport. È infatti alla guida anche della squadra di calcio di Serie C e ha rinnovato il palazzetto dello sport: il PalaShark, appunto».
Quali le differenze ambientali tra calcio e basket?
«Nel calcio forse c'è maggiore esasperazione. Nel basket mi sembra ci sia più cultura, senza offesa per nessuno».
Quali sono le patologie più frequenti dei cestisti?
«Ci sono molte distorsioni alle caviglie e tendiniti. In genere tutte patologie che derivano da cambi di velocità tipiche del basket e dalle sollecitazioni del salto. Faccio il possibile per consentire ai giocatori di arrivare nelle migliori condizioni alle gare e farli recuperare bene in caso di infortuni».
Come si è ambientato?
«In Sicilia mi hanno accolto tutti bene e rispettano il mio lavoro, senza guardare minimamente all'età. Con la Sardegna ho trovato un fattore comune: educazione ed ospitalità. Forse i siciliani sono più aperti caratterialmente rispetto ai sardi, ma quando ci apriamo doniamo il cuore».
Vorrebbe tornare?
«Sono sardo e sassarese. Come la mia fidanzata Alessia. A volte è normale che un po' di nostalgia mi assalga. Ma qui mi trovo benissimo. Per ora quindi rimango in Sicilia. Poi si vedrà. A Sassari comunque tornerò da "avversario" a marzo, quando la Dinamo sfiderà il Trapani Shark. Sarà emozionante, ma anche una grande soddisfazione».