Il sogno di Wimbledon: la passione e la sfida di un giovane tennista
Il libro di Luigi Soriga: la storia di un bambino che vuole essere Sinner
Sassari «Devi sapere che il tennis è lo sport più bello del mondo. Ma anche il più crudele e solitario. Forse solo gli scacchi sanno essere così spietati. Non c’è chi può aiutarti quando sei lì, né un compagno di squadra, né l’allenatore. Sei tu contro il tuo avversario. E molto spesso, sei tu contro te stesso». Il maestro immaginario parla in maniera schietta al suo piccolo allievo, che con la racchetta in mano è in grado di sognare ma che imparerà molto presto come il verdetto del campo possa essere spietato. Tutto, anche le sconfitte più brucianti, diventeranno un bagaglio d’esperienza impagabile. Luigi Soriga, giornalista della Nuova Sardegna e padre di un piccolo tennista, ha provato a raccontare la vertiginosa altalena di emozioni legate al tennis in un libro adatto ai ragazzi dai 6 ai 14 anni, ma che si rivolge anche ai genitori. “Vincerò Wimbledon: Un bambino e il suo sogno: diventare un campione di tennis” (168 pagine, in vendita su Amazon) è un romanzo illustrato emozionante e divertente, che per l’autore è stato anche una terapia.
«Avevo la necessità di mettere a fuoco ciò che un genitore prova nel vedere il proprio figlio in campo con la racchetta in mano – racconta l’autore –. Mi sono reso conto che un padre o una madre soffrono non per la sconfitta di un figlio o una figlia, ma perché sanno che quella sconfitta farà soffrire come un cane il proprio pargolo. I tornei giovanili sono pieni di tragedie greche, di situazioni devastanti per i genitori e i bambini e questo è frutto delle emozioni che solo gli sport individuali danno».
Come ha inquadrato la storia? «Io ho provato a raccontare queste emozioni attraverso gli occhi di mio figlio – spiega Luigi Soriga –. Io di mestiere faccio il giornalista ma mi rendo conto che da quando mio figlio ha iniziato a giocare a tennis sono diventato, oltre che un tassista, anche mental coach, consolatore, psicologo... Solo il tennis e le discipline che prevedono i combattimenti individuali sono così crudeli. Ma il bello è che chiunque le abbia praticate a livello agonistico racconta che quel tipo di esperienze ti allargano le spalle e ti permettono in un’età cruciale per la crescita di costruirti una corazza che ti difenderà per tutta la vita».
Il libro va a sviscerare, in maniera leggera e spesso ironica, tutte queste situazioni. «La vita del piccolo protagonista scorre parallelamente a quella di Sinner, il suo idolo, con bellissime vittorie, sconfitte cocenti e il maestro che diventa un punto di riferimento, quasi un secondo padre. Mio figlio si è riconosciuto molto nella storia e si è anche emozionato. E a proposito di genitori, dico che questo sport è uno dei collanti più straordinari tra un papà è un figlio: c’è competizione, si crea complicità, si passa tanto tempo insieme, lo si tiene lontano dal tablet, e poi è bellissimo quando lui cresce e migliora e quella linea che traccia il divario tra un adulto e un bambino pian piano si assottiglia e si azzera. E tu non vedi l’ora che sia tuo figlio a giocare col freno a mano tirato per non prenderti a pallate». (a.si.)